«Elon Musk si impegni a garantire il rispetto dei diritti umani su Twitter» lo scrive l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, al “trumpiano” Elon Musk, nuovo proprietario di Twitter che, appena insediatosi ha licenziato l’intero team per i diritti umani di Twitter. Una iniziativa mai fatta in passato dall’Alto commissariato, neanche quando Twitter, nel gennaio 2021, sospendeva l’account di Donald Trump (appena votato da 74 milioni di americani) o quando chiudeva account considerati “filo-russi” e promuoveva tweet filo-Ucraina, o quando, verosimilmente, “smorzava” il traffico dei tweet contro Erdogan, o quando permetteva che si usassero i “diritti umani” come una clava per, unicamente, fomentare “rivoluzioni colorate” e “regime change”…
Rivoluzioni colorate e regime change favoriti proprio dalla mastodontica burocrazia dei diritti umani delle Nazioni Unite (Consiglio Diritti Umani, Comitato consultivo del Consiglio, Comitato sui diritti economici, sociali e culturali; Comitato diritti umani (diritti civili e politici); Comitato contro la tortura; contro la discriminazione razziale; per l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne; sui diritti dell’infanzia; sui diritti dei lavoratori migranti; sui diritti delle persone con disabilità; sulle sparizioni forzate… più “diversi gruppi di lavoro (composti da Stati, ONG ed esperti indipendenti) al fine di razionalizzare e migliorare i propri meccanismi di funzionamento interni”. che, quasi sempre, prende come oro colato davvero incredibili fake news. Ad esempio quelle contro il Venezuela, basate su rapporti di anonimi “team di esperti” senza uno straccio di riscontro, o come quelle altrettanto inaffidabili sulla Siria. Ancora peggio per i rapporti delle Nazioni Unite inerenti la Libia dove si è arrivati a prendere per buone fake news già smentite da organi di stampa main stream come le fosse comuni di Gheddafi o il viagra distribuito ai soldati libici per renderli più feroci. Tutti rapporti basati su “documentazioni” delle quali non si cita mai la fonte tradottisi in sanzioni o guerre che hanno provocato migliaia di morti.
Altrettanto inattendibili – sia detto en passant – i rapporti di altre agenzie delle Nazioni unite. Uno dei casi più famosi, certamente è la sbracata “indagine” condotta dall’OPCW, l’agenzia dell’ONU per il controllo sulle armi chimiche e biologiche, basata su evanescenti “prove” e che servì per rendere ancora più stringenti le sanzioni contro questo martoriato paese.
Nonostante ciò, “Intervenga l’ONU!” è, ancora oggi, la richiesta di tanti onesti ma ingenui attivisti.
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