di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico
Mentre gli occhi del mondo sono puntati sul teatro mediorientale dove si attende la rappresaglia dell'Asse della Resistenza sciita contro Israele a causa degli assassini mirati avvenuti a Teheran ai danni del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh e a Beirut, ai danni di Ali Nazih Abed Ali, Consigliere Militare di Nasrallah, il leader di Hezbollah, in Ucraina avviene una pericolosissima escalation che avvicina la guerra diretta tra l'Alleanza Atlantica e la Federazione Russa.
Mi riferisco all'arrivo sui cieli ucraini dei super propagandati F-16 olandesi, danesi e americani “donati” a Kiev. Già quando si annunciò – oltre un anno fa – l'invio di questi velivoli in ucraina scrissi che si trattava di una pericolosissima escalation perchè questi jet sono omologati per il trasporto e l'uso di armi nucleari tattiche aviolanciate, segnatamente quelle della famiglia B-61. Come è facilmente intuibile, data la caratteristica “nucleare” del velivolo, il suo arrivo sui cieli ucraini è già ontologicamente una escalation, per il semplice fatto che i russi al loro apparire sugli schermi dei radar non possono sapere con cosa sono armati né quale sia la loro missione. Nessuno potrebbe dunque escludere che stia per avvenire un bombardamento di tipo nucleare, magari sul suolo russo internazionalmente riconosciuto. Chiunque può capire l'estrema pericolosità di un fatto del genere, e su come ciò comporterà certamente un aumento dei mezzi di deterrenza usati dai russi.
Il problema è che probabilmente lo sbocco dell'utilizzo di questi jet sul teatro ucraino porta ad un livello di ambiguità ancora più alta di quella dovuta all'ipotesi che potenzialmente possono essere armati con armi nucleari. Anzi non mi sembra sbagliato sostenere che l'intento ultimo della Nato con l'invio degli F-16 sia quello di generare una cortina fumogena che credo possa essere giusto definire di “ambiguità strategica”. Andiamo però con ordine.
A cosa servono gli F-16 in Ucraina?
Secondo gli esperti di guerra aerea, il compito di questi aerei, molto probabilmente sarà quello di abbattere missili da crociera e droni russi in missione d'attacco. Ma forse ancora di più quella di tenere il più lontano possibile dal fronte i bombardieri russi così da impedire il lancio delle micidiali bombe plananti che stanno demolendo le difese e il morale delle truppe ucraine e che vengono lanciate a circa 40 km di raggio dal bersaglio individuato. Per ottenere questi risultati gli F-16 ucraini hanno ricevuto missili aria-aria AIM-120 AMRAAM e AIM-9 Sidewinder nonché serbatoi di carburante esterni per aumentare la durata della missione. Molto importante anche il fatto che gli F-16 saranno usati anche in sinergia con due aerei SAAB ASCC di produzione svedese per funzioni di controllo e di allerta che aumenteranno così le capacità degli F-16 di vedere “oltre l'orizzonte” aumentando così la loro capacità di operare efficacemente.
In quale aeroporto stazioneranno gli F-16?
Comprendere in quale aeroporto stazioneranno, verranno riforniti, armati e manutenti gli F-16 è l'altro elemento chiave dell'ambiguità strategica dopo quella del possibile armamento nucleare che può caricare. Jet complessi come questi hanno necessità di piste particolarmente attrezzate e con determinate caratteristiche; secondo i tecnici tra i pochi campi di volo ucraini che possono soddisfare alle necessità vi è quello di Starokonstantinovo che si trova peraltro vicino al confine polacco e che dunque potrebbe anche essere protetto dall'ombrello dei Patriot della Nato dislocati in Polonia. E' chiaro però che la scelta ucraina comporta comunque il fatto scontato che i russi bombarderanno quell'aeroporto con ogni tipo di ordigno a loro disposizione (escluse le armi nucleari si spera) a partire dai missili ipersonici Khinzal.
La scelta folle degli aeroporti NATO
Proprio per ovviare al rischio di bombardamenti asfissianti sull'aeroporto ucraino prescelto si sta facendo sempre più largo l'ipotesi di utilizzare aeroporti su suolo rumeno. Va innanzitutto detto che secondo i russi, i “voli propagandistici” degli F-16 tenutisi in questi giorni su Odessa e altre città ucraine sono avvenuti proprio utilizzando aeroporti rumeni e moldavi. L'idea che sta balenando sempre di più nei vertici della Nato sarebbe la seguente: far stazionare i jet negli aeroporti rumeni, spostarli in aeroporti moldavi per rifornimento e armamento e da qui farli entrare in ucraina, dove faranno una finta sosta di pochi minuti se non secondi e da qui partire in missione di guerra. Come si può capire, una simile mossa sarebbe l'apoteosi dell'ambiguità strategica tendente a dissimulare l'utilizzo di aeroporti in territorio Nato e quindi l'entrata in guerra della Alleanza Atlantica contro la Russia.
Ambiguità su Ambiguità: chi pilota i Jet e chi fa la manutenzione?
Vanno oltretutto aggiunte due ulteriori ambiguità di fondo: gli F-16 sono aerei di estrema complessità quasi impossibili da pilotare con pochi mesi di addestramento soprattutto in missioni di guerra. Lo stesso discorso può essere fatto per i manutentori del mezzo: ben difficilmente bastano pochi mesi di addestramento ed un paio di manuali per essere in grado di manutenere un simile mezzo aereo, soprattutto in considerazione del fatto che i tecnici ucraini sono formati su mezzi totalmente diversi di produzione sovietica/russa. Infatti il deputato ucraino Savchuk ha già dichiarato che piloti e tecnici stranieri saranno invitati a lavorare sugli F-16 come mercenari. In sostanza anche i tecnici dunque saranno provenienti da paesi Nato sebbene certamente saranno messi in “aspettativa” preventivamente.
I russi si interrogano
Alla luce di tutto questo, a buon diritto, i russi si stanno interrogando se non stia arrivando l'ora delle scelte definitive: se un aereo solo formalmente donato dalla Nato, pilotato e manutento da personale Nato solo formalmente in aspettativa, armato e rifornito fuori dall'Ucraina, e manutento in un aeroporto Nato, sarà giusto considerare il loro utilizzo come un attacco della Nato. O se, per quieto vivere, bisognerà far finta di credere al finto atterraggio di pochi secondi fatto dall'F-16 nell'aeroporto ucraino? Queste sono le domande che per esempio si fa Elena Panina, direttore dell'Istituto per le Strategie Politiche ed Economiche Internazionali (RUSSTRAT) di Mosca e che conclude domandandosi in un articolo se «non è ora di "saltare oltre le bandiere rosse" fissate dal nemico?» e dunque bombardare gli aeroporti da dove partono i jet anche se in territorio Nato: questo con la finalità di non dover prendere decisioni ancora più difficili e dolorose in futuro.
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