I 5 punti della Sicurezza Economica degli USA

08 Dicembre 2025 06:00 Giuseppe Masala

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

Nella prima parte di questo articolo abbiamo analizzato sotto l'aspetto geografico e strategico il documento di Strategia di Sicurezza Nazionale statunitense elaborato dall'Amministrazione Trump che sancisce di fatto, la declassazione dell'Europa ad area del mondo a bassa priorità per gli USA e il contemporaneo ritorno di fiamma degli USA per il continente americano nel suo complesso dopo decenni di abbandono. Un ritorno di fiamma per il continente americano (definito da Washington pudicamente “emisfero occidentale”) che comporta un aggiornamento della Dottrina Monroe definito nel documento stesso come “Corollario Trump” che in soldoni significa: pieno dominio statunitense sullo spazio occidentale che va dalla Groenlandia fino alla Terra del Fuoco.


LEGGI: Nuova Strategia di Sicurezza Nazionale USA: Goodbye Europe!


Al di là dell'aspetto meramente geografico di questo documento (che comunque avrà enormi ripercussioni sull'Europa e dunque sulle nostre vite) colpisce anche la presenza di una elaborazione molto importante relativa all'ambito economico che in maniera emblematica è stata definita nel documento stesso di “Sicurezza Economica”.

La Sicurezza Economica degli USA

In più di una circostanza in questi lunghi anni di guerra, dalle pagine dell'AntiDiplomatico ho scritto che il problema degli USA era sostanzialmente di natura economica. Per comprendere bisogna focalizzarsi sulla posizione finanziaria netta, quella grandezza dei Conti Nazionali che gli economisti chiamano NIIP (Net International Investment Position) e che, nel caso americano, attesta innegabilmente come Washington sia completamente dipendente dai capitali esteri. In altri termini basterebbe che gli investitori esteri, che accorrono a investire in quella enorme macchina di creazione di dollari sintetici che è Wall Street, decidano di spostare i loro capitali in altre parti del mondo per generare un cataclisma nel sistema finanziario americano con ulteriori gravi ripercussioni sul Dollaro. Chiaramente un grave problema di sicurezza nazionale che non è sfuggito a chi ha redatto il documento.

Una precisazione ulteriore. La posizione debitoria del NIIP nel caso degli USA è teoricamente giustificata perchè Washington ha il “dovere” di inondare il mondo dei dollari necessari al commercio internazionale visto che la divisa statunitense è quella standard relativa a questo tipo di transazioni. Il problema però sta nella quantità. A partire dal 2008, dopo la crisi di Wall Street innescata dai mutui subprime lo sbilancio dei conti con l'estero USA è andato letteralmente fuori controllo, fino ad arrivare, al giorno d'oggi, alla cifra siderale e virtualmente impagabile di 26100 miliardi di dollari. Solo per fare un esempio, quando l'Italia fu commissariata con il governo Monti, il nostro NIIP era negativo per appena 300 miliardi di euro. Lascio al lettore l'onere di fare le debite proporzioni. Qual è il modo elaborato dall'Amministrazione Trump per uscire da questa difficile situazione?

Il metodo elaborato è ben spiegato nel documento che delinea la strategia di sicurezza nazionale appena rilasciato dalla Casa Bianca.


Primo punto. Commercio Equilibrato
. Gli Stati Uniti correttamente punteranno sul riequilibrio del commercio internazionale e dunque della loro bilancia commerciale essendo ben coscienti che un accumulo di deficit commerciali inevitabilmente significa portare in deficit il Saldo delle Partite Correnti e in definitiva il NIIP (che contabilmente non è altro che il dato cumulato del saldo delle partite correnti nel corso degli anni). Per arrivare a questo gli USA pretenderanno dai propri interlocutori parità di trattamento e dunque l'eliminazione di qualunque barriera protezionistica anche di tipo funzionale (per esempio misurare le zucchine affinché siano “a norma” come fa la UE per evitare la concorrenza dei prodotti agricoli provenienti da paesi extra comunitari). Gli USA comunque in relazione a questo punto chiariscono che la «priorità sono e saranno i nostri lavoratori, le nostre industrie e la nostra sicurezza nazionale». Dire che a globalizzazione impostata nei ruggenti anni 90 sta lentamente spegnendosi a causa dell'azione USA non pare un azzardo...

Secondo punto. Garantire l'accesso alle catene di approvvigionamento e ai materiali critici. L'Amministrazione Trump rivendica l'accesso indipendente e affidabile ai beni di cui gli USA hanno bisogno, ciò richiederà un'espansione dell'accesso americano a minerali e materiali essenziali a partire dalle “Terre Rare” attualmente monopolio cinese. Inoltre è scritto sempre nel documento strategico che «la Comunità dell'Intelligence monitorerà le principali catene di approvvigionamento e i progressi tecnologici in tutto il mondo per garantire la comprensione e la mitigazione delle vulnerabilità e delle minacce alla sicurezza e alla prosperità americana».

Terzo punto. Reindustrializzazione. Il documento strategico sancisce l'obbiettivo statunitense di reindustrializzare il paese riportando dunque a casa la produzione industriale; negli intendimenti ciò sarà fatto concentrandosi sulle tecnologie critiche e nei settori emergenti che definiranno il futuro. E tutto ciò sarà realizzato anche attraverso l'uso strategico di dazi. «Il futuro appartiene ai creatori» è scritto nel documento. Uno slogan che – volendo - può essere tradotto con “l'epoca della terziarizzazione e della finanziarizzazione” partita negli anni novanta sta per concludersi.

Quarto punto. Rilanciare la base industriale di difesa. Questo punto è contemporaneamente una necessità di natura strettamente militare ma anche fortemente correlata alla sicurezza economica. L'enorme costo dei sistemi d'arma americani si sta dimostrando oltre che un handicap di natura militare anche una vera e propria palla al piede nell'agone del mercato degli armamenti dove le aziende USA, sempre più, devono competere con aziende di paesi che producono armi a bassissimo costo come l'Iran, la Russia e soprattutto la Cina. Ecco cosa si legge nel documento a questo proposito: «L'America non può esistere senza una base industriale di difesa forte e capace. L'enorme divario, dimostrato nei recenti conflitti, tra droni e missili a basso costo e i costosi sistemi necessari per difendersi da essi ha messo a nudo la nostra necessità di cambiare e adattarci. L'America ha bisogno di una mobilitazione nazionale per innovare difese potenti a basso costo, per produrre su larga scala i sistemi e le munizioni più capaci e moderni e rilanciare le nostre catene di approvvigionamento industriali per la difesa. In particolare, dobbiamo fornire ai nostri combattenti l'intera gamma di capacità, dalle armi a basso costo in grado di sconfiggere la maggior parte degli avversari fino ai sistemi di fascia alta più potenti, necessari per un conflitto con un nemico sofisticato».

Quinto punto. Dominio Energetico. Priorità strategica della Casa Bianca è quella di ripristinale anche il dominio energetico americano (petrolio, gas, carbone e nucleare) e riportare in patria i componenti energetici chiave necessari per avere in definitiva energia economica e abbondante per creare posti di lavoro ben retribuiti, ridurre i costi per i consumatori e le aziende americane, alimentare la reindustrializzazione e contribuire a mantenere il vantaggio (a patto che esista ancora) nelle tecnologie all'avanguardia come l'intelligenza artificiale. Inoltre si legge: «L'espansione delle nostre esportazioni nette di energia approfondirà anche i rapporti con gli alleati, riducendo al contempo l'influenza degli avversari, proteggendo la nostra capacità di difendere le nostre coste e, quando e dove necessario, consentendoci di proiettare il nostro potere. Rifiutiamo le disastrose ideologie del "cambiamento climatico" e del "Net Zero" che hanno così gravemente danneggiato l'Europa, minacciano gli Stati Uniti e sovvenzionano i nostri avversari».

Quinto e ultimo punto. Preservare e far crescere il predominio del settore finanziario americano. A tale proposito questa è l'argomentazione dell'Amministrazione Trump: «I mercati, pilastri dell'influenza americana, offrono ai decisori politici un'influenza significativa e strumenti per promuovere le priorità di sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Tuttavia, la nostra posizione di leadership non può essere data per scontata. Preservare e accrescere il nostro predominio implica sfruttare il nostro dinamico sistema di libero mercato e la nostra leadership nella finanza digitale e nell'innovazione per garantire che i nostri mercati continuino a essere i più dinamici, liquidi e sicuri e a essere invidiati dal mondo». Se i precedenti punti sono assolutamente razionali e coerenti, questo specifico punto appare o velleitario o incoerente rispetto a quanto affermato prima. Non si può avere la Bilancia Commerciale contemporaneamente positiva e contemporaneamente fare in modo che Wall Street continui ad attrarre capitale dall'estero così come non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena! Avere la Bilancia Commerciale positiva e attrarre capitali dall'estero è impossibile nel medio e lungo periodo per il semplice fatto che il resto del mondo non avrà più capitali in dollari da portare a Wall Street. Sempre che non si pretenda che il resto del mondo prenda a prestito (e dunque gravati di interessi) i dollari dagli USA che successivamente reinvestirà a Wall Street. Questo semplicemente perchè la bilancia commerciale positiva comporta che il Sistema-USA drena dollari dal resto del mondo. O reindustrializzazione e conti nazionali positivi oppure attrarre capitali dall'estero per Wall Street; entrambe le cose non si possono avere. Vedremo come Washington proverà a sbrogliare questa contraddizione.

In definitiva comunque pare chiaro come la Casa Bianca abbia bene in mente come il problema economico del paese sia da annoverare tra quelli di sicurezza nazionale e quindi in grado di minale le stesse fondamenta dell'impero americano. Quello illustrato nel documento è un programma certamente di lungo periodo che però rende bene l'idea di come Washington intenda affrontare e risolvere i problemi.

Una cosa è certa, chi, come l'Europa ha esportato per 30 anni grandi quantità di beni negli USA dovrà prepararsi ad una battuta d'arresto e dovrà impegnarsi – se riesce - a trovare nuovi mercati di sbocco. Una operazione davvero complicata anche perchè nel frattempo la competitività europea è stata minata dalla chiusura alle materie prime russe a basso costo. Non pare azzardato sostenere che senza il ricco mercato americano le prospettive per l'Europa e per l'Euro sono molto grame.

Le più recenti da Economia e dintorni

On Fire

"Se l'Italia entra in guerra".... un sondaggio shock del Garante agli adolescenti italiani

di Agata Iacono per l'AntiDiplomatico "Come ti informi sulla guerra? Quali emozioni provi davanti alle immagini dei conflitti? Cosa pensi del ruolo della tua generazione nella costruzione...

“Sulla NATO incombe una sconfitta strategica”. Intervista esclusiva al gen. Marco Bertolini

  Intervista esclusiva de L'Antidiplomatico al gen. Marco Bertolini   Generale, la NATO, fondata con i presupposti di un'alleanza difensiva, sembra essere stata radicalmente trasformata dalla...

L'Ambasciata russa pubblica le "risposte di Lavrov che il Corriere della sera si è rifiutato di pubblicare"

Nei suoi profili social l'Ambasciata della Federazione russa in Italia ha accusato il Corriere della Sera di aver tagliato in modo pretestuoso l'intervista che il ministro degli esteri russo Lavrov gli...

Censura e russofobia: comunicato ufficiale del Prof. Angelo d'Orsi (con importante aggiornamento)

di Angelo d'OrsiLa mia conferenza Russofobia, russofilia, verità, prevista il 12 novembre a Torino nei locali del Polo del ‘900 è stata inopinatamente annullata. L’accusa che...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa