La fine dell'eccezionalismo monetario (e finanziario) occidentale

La fine dell'eccezionalismo monetario (e finanziario) occidentale

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di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

L'eccezionalismo finanziario e monetario occidentale è da secoli uno degli architravi - assieme alla capacità di innovare tecnologicamente – dell'egemonia occidentale sul resto del mondo. Non credo sia sbagliato considerare questo eccezionalismo in larga misura fondato su un concetto “filosofico” scoperto per primo proprio dagli occidentali: la moneta può non essere direttamente agganciata ad una merce ma essere semplicemente “un titolo” il cui valore viene liberamente stabilito dal mercato. Sembra una cosa da poco, ma una simile considerazione favorisce enormemente la creazione di solidi mercati monetari e finanziari, favorisce inoltre il credito e dunque gli investimenti e il commercio. Tutto questo – ripeto assieme alla capacità di innovare e spesso anche alle risorse umane e naturali dei paesi colonizzati – ha dato un enorme vantaggio ai paesi dell'occidente, prima quelli europei e successivamente anche a quelli nord americani (USA e Canada per la precisione).

Con il passare dei secoli, l'uso della carta moneta, delle lettera di credito (faccio questo esempio come emblema della nascita dei titoli finanziari), la nascita della banca commerciale e dei mercati finanziari, non solo ha spinto i paesi occidentali ad avere un tasso di sviluppo più elevato ma li ha anche spinti a cercare modi e prassi che cristallizzassero questo vantaggio rispetto agli altri paesi del mondo. E' così che molti economisti – soprattutto provenienti dal terzo mondo, penso per esempio al sudafricano Hosea Jaffe – hanno visto nelle dottrine economiche occidentali le ideologie che giustificavano lo sfruttamento economico degli altri paesi e davano a questa pratica addirittura “copertura scientifica”. Allo stesso modo nell'imposizione di una moneta standard – ovviamente occidentale, prima la Sterlina britannica e poi il Dollaro USA - per il commercio internazionale il resto del mondo ha sempre visto lo strumento principe della predazione occidentale sul resto del mondo.

Spesso questa predazione peraltro – a detta dei critici almeno – si è verificata con l'accondiscendenza, se non con la diretta complicità e con l'aiuto, di istituzioni sovranazionali quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Istituzioni queste che nascono alla fine della seconda guerra mondiale con gli accordi di Bretton Wood e che hanno il compito di fornire assistenza a quei paesi che finiscono in crisi finanziaria e monetaria (intesa come una eccessiva svalutazione della moneta che comporta esplosione inflazioneistica) a causa di squilibri macroeconomici strutturali; in parole povere il Fondo Monetario Internazionale da assistenza anche finanziaria a quei paesi che si ritrovano con l'economia distrutta dall'inflazione dovuta a svautazione della moneta a sua volta derivata dalla fuga dei capitali causata da eccessivi passivi protratti nel tempo a livello di Bilancia Commerciale, di Saldo delle Partite Correnti e di Posizione Finanziaria Netta sul resto del mondo (Net Investment International Position). In cambio di questa assistenza finanziaria il Fondo Monetario ha sempre chiesto manovre strutturali tendenti a ridurre l'origine della crisi ovvero, come dicevo, gli eccessivi passivi di Bilancia Commerciale e di Saldo delle Partite Correnti. Come si capisce, queste manovre definite tecnicamente come di “aggiustamento strutturale” sono le famose manovre “lacrime e sangue” che molti paesi del terzo mondo, ma anche la Grecia e l'Argentina, hanno ben conosciuto.

Un sistema questo che ha sempre generato forti critiche da parte dei paesi non occidentali perchè considerato come il meccanismo che ha sempre garantito all'occidente l'assoluta egemonia sulle economie del mondo e conseguentemente anche sulle scelte politiche dei paesi poveri. Critiche queste non del tutto sbagliate anche perchè la moneta standard utilizzata da queste istituzioni è appunto il dollaro USA. Chiaro che chi ha la possibilità di stampare (e prestare) dollari raggiunge un ruolo di preminenza politica sul resto del mondo.

Con la caduta del Muro di Berlino, la dissoluzione prima del Patto di Varsavia e poi dell'URSS l'occidente raggiunse un tale livello di predominio sul resto del mondo che non è sbagliato a questo punto definire assoluto: le scelte politiche decise dall'Occidente (e da Washington in particolare) diventavano di fatto un obbligo per tutti i paesi. Scelte che spesso erano di natura ideologica come per esempio la privatizzazione anche dell'acqua, e funzionali alla predazione delle multinazionali occidentali nei paesi soggetti a questa forte egemonia.

Ma come sempre nel momento del massimo splendore e del massimo potere, gli imperi compiono degli errori che portano al loro stesso (più o meno) lento declino. Come si può definire la scelta occidentale di far entrare la Cina nel World Trading Organization e successivamente delocalizzare in questo paese le produzioni se non come l'errore di fondo che ha distrutto lo stesso impero occidentale? Certo nel breve periodo le multinazionali occidentali hanno prodotto sfruttando manodopera cinese ridotta in semischivitù e leggi ultrapermissive in ambito di sicurezza ambientale e sul lavoro consentendo loro così di fare profitti stellari impossibili in occidente;  ma ciò ha fatto crescere anche a dismisura l'economia dell'Impero di Mezzo consentendo così che Pechino diventasse un serio antagonista di Washington.

Inutile sottolineare che appena possibile Pechino ha messo in discussione tutta quella infrastruttura economica e finanziaria fatta di ideologia economica, di instituzioni sovranazionali (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) e soprattutto l'utilizzo del Dollaro come moneta standard degli scambi internazionali. Tutte realtà queste che consentivano all'occidente di dominare il resto del mondo.

Pechino ha prima lanciato la Via della Seta che è innanzitutto un meccanismo di azione politica che favorisce gli investimenti cinesi nei paesi sottosviluppati  consentendo  di togliere questi paesi dalla sfera di influenza occidentale. Poi la Cina ha puntato sul bersaglio grosso: il Dollaro. Con un intelligente serie di accordi con paesi disponibili (quali la Russia) ha impostato i propri scambi su swaps tra lo Yuan e la moneta del paese interlocutore. Successivamente poi il fenomeno si è allargato anche a causa della crisi ucraina, e anche la Russia ha iniziato a commerciale sganciandosi dal Dollaro per esempio con l'India. E così si sono susseguiti accordi valutari escludenti il dollaro tra decine di paesi.

Un vero smacco per gli USA e l'Occidente, che ha così perso di fatto il suo eccezionalismo. Cosa questa ben chiara anche nelle alte sfere americane come si evince anche dal fondamentale discorso del Consigliere per la Sicurezza Nazionale USA Jack Sullivan che il 27 Aprile alla Brooking Institution (1) ha delineato una sorta di Nuovo Washington Consensus che avrebbe l'ambizione di arginare lo strapotere cinese ormai evidente a tutti. 

La nuova strategia USA si baserebbe su due fondamentali pilastri:

  • Ridurre l’interdipendenza con la Cina, soprattutto su settori strategici, come quelo dei microprocessori e quello dei minerali rari. Si noti che sul versante dei minerali la guerra è già iniziata con la Cina che ha appena annunciato l'embargo su Gallio e Germanio (2);

  • Rilanciare, anche con robusti e mirati investimenti pubblici, l’industria interna americana ormai completamente distrutta dalle delocalizzazioni e dalla concorrenza europea. Anche su questo secondo punto è da sottolineare che gli USA si sono già premurati di togliere la necessaria energia al concorrente europeo (tedesco in particolare) grazie alle provvidenziali sanzioni alla Russia.

 

Credo che questo quadro d'insieme possa chiarire da un lato la cornice dello scontro in corso tra potenze, comprendere quali siano le finalità ultime (sempre che uno non voglia credere a concetti come esportazione della democrazia e dei diritti umani) del conflitto e soprattutto far comprendere i rischi a cui siamo esposti. Basti pensare che anche la guerra alla Russia imbastita dall'occidente ha la finalità ultima di sottomettere Mosca, togliendo il più importante alleato alla Cina che ormai apertamente sfida l'egemonia di Washington. Ma una cosa ormai si può dire, l'epoca dell'Eccezionalismo Occidentale e Americano è definitivamente conclusa. Le nostre élites dovrebbero prenderne atto.

 

NOTE

(1) The White House, Remarks by National Security Advisor Jake Sullivan on Renewing American Economic Leadership at the Brookings Institution, 27 Aprile 2023 https://www.whitehouse.gov/briefing-room/speeches-remarks/2023/04/27/remarks-by-national-security-advisor-jake-sullivan-on-renewing-american-economic-leadership-at-the-brookings-institution/

(2) Huffington Post, Gallio e germanio, la vendetta cinese: Pechino inguaia i chip europei, 3 Luglio 2023 https://www.huffingtonpost.it/economia/2023/07/03/news/escalation_tecnologica_la_cina_rallenta_lexport_di_gallio_e_germanio_ecco_a_cosa_servono-12560886/

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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