La lista completa delle armi inviate dall’Italia al regime di Kiev è ufficialmente ancora segreta anche se ormai questa segretezza appare “sempre più imbarazzante oltre che inutile”, come afferma su Analisi Difesa il direttore Gianandrea Gaiani.
Tuttavia tramite immagini, dichiarazioni e indicazioni fornite dal regime di Kiev, oppure da fonti e dirigenti russi è possibile capire quali e quanti armi siano state fornite all’Ucraina dall’Italia.
“Le frequenti rivelazioni hanno reso ormai un ‘segreto di Pulcinella’ la consistenza degli aiuti militari all’Ucraina che l’Osservatorio Mil€x stima abbiano raggiunto con i 5 pacchetti finora consegnati un valore di oltre 450 milioni di euro.
Cifra ricavata dalle valutazioni derivanti dal valore dichiarato delle cessioni e dal contributo italiano all’European Peace Facility (lo strumento europeo con cui gli invii di armi all’Ucraina avranno copertura finanziaria)”.
Secondo quanto riportato da Valori il costo affrontato dall’Italia sino ad oggi per fornire armi e munizioni al regime di Kiev sarebbe di oltre 450 milioni di euro.
Ma non è tutto. Valori evidenzia che “la stima appena effettuata di almeno 450 milioni di euro di costo per l’invio di armi a sostegno dell’Ucraina deve inoltre essere considerata solo come base anche per un altro importante motivo inserito nella decisione governativa dello scorso marzo confermata dal Parlamento. Il decreto legge già citato prevede infatti che «le somme in entrata derivanti dai decreti ministeriali» che individuano i materiali d’armamento ceduti devono essere riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della Difesa.
Ciò significa che al dicastero di via XX Settembre dovranno essere garantiti fondi per reintegrare i propri arsenali con sistemi d’arma paragonabili a quelli inviati in Ucraina. Un reintegro che potrebbe impattare per diverse centinaia di milioni, considerando che riguarderà per forza di cose pezzi “nuovi” con un costo di listino sicuramente superiore al valore dichiarato dei residui di magazzino”.
Inoltre, come evidenziato da Analisi Difesa, negli ultimi giorni un video-reportage del Corriere della Sera ha mostrato mortai italiani da 120 mm risalenti agli anni ’60 (sembrerebbe trattarsi dei mortai Modello 63) ma con sistemi di puntamento addirittura del 1947, come riferisce un militare ucraino il cui commento è: “speriamo di cambiarli presto con mortai più efficaci” anche perché dall’Italia non sarebbero arrivate le relative munizioni.
Del resto tutta Europa sta fornendo a Kiev anche avanzi di magazzino, mezzi e armi stoccati da decenni nei depositi da un lato perché si tratta di armi ancora operative e comunque efficaci in quel tipo di conflitto, dall’altro probabilmente perché si tratta del modo più rapido per aiutare immediatamente gli ucraini liberandosi al tempo stesso di munizioni scadute ed armi e mezzi ormai superati: equipaggiamenti il cui smantellamento e smaltimento avrebbe costi elevatissimi con le regole europee.
Più moderni gli obici da 155 mm FH-70 di cui tanto si parlò in Italia nei mesi scorsi proprio per la fornitura di alcuni esemplari (almeno una ventina secondo alcune indiscrezioni), inviati a Kiev anche da altri eserciti di stati membri della NATO, ma nei giorni scorsi documentati chiaramente come fornitura dell’Italia da social ucraini.
Le ultime immagini diffuse via Twitter (e che illustrano questo articolo) mostrano però con ragionevole certezza gli obici forniti dall’Italia insieme ai veicoli da traino, gli autocarri 6×6 Iveco Astra SM 66.40 mentre in precedenza erano apparse immagini di obici FH-70 donati dall’Estonia e trainati da autocarri 6×6 MAN Kat 1.
Degli obici italiani impiegati in Ucraina ha diffuso un video con intervista agli artiglieri anche il quotidiano Repubblica”.
Mentre recentemente il vicepremier del regime di Kiev, Olga Stefanishyna, ha ringraziato l’Italia per aver donato obici semoventi Pzh-2000 e M109. Nei giorni scorsi invece l’ambasciata russa a Roma ha attribuito a un Lince donato dall’Italia alle forze ucraine l’immagine di un veicolo 4×4 danneggiato in prima linea: si trattava in realtà di un MLS Shield costruito in Italia da Teknè e acquistato nell’estate scorsa in 11 esemplari da un’organizzazione ucraina legata all’ex presidente Petro Poroshenko.
Insomma, tutto il mondo parla delle armi italiane fornite al regime di Kiev ma il governo italiano continua a non rendere note ufficialmente le forniture belliche all’Ucraina. A tal proposito il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato: “La maggioranza dei Paesi che ha inviato armi all’Ucraina non ha pubblicato una lista. E’ stata una scelta del governo Draghi, questo esecutivo dovrà decidere cosa fare ma mi sembra difficile compiere una scelta diversa. Sarebbe come insultare il governo precedente”.
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