di Leonardo Sinigaglia
Già da mesi era intuibile che in Venezuela sarebbe andato in scena il solito, conosciuto, copione. Lo avevano preannunciato i “sondaggi” commissionati da organizzazioni vicine alla CIA come la Edison Research, già attiva in paesi come Georgia, Ucraina e Iraq, sondaggi ripresi immediatamente e acriticamente da tutti media occidentali, italiani compresi, per assolutamente veritieri. Questi sondaggi davano per sicura la sconfitta di Nicolas Maduro, che sarebbe dovuto essere battuto dal candidato liberista filo-statunitense Edmundo Gonzalez, guida della Piattaforma Unitaria, una coalizione variegata e priva di spessore politico, fondata esclusivamente sul servilismo verso Washington delle forze che la compongono.
Arrivati al giorno delle elezioni, proprio la Edison Research faceva uscire un proprio “exit poll”, il quale attribuiva a Gonzalez il 65% dei voti, ben distante da Maduro, fermo al 31%. Cifre difficilmente credibili, ma che sono state spacciate per sicure da una martellante campagna mediatica. Arrivati quindi all’annuncio dei reali e definitivi risultati, che hanno visto il presidente Maduro battere il suo principale avversario col 51.2% delle preferenze, è stato molto semplice riproporre la sempreverde narrazione sui “brogli”, fidata compagna di qualsiasi elezione che non dia come vincitore il favorito dal capitale monopolistico finanziario e dalla Casa Bianca. Tanta scontata l’accusa di brogli quanto scontato è ciò che ne è seguito: la condanna da parte della “comunità internazionale”, ossia dagli Stati Uniti e dai loro Stati satellite, gli appelli all’insurrezione armata per ribaltare il risultato elettorale e il sostegno dato dall’Occidente agli oppositori “guarimberos” scesi in piazza portando a saccheggi, devastazioni e sparatorie con esercito e polizia.
Tra le fila dei rivoltosi troviamo i soliti giovani dei quartieri benestanti di Caracas e delle principali città del Venezuela, ansiosi di difendere il proprio privilegio di classe dall’avanzare della rivoluzione bolivariana e di riportare il paese alla dominazione semi-coloniale statunitense, organizzazioni neofasciste[1], delinquenti comuni e organizzazioni criminali come Tren de Aragua[2] e Tren de Llano[3], ma anche il “Partito Comunista Venezuelano”, o meglio chi ne rivendica, senza basi legali, la titolarità.
Il PCV, da sempre parte del Grande Polo Patriottico guidato dal PSUV di Maduro, ha visto negli ultimi anni uno scontro interno sempre più acceso tra la fazione guidata da Oscar Figuera, ostile al presidente Maduro, definito “neoliberale”, e quella facente riferimento a Henry Parra, favorevole alla continuazione della partecipazione al Grande Polo. La tensione è culminata nella costituzione di due partiti “paralleli” impegnati a contendersi la titolarità legale del nome del partito. A spuntarla è stato il 10 luglio Henry Parra, e così sulle schede elettorali per le elezioni presidenziali il Gallo Rosso del PCV risultava tra i simboli associati alla candidatura di Nicolas Maduro.
L’ala uscita sconfitta in tribunale, coalizzatasi sin dal 2020 con gruppi trotskisti e liberati nell’Alternativa Popolare Rivoluzionaria, ha invece reso sempre più accanita la sua retorica anti-chavista, arrivando all’indomani delle elezioni, mentre già si registravano pesanti scontri tra i rivoltosi filo-occidentali e i militanti dei “colectivos”, l’esercito e la polizia, ad emettere un comunicato apertamente filo-golpista, sposando la narrazione dei “brogli” e chiamando all’unità tutte le anime della contestazione: “In queste ore decisive per il presente e il futuro del Paese,[...] ratifichiamo la nostra convinzione di costruire spazi di ampia unità per rafforzare la lotta per il recupero della Costituzione e dello Stato di diritto in Venezuela”[4].
L’unica “unità” che ottengono così facendo i “comunisti” venezuelani è quella con forze reazionarie al servizio dell’imperialismo statunitense, pronte a spolpare il paese e a ridurlo nuovamente a mero protettorato di Washington. Ma perché dei “comunisti” dovrebbero osteggiare il presidente Maduro, che ha saputo resistere a una violentissima aggressione yankee riuscendo a riportare sotto controllo l’inflazione, assicurandosi stretti partenariati economici con paesi come Cina, Russia, Turchia e Iran, sviluppando le forze produttive nazionali e perseguendo un cammino di costruzione socialista? Perché le persone che vorrebbero appropriarsi del nome di “Partito Comunista del Venezuela” altro non sono che l’espressione locale di quella “sinistra compatibile” che vediamo ogni giorno impegnata a mascherare l’impegno militante a favore dell’egemonismo statunitense con una patina di massimalismo “rosso”. Analizzando le recenti prese di posizione del “PCV” anti-Maduro possiamo infatti vedere come sia tra i sostenitori della bislacca teoria degli “opposti imperialismi”, e intento in nome di ciò a bollare paesi come la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese come avversari degli Stati Uniti politicamente indistinguibili da essi[5].
Ancora una volta le organizzazioni che rivendicano linea “nénéista”, al di là della retorica, mostrano nella pratica il loro carattere reazionario. Come davanti alla guerra di liberazione internazionale che è la trasformazione in senso multipolare ora in atto prendono le distanze dalle principali forze progressive dei nostri tempi, bollandole come “imperialiste” e quindi sostenendo di rimando la propaganda dell’egemonia statunitense, così davanti a un aperto tentativo sedizioso volto a distruggere la faticosamente conquistata indipendenza nazionale venezuelana essi si schierano risolutamente dalla parte degli agenti dell’imperialismo. Non si tratta di fraintendimenti, incomprensioni o semplici errori teorici: siamo davanti a una precisa scelta di campo destinata a ripetersi ovunque siano minacciati gli interessi dell’egemone, Italia compresa.
[1] https://orinocotribune.com/venezuelas-battle-against-fascism-past-and-present/
[2] https://www.youtube.com/watch?v=_4JR2FPUJR0
[3] https://t.me/European_dissident/57810
[4] https://prensapcv.wordpress.com/2024/07/29/comunicado-sobre-las-elecciones-presidenciales/
[5] http://solidnet.org/article/CP-of-Venezuela-PCV-statement-on-the-war-in-Ukraine/
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