E’ stato scoperto infatti 3 giorni fa in questo distretto, un diamante grezzo che al suo interno contiene un minerale piuttosto raro che viene solitamente riprodotto in laboratorio poiché presente solo negli strati più profondi della terra. Stiamo parlando del
ringwoodite il cui primo campione venne scoperto nei giacimenti brasiliani nel 2008 - quando precedentemente era stato rinvenuto solo nei meteoriti - ed è stato scoperto che l’ultimo campione recuperato contiene quasi l’1,5% di acqua.
Questo ha permesso agli scienziati di stimare che nella zona cosiddetta di transizione, ovvero l’area tra il mantello superiore e quello inferiore, che
si estende fino a 600 km in profondità, vi sia presente acqua per l’1% che tradotto in spessore corrisponde a 8km. Il professore e geochimico Graham Pearson dell’Università di Alberta che ha condotto la ricerca, ha così dichiarato: “Questo campione fornisce un’importante conferma che vi sono oasi d’acqua nella profondità della terra” e ha aggiunto che “in questa particolare zona potrebbe esserci una quantità d’acqua parti a tutti gli oceani del mondo messi insieme”.
Infatti considerato che l’Oceano Pacifico copre 1/5 della superficie terrestre, e che quindi conta uno spessore di 4,2 km, questa scoperta permette di identificare come
le oasi d’acqua nella profondità della terra misurino quasi come 10 volte l’Oceano Pacifico.
E’ una rivelazione a dir poco rivoluzionaria, poiché nonostante queste oasi d’acqua non si presentino in forma liquida ma intrappolate in questi minerali, avranno
un impatto fortissimo per il futuro. Non dobbiamo dimenticare che la domanda di acqua è superiore alla disponibilità non perché manchino le risorse sul pianeta ma perché è difficile accedervi, e alcuni studi hanno dimostrato addirittura come
per il 2025 quasi metà della popolazione globale ovvero 3 miliardi e mezzo e di persone, potrebbero trovarsi di fronte a gravi carenze di acqua.
Inoltre a fronte di un inquinamento sempre più grave e diffuso l’acqua potabile è sempre più difficile da diffondere soprattutto in certe aree geografiche; infine è bene ricordare che almeno
un miliardo al mondo non hanno accesso nemmeno a un livello minimo di acqua che l’ONU ha stimato a 50-100 litri al giorno. Dunque, questa ricerca che ha portato a un paesino brasiliano la notorietà scientifica per così dire, potrebbe veramente cambiare il futuro e avere un impatto fortissimo per la qualità di vita dell’uomo.