di Gilberto Trombetta
«Se le tendenze degli ultimi dodici anni proseguissero nei prossimi dodici, il reddito medio in Italia scenderebbe fino a valere non più della metà di quello tedesco». Se n'è accorto pure Fubini sul Corriere*. O almeno adesso lo dice.
Da quando c'è l'euro il divario nel reddito pro capite tra i Paesi del Nord e del Sud Europa è aumentato vertiginosamente.
Questo perché sia la struttura dell'Unione Europea che quella dell'Eurozona hanno generato nuove asimmetrie e divergenze, aumentando quelle già esistenti.
Unione Europea ed euro hanno diviso sempre di più i Paesi europei tra di loro. Non avrebbero potuto fare altrimenti.
È nella loro natura. Come lo scorpione che punge la rana che lo sta aiutando ad attraversare il fiume.
Lo si vede pure nella trattativa per il Recovery Fund. Quello che secondo molti doveva essere lo strumento più rapido e importante per affrontare la crisi più profonda della nostra storia.
Eppure dopo mesi di trattative sono al punto di partenza. Forse ancora più indietro.
Usando le parole pronunciate dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, non hanno trovato un accordo su «le dimensioni del bilancio europeo, l'importo del recovery fund, i rimborsi, la quantità dei prestiti rispetto alle sovvenzioni e le condizioni».
Non c'è accordo su nulla insomma. E «sarà difficile» raggiungerne uno.
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