di Marco Travaglio, 25 ottobre 2025
Un’incertezza e una certezza accompagnano le nuove sanzioni petrolifere imposte da Usa e Ue alla Russia. L’incertezza è su come Putin riuscirà ad aggirarle. La certezza è che l’ennesimo aumento del prezzo dei carburanti lo pagheranno i Paesi importatori, cioè noi. Come l’aumento del gas e i maggiori acquisti di Gnl dagli Usa dopo le sanzioni al metano russo e l’attentato terroristico ai gasdotti Nord Stream. Sono i gentili omaggi dell’Ue, da cui dovremmo fuggire a gambe levate per creare un’alleanza fra Stati ragionevoli e lasciare che i fanatici tedeschi, polacchi e baltici (Macron e Starmer, per fortuna, stanno per lasciarci) si facciano la loro agognata guerra alla Russia. Gianandrea Gaiani, su Analisi Difesa, unisce i puntini per precisare ancor meglio cosa intendiamo per Ue e per “alleati”. Dal 20 al 22 ottobre tre raffinerie dell’Est Europa che lavorano petrolio made in Russia hanno subìto strani “incidenti”. Il 20 ottobre è esplosa quella di Ploiesti, in Romania, di proprietà della russa Lukoil (un operaio ferito e impianti danneggiati). Poche ore dopo è scoppiato un incendio in quella di Szazhalombatta, in Ungheria. Il 22 ottobre ha preso fuoco quella di Bratislava, in Slovacchia. Una serie di autocombustioni che ricorda la catena di “misteriosi” attentati in acque italiane a petroliere-fantasma accusate di aiutare Mosca ad aggirare le sanzioni: misteriosi finché i pm hanno imboccato la pista più ovvia, quella ucraina. Naturalmente il governo si è ben guardato dal chiedere spiegazioni a Kiev, peraltro usa a compiere attentati in paesi europei “alleati”. Ma anche nell’Africa subsahariana, dove il capo dei Servizi ucraini s’è vantato di sostenere i terroristi islamisti legati all’Isis.
Intanto è ancora in carcere a Rimini, in attesa di estradizione a Berlino, l’agente ucraino arrestato per aver guidato il commando contro i Nord Stream. Invece il complice catturato in Polonia non verrà consegnato. Il premier “liberale” polacco Tusk lo considera un eroe: “Il problema del Nord Stream non è che è stato fatto saltare in aria, ma che è stato costruito” e l’estradizione dell’attentatore “non è nell’interesse della Polonia”. Che è altamente indiziata di aver partecipato al piano, visto l’impegno con cui ostacola l’indagine. Il vicepremier e ministro degli Esteri polacco Sikorski, che dopo l’attentato twittò “Thank you Usa!”, si dice “orgoglioso del tribunale polacco che ha stabilito che sabotare un invasore non è un crimine”. Buono a sapersi. Siccome anche la Polonia inviò migliaia di uomini a invadere l’Afghanistan e l’Iraq nel 2001- 2003, chiunque volesse compiervi attentati non commetterebbe alcun crimine e non verrebbe perseguito, ma premiato. I terroristi, anzi gli eroi, prendano buona nota.
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