Petro: "Trump è arrabbiato perché la Colombia non sostiene l'invasione del Venezuela"

Il Presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha respinto con forza le accuse di narcotraffico mossegli dall’omologo statunitense Donald Trump, legandole al suo rifiuto di coinvolgere l’esercito colombiano in una possibile azione militare contro il Venezuela. In un’intervista al giornalista Daniel Coronell, il leader ha definito un’eventuale partecipazione a un’invasione del paese confinante un atto “insensato” e moralmente inaccettabile. “Lei è arrabbiato, signor Trump, perché non sostengo gli americani con l’esercito colombiano per invadere il Venezuela. No, signore. Quale stupido colombiano potrebbe mai pensare di aiutare a invadere il paese dove vivono i suoi cugini, i suoi figli, i suoi quattro milioni di connazionali colombiani, affinché vengano uccisi come a Gaza”, ha dichiarato Petro con tono polemico, tracciando un parallelo tra il conflitto mediorientale e i rischi per la regione.

Il Presidente ha esteso le sue critiche alla politica estera statunitense in generale, affermando che gli Stati Uniti hanno “violato tutti i trattati internazionali sui diritti umani, costruiti con saggezza, di cui sono i principali attori”. In particolare, ha contestato i dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle esportazioni colombiane, definendoli una palese violazione del Trattato di Libero Scambio (TLC) in vigore dal 2012.

“Non avrebbe dovuto imporre alcun dazio, perché c’era un trattato internazionale di libero scambio tra Stati Uniti e Colombia che ha violato”, ha sottolineato Petro, annunciando due mosse diplomatiche in risposta alla crisi: un incontro con il responsabile degli affari statunitensi e la convocazione in consultazione dell’Ambasciatore colombiano a Washington, Daniel García-Peña.

Petro ha quindi presentato una contro-narrativa radicale, collegando direttamente l’aumento della produzione di cocaina alle conseguenze dell’accordo commerciale. “Con la firma dell’accordo di libero scambio, milioni di ettari coltivati a patate, mais e altre colture sono andati in rovina e la produzione di cocaina è aumentata”, ha affermato, sostenendo che un negoziato che includesse i contadini colombiani avrebbe potuto condurre a risultati opposti.

Riguardo alla politica antidroga, il Presidente ha bollato quella perseguita finora come una “politica di dominio sulla Colombia e sull’America Latina”, inefficace e costosa in termini umani. “Uccidono un milione di latinoamericani e non è diminuita di un grammo la domanda di cocaina negli Stati Uniti”, ha dichiarato, spostando l’attenzione sulla crisi del fentanil, che ha definito “30 volte peggiore” e trascurata da politiche di mitigazione del danno.

Infine, Petro ha tracciato un netto contrasto tra le sue relazioni con le due amministrazioni USA, descrivendo gli atteggiamenti dell’ex Presidente Biden come “dignitosi” e quelli di Trump come “scortesi e ignoranti”.

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