REPORTAGE - DAKOTA: Riserve indiane, fracking e i dettami di Trump: "un’America d’altri tempi"

18 Ottobre 2024 08:00 Loretta Napoleoni



di Loretta Napoleoni per l'AntiDiplomatico

Nord e Sud Dakota, 17 ottobre 2024


Lasciata alle spalle la regione dei grandi laghi ed i suoi swing states si entra nella cosiddetta zona rossa, un blocco di stati centrali che tradizionalmente votano repubblicano. I primi due che si incrociano sostandosi a sud ovest sono il Nord Dakota ed il Sud Dakota.



Nel giro di cento chilometri tutto cambia, dal voto alla natura. La terra si appiattisce a tal punto che guidando si ha l’impressione di correre al centro di una gigantesca palla da biliardo, a tratti ci si immagina di vedere la curvatura della terra grazie all’effetto ottico prodotto da un cielo solcato da lunghissime strisce di nuvole bianche. Questa e’ la grande prateria ma oggi non e’ verde, e’ gialla, gran parte dei raccolti sono stati fatti, mancano ancora pochi campi di mais ma e’ davvero poca cosa. La polvere vola e l’aria e’ secca, la terra adesso deve riposare. Anche qui l’autunno fatica ad avanzare ma l’agricoltura - tutta estensiva e meccanizzata - una delle principali entrare dei due paesi, e’ gia’ pronta all’inverno. Ogni notte e’ buona ormai per la prima gelata, poi verranno le grandi nevicate ed il freddo polare.





A Nord dello stato del Nord Dakota, invece, la terra porosa, tutta forata dai pozzi dove di estrae gas naturale e petrolio grazie al fracking. E cosi’ si incrociano continuamente sull’autostrada grossi camion che portano lunghi tubi d’acciaio con i quali si buca la terra e cisterne con il liquido segreto della Halliburton che si mischia all’acqua per forare la roccia. Questo è uno stato ricco grazie all’industria energetica, e’ proprio qui che quasi venti anni fa venne sperimentata, con grande successo, per la prima volta la tecnica del fracking.




Ma è anche come il Sud Dakota uno stato agricolo, minerario e poco densamente popolato. È un’America d’altri tempi, lontanissima dalle grandi metropoli della costa orientale ma anche dalle cittadine industrializzate della regione dei grandi laghi, qui si respira la stessa aria del Texas o del Montana, e’ terra di cowboy.

E ci sono anche gli indiani. Il Nord ed il Sud Dakota sono stati dove vennero creare diverse riserve indiane, alcune, come la zona delle Colline Nere vennero poi tolte alle tribu’. Naturalmente l’integrazione tra bianchi e nativi americani non è avvenuta ma nei locali e tra la gente un timido tentativo di mischiare le due razze si vede, sicuramente e’ piu’ marcato che in qualsiasi altro stato visitato fino ad ora.

Gli indiani e le riserve sono un po’ dovunque, ma qui iniziano ad essere piu’ ampie. Assente la popolazione di colore, di neri non se ne vedono piu’, dai grandi laghi fino alla California il colore della pelle dell’America e’ essenzialmente bianco e rosso.

Questa e’ terra di Donald Trump. Non c’e’ bisogno neppure di mettere poster a suo favore fuori delle case, basta la bandiera americana che sventola ovunque per far capire da che parte sta la popolazione dei due Dakota. Nel Nord Dakota nel 2020 Donald Trump ebbe il 65 per cento dei voti contro il 32 per cento di Biden e nel Sud Dakota vinse con un margine di 26 punti.

Trascorro un pomeriggio con un gruppo di magliaie ad Hot Spring, nel Sud Dakota, una cinquantina di chilometri a sud di Mount Rushmore dove sono state scolpite nella roccia le immagini di quattro presidenti, Washington, Jefferson, Lincoln e Roosevelt. Tra uno sferruzzo e l’altro mi parlano della loro terra. Sono tutte bianche ma una vive con un Lakota, e’ il suo compagno da 15 anni, mi dice. Non c’e’ razzismo nei confronti degli indiani, al contrario mi accorgo che c’e’ pena. Pena perche’ le riserve sono abbandonate ad un destino tribale che impedisce loro di modernizzarsi, pena perche’ sono le prime vittime dell’immigrazione selvaggia che, secondo le mie interlocutrici, la presidenza Biden ha prodotto.



“Ad Eagle Ridge, la riserva indiana a sud est di Hot Spring, sono arrivate la Maras, la M13 e’ approdata circa tre anni fa’ ed ha messo su la sua base operativa tra gli indiani. Alcuni messicani hanno sposato donne indiane per infiltrare la tribu’ e trasformarla in un avamposto sociale per i loro affari. Dalla riserva vendono il fentalyn negli stati circostanti. Hanno iniziato a venderlo nelle riserve indiane, agli uomini e cosi’ li hanno neutralizzati, nelle riserve ormai c’e’ una vera e propria epidemia e da li si sono mossi nella città, a Rapid City, ad esempio i tossici sono tanti ormai.”

In un bar di Hot Spring una coppia che gioca a biliardo mi spiega perche’ questa e’ la terra di Trump.

“Gli spazi sono immensi ma qui si vive come in un villaggio, tutti si conoscono, crescono insieme, si sposano e fanno i figli. Si va a caccia, si lavora la terra, e’ una vita semplice, immutata da quando arrivarono i nostri antenati. Con gli indiani abbiamo convissuto per secoli, sono anche loro parte del nostro stile di vita. Trump rispetta tutto cio’, Biden, ed adesso la Harris, ci vogliono cambiare. A noi non interessa cosa succede a New York o a Washington, a noi interessa proteggere la nostra società.”


Due sono i temi caldi in questi stati: immigrazione ed economia.

“Siamo assaltati dai migranti, tra quelli che hanno voglia di lavorare ci sono bande di criminali, qui non esistevano problemi di oppioidi fino a quando non sono arrivati loro,” continua la coppia. E chi li ha fatti entrare, mi domandano? Biden.

“Durante il Covid lo stato ha lanciato l’iniziativa Feed South Dakota, i centri dove si danno pacchi alimentari per i poveri sono stati aperti a tutti, da allora chiunque puo’ mettersi in fila e fare la spesa lì,” racconta una delle magliaie. “C’e’ un abuso pazzesco e noi paghiamo le tasse con le quali si acquistano i pacchi. Ma non si riesce a cambiare le regole. Nelle riserve hanno lo stesso programma e lì l’abuso e’ anche maggiore. Intanto l’inflazione alimentare aumenta ed andare al supermercato è sempre un colpo al cuore.”

Trump risolverà tutti questi problemi? Domando. “E chi altro potrebbe farlo?” mi rispondono tutti. E’ lui l’ultima speranza.


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LEGGI I REPORTAGE PRECEDENTI DI LORETTA NAPOLEONI DAGLI STATI UNITI


Wisconsis: Trump o Harris? In uno swing state la politica è tabù

Chicago: I "non votanti" invisibili al sistema


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