Scacco matto a Letta in 9 mosse

04 Giugno 2021 20:00 Antonio Di Siena

Il giochetto è molto semplice.

1. Per mantenere la competitività in un Paese con una moneta non svalutabile bisogna comprimere i salari.

2. L’italiano mediamente istruito, però, a lavorare con salari da fame non ci vuole giustamente andare.

Quindi.

3. L’economia viene sistematicamente depressa con l’austerità e il lavoro precarizzato, creando occupazione instabile e disoccupazione di massa. Condizioni ottimali per obbligare molti nuovi poveri ad accettare il ricatto del lavoro sottopagato.

4. I salari bassi impoveriscono complessivamente il Paese e deprimono la domanda interna. Facendo crescere la necessità di aumentare la quota di beni prodotti in Italia da esportare all’estero. Rafforzando così il punto 1 (ma anche il punto 2).

5. Per evitare tensioni e rivolte sociali (e nell’attesa di poter riprendere la politica dei tagli) diventa urgente erogare una misura come il reddito di cittadinanza. Una piccola somma mensile a tutti quelli che ancora non si riesce forzatamente a collocare, finanziando il provvedimento con le tasse di quelli che ancora lavorano.

6. Ma in un contesto simile, per molti disoccupati, emigrare o percepire il reddito di cittadinanza rimangono opzioni decisamente migliori che lavorare 10 ore al giorno e senza tutele per una misera paga. Il “sistema Paese” resta senza manovalanza e rischia di “saltare”.

Quindi.

7. Si importano migliaia di disperati dall’estero disposti ad accettare la condizione di schiavitù in cambio di un tozzo di pane e un tetto di lamiera sopra la testa. Facilitando l’ulteriore compressione dei salari che tornerà buona quando il reddito di cittadanza sarà abolito.

8. L’enorme afflusso di lavoratori immigrati, però, alimenta un diffuso sentimento di intolleranza soprattutto nelle periferie abitate da quei disoccupati, un tempo lavoratori più o meno benestanti, adesso in aperta concorrenza (al ribasso) con i nuovi arrivati.

9. Questa avversione - priva di adeguata comprensione ed elaborazione politica del fenomeno - viene abilmente sfruttata dalle élite dominanti che la etichettano prontamente come razzista e xenofoba. Una narrazione efficacissima per instillare nella popolazione un diffuso senso di colpa funzionale a proseguire indisturbata l’importazione di manodopera a bassissimo costo, giustificata dalle sempre più urgenti esigenze del Paese.

Ora, il problema è che tutta questa storia (che ci si guarda bene dal raccontare per come realmente è) viene presentata come una condizione emergenziale da affrontare senza possibilità di scelta. Ma l’economia e la produzione (e quindi l’occupazione e il sistema pensionistico) si possono sostenere anche in modo diverso. Ad esempio finanziando massicciamente la spesa pubblica e nuovi piani industriali. Misure utili a creare nuovi posti di lavoro, aumentare la domanda interna, la produzione e quindi i salari (rendendo così sostenibile il debito pubblico), reperendo agevolmente nuove risorse per le casse statali e il pagamento delle pensioni.

Ma non lo si fa. Perché?

La circostanza che i maggiori sostenitori dell’aumento delle quote di lavoratori immigrati siano gli stessi che difendono strenuamente l’Unione europea e il suo modello economico e di sviluppo dovrebbe suggerire la risposta corretta. Ma sono abbastanza sicuro che in molti si rifiuteranno di capirlo anche così.

Le più recenti da Il DiSsenziente

On Fire

Alessandro Orsini - Kirk contro Kirk

  di Alessandro Orsini*   Giorgia Meloni non ha capito niente. Il suo post è vergognoso, è soltanto un modo basso e volgare di raccogliere voti su una tragedia con un linguaggio...

Premiata con il Nobel l'alter ego di Netanyahu

  di Geraldina Colotti   Aspettando il Nobel a Trump e Netanyahu, i "sinceri democratici" occidentali - quelli che inviano armi al regime sionista, e coprono i peggiori tagliagole nel mondo,...

Marco Travaglio - Non li ha visti arrivare

di Marco Travaglio* Giorgia Meloni aveva evocato sprezzante il “weekend lungo” e l’ha avuto: due giorni di manifestazioni in tutte le piazze d’Italia, con quasi tre milioni di...

Un paese NATO invoca apertamente una risposta militare contro la Russia

    Il Presidente della Repubblica Ceca, Petr Pavel, ha esortato pubblicamente i membri della NATO a considerare l'abbattimento degli aerei russi qualora violino lo spazio aereo dell'Alleanza...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa