Torna di moda la fake delle fake sulla "Germania virtuosa"...

28 Dicembre 2021 18:00 Gilberto Trombetta

È tornato un grande classico. La lotta all’uso dei contanti con la scusa di combattere l’evasione.
Quando si fa notare che l’evasione dovuta al contante in Italia è una componente minima (4,8%) rispetto ad altre voci (come l’elusione che vale il 20,8% dell’evasione totale stimata) e che in molti Paesi europei (Germania, Austria, Danimarca, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Svezia e Regno Unito) neanche esiste limite all'uso del contante, trovi sempre qualcuno che ti dice che loro se lo possono permettere. Perché sono diversi.
«In Germania non hanno bisogno dei limiti al contante perché non sono corrotti ed evasori come gli italiani. Loro sono un popolo civile!».
Peccato che la Germania vanti primati per evasione, corruzione, riciclaggio e scandali di vario tipo.
Ricordiamo i più importanti.
In valori assoluti, la Germania è il primo Paese per economia sommersa: 351 miliardi di euro¹.
Anche per quanto riguarda il riciclaggio dei soldi sporchi, la Germania è sul primo grandino del podio europeo².
Lavoratori pagati in nero e sfruttamento? Un altro vanto tedesco³.
Clientelismo e corruzione sono una specificità tutta italiana? Dai dati sembra proprio di no. E ancora una volta la Germania non ha nulla da invidiarci?.
Corruzione? Fareste fatica a trovare in Italia uno scandalo grande come quello tedesco della Hartz?.
Mentre, sempre in Germania, c'è l'imbarazzo della scelta: Come lo scandalo delle tangenti legate alla Siemens?.
Oppure l'impressionante tangentopoli tedesca. Ovviamente insabbiata. Ancora una volta i tedeschi risultano i numeri 1, in questa speciale classifica del malaffare?.
Non si può poi fare a meno di ricordare lo scandalo delle emissioni taroccate della Volkswagen?.
Operazioni inesistenti, profitti gonfiati e tante altre belle cosette. Di cosa parliamo? Ma dello scandalo Wirecard?!
Corruzione e riciclaggio internazionale. Ancora una volta la mitica Germania si mette in bella mostra: costretto alle dimissioni il CEO di Danske Bank per uno scandalo da 200 miliardi¹?.
Lo sapevate? Le aziende tedesche risultano tra le più corrotte al mondo. Quasi come quelle nigeriane¹¹.
E qual è il Paese europeo ad aver erogato più aiuti di Stato per il salvataggio delle banche? Ma ovviamente la Germania¹²!
«Vabbè, ma almeno sono più seri e affidabili di noi sugli appalti!». Ne siete proprio sicuri? “Costi gonfiati e cantieri sempre in ritardo. Si incrina il mito della puntualità tedesca”¹³.
«Ma almeno sulle compagnie aeree sono sicuramente più seri di noi italiani!». Sicuri? Il colosso tedesco Airbus paga 3,6 miliardi di euro per chiudere le cause per corruzione in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti¹?.
«Vabbè ma almeno Lufthansa non è un buco nero come Alitalia!». Peccato che Lufthansa in un solo anno, il 2020, sia costata alla Germania come Alitalia in 20 anni (2000 al 2020): circa 11 miliardi di euro¹?.
Lo sapevate? La Germania è diventata una grande potenza esportatrice anche grazie alle tangenti, una pratica così comune per le sue aziende che fino a qualche anno fa potevano addirittura essere detratte dalle tasse¹? (pensate se fosse successo in Italia).
Questo ovviamente non vuol dire che in Italia corruzione, evasione, clientelismo non siano presenti.
Ma la percezione è clamorosamente distorta rispetto all’entità del fenomeno e rispetto alla realtà degli altri Paesi.
Per quanto riguarda evasione e corruzione, come ha spiegato bene l’Eurispes, siamo vittime della sindrome del Botswana (tendenza ad accostarci a Stati difficilmente assimilabili al nostro per benessere e ricchezza) e del paradosso del Trocadero (più si perseguono i fenomeni corruttivi sia sul piano della prevenzione che della repressione, maggiore è la percezione del fenomeno)¹?.
Ma non è solo questo.
Il punto è che solo noi italiani ci dipingiamo costantemente peggio di quello che siamo (italienischer selbsthass, odio di sé stessi, lo chiamano i tedeschi).
Mentre gli altri si dipingono, ovviamente, meglio di quello che sono.
Non è una novità purtroppo.
Del senso di inferiorità, dell’auto-razzismo italiano, se ne lamentava già Enrico Mattei nel 1961¹?.
«Quando ci siamo messi al lavoro siamo stati derisi, perché dicevano che noi italiani non avevamo né le capacità né le qualità per conseguire il successo. Eravamo quasi disposti a crederlo perché, da ragazzi, ci avevano insegnato queste cose.
Io proprio vorrei che gli uomini responsabili della cultura e dell’insegnamento ricordassero che noi italiani dobbiamo toglierci di dosso questo complesso di inferiorità che ci avevano insegnato.
[…]
Erano tanto accettate queste false conoscenze che avevano diffuso sugli italiani: sul dolce far niente, su questa razza pigra che non è pigra, che ancora oggi ce le sentiamo ripetere come verità».

Le più recenti da Lo Squillo

On Fire

La nuova Bucha di Zelensky

di Marinella Mondaini Zelenskij tenta di imbastire un'altra "Bucha". Dopo il fiasco del fake "strage russa di bambini a Krivoj Rog", non gli è parso vero di avere a portata di mano un'altra occasione:...

Daniele Luttazzi - Il “nonno eroe israeliano” è una bufala, ma in tv non si potrà guardare

di Daniele Luttazzi - Nonc'èdicheFatto Quotidiano, 8 aprile 2025 Channel 13, un canale tv israeliano, venerdì ha annullato la messa in onda di una puntata del programma Makor (“La...

Elena Basile - Una risposta in 6 punti all'intervista della senatrice Segre al Corriere della Sera

  Pubblichiamo la risposta resa nota sul suo canale Facebook che l'Ambasciatrice Elena Basile ha scritto ad un'intervista della senatrice Liliana Segre al Corriere della Sera----------------------di...

"Non vedete che la guerra si avvicina?" L'ultima trovata di Kiev per spingere l'Europa nell'abisso...

di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico   È chiaro e diretto il politologo ucraino Taras Zagorodnij: se qualche paese europeo non ha intenzione di inviare un proprio contingente militare...

Copyright L'Antidiplomatico 2015 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa