Marc Ginsberg - ex ambasciatore degli Stati Uniti in Marocco dal 1994 al 1998 - ha intentato una causa contro Alphabet Inc., che possiede Google, presso un tribunale della California per costringere il gigante di Internet a rimuovere l'app Telegram dal suo Google Play Store.
Secondo Ginsberg, Telegram - soprattutto dopo l'uccisione di George Floyd - avrebbe facilitato la diffusione di "violenza, l'estremismo e l'antisemitismo". Nella sua denuncia, citata da Bloomberg, Ginsberg afferma che Telegram è stato utilizzato per minacciare, incoraggiare e coordinare episodi di violenza razzista.
Ginsberg sostiene, inoltre, che dopo i violenti disordini nel Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio, Google ha sospeso Parler dal suo app store perché molti dei suoi utenti sostenitori di Trump hanno espresso il loro sostegno all'assedio e incoraggiato atti di violenza ma "non ha intrapreso alcuna azione contro Telegram paragonabile per costringere il social a migliorare le sue politiche di moderazione dei contenuti", si legge nella denuncia.
Un canale su Telegram, prosegue Bloomberg che riporta la notizia della denuncia, è dedicato ai "rifugiati Parler" e Ginsberg, cresciuto in Israele, sostiene nella sua causa legale, di essere stato vittima di attacchi antisemiti sul social. Stessi attacchi chiaramente che possono provenire da qualunque altro social ma è chiaro l'intento censoria dietro l'iniziativa.
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