Un tributo a Ramsey Clark: un grande combattente per la pace, la giustizia e l’amicizia trai popoli

15 Aprile 2021 12:11 Enrico Vigna

La misura della vostra qualità come persone pubbliche, come cittadini, sta nella differenza tra ciò che fate e ciò che dite”. Ramsey Clark

Il 9 aprile 202, un indomabile e incorruttibile combattente per la pace, la verità, la giustizia e l’amicizia tra i popoli se ne è andato, lasciando un vuoto che non sarà facile colmare per le battaglie dei popoli oppressi, degli umili e degli ultimi nel mondo e negli Stati Uniti.

Ho avuto l’onore di conoscere e collaborare con questo grande uomo dal 1999, come portavoce per il nord Italia del Tribunale Internazionale Indipendente per i crimini della NATO contro la Jugoslavia, promosso e presieduto da Ramsey Clark, la cui sezione italiana fu promossa e sostenuta da un un enorme lavoro della Fondazione Internazionale Nino Pasti per la Pace e l’Indipendenza dei Popoli, insieme ad altre realtà e attivisti per la pace italiani.

Un uomo e un leader semplice, misurato ma profondamente preparato e di grandi capacità, permeato e portatore anche intorno a sé, di una grande moralità ed etica, che trasmetteva a chi gli era accanto.

Passare qualche ora con lui, era come partecipare a una lezione sulle vicende della storia contemporanea e sulla storia dei popoli oppressi e dell’umanità. Un uomo profondamente legato alla sua famiglia. Ricordo che nel marzo 1999, in una conferenza contro l’aggressione NATO, disse che quel giorno era il suo 50° anniversario di matrimonio con sua moglie Georgia e parlò di lei con grande amore e affetto, rammaricandosi e scusandosi con la sua famiglia e lei in particolare, per non essere là con loro, ma disse che lei era comunque al suo fianco, comprendendo che la sua assenza era un atto necessario per difendere coloro che avevano bisogno in quel momento, di una difesa da una spaventosa ingiustizia e che ne era partecipe. Perché la sua Georgia e i suoi figli condividevano la sua fede nella giustizia sociale e nella verità. Dopo queste parole ci fu una ovazione dei presenti.

Chi era e cosa è stato Ramsey Clark.

William Ramsey Clark era nato a Dallas il 18 dicembre1927, svolto il servizio militare nel corpo dei Marines nella II° Guerra mondiale, è poi diventato avvocato e giurista, divenendo tra il 1967 il 1969, Procuratore Generale degli Stati Uniti. Dal 1974 cominciarono le sue battaglie politiche, dapprima a difesa dei diritti civili dei neri, dei pellerossa, degli ispanici negli USA, difendendo gratuitamente centinaia di accusati e prigionieri politici, per poi fondare nel 1992 l’International Action Centre negli USA e porsi un orizzonte internazionale.

Negli ultimi cinquant'anni, Clark ha sfidato e combattuto senza tregua, in prima linea le illegalità e la violenza del potere degli Stati Uniti e sostenuto numerose cause che hanno ferito l'umanità.

Nella sua lunga storia di rappresentante di cause scomode e dure, da infaticabile combattente per la verità e la giustizia, Clark ha difeso dal presidente iracheno Saddam Hussein, al leader libico Muammar Gheddafi, dal presidente dell’OLP Yasser Arafat al presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, da Radovan Karadži?, ex politico serbo-bosniaco accusato di crimini di guerra durante la guerra in Bosnia, al presidente liberiano Charles Taylor, dal presidente venezuelano Chavez a Fidel Castro. Oltre alle centinaia di battaglie per difendere vittime del razzismo, dell’oppressione e delle ingiustizie negli Stati Uniti. Tra queste ci sono state Lori Berenson, una cittadina statunitense accusata e condannata per aver sostenuto la guerriglia in Perù; Padre Philip Berrigan, un prete cattolico che aveva protestato contro la guerra, i sopravvissuti e i parenti di coloro che furono assassinati a Waco dopo un assedio del loro complesso, da parte di agenti federali; Lyndon LaRouche il politico statunitense, Camilo Mejía un soldato americano accusato di diserzione, Leonard Peltier, l’attivista pellerossa americano condannato a morte, in una prigione federale da 45 anni. In una manifestazione per la libertà di Peltier a San Francisco, il 16 novembre 1997, egli disse alla folla partecipante: "Tutti sanno, e soprattutto i pubblici ministeri e l'FBI, che Leonard Peltier è innocente del crimine per quale è stato condannato…È essenziale liberare Leonard Peltier e, così facendo, riconoscere le popolazioni indigene e native come le prime, le prime tra pari. Finché Leonard non sarà libero, siamo tutti a rischio. Questo obiettivo starà a significare, se il popolo americano ha la volontà di resistere ai potenti interessi economici che controllano i media e il complesso militare-industriale, che stanno devastando i poveri in tutto il pianeta…”.

Oltre a Stephen Yagman, un avvocato condannato per aver criticato un giudice federale, Mary Kelly e cinque membri della Pitstop Ploughshares accusati di aver danneggiato un aereo della Marina statunitense in Irlanda, inoltre decine di prigionieri delle Pantere Nere, tra gli altri, erano da lui difesi.

Così come fu avvocato difensore di Frank Serpico accusatore della NYPD (polizia di New York) di corruzione.

Ha rappresentato o sostenuto queste figure non per simpatie o affinità ideologiche, ma sulla base del suo profondo credo nella giustizia e nello Stato di diritto, come uomo di legge. Sulla base del suo impegno indiscutibile a rispettare il principio che chiunque, indipendentemente da chi sia, possa ricevere un processo equo e che lo Stato di diritto, compreso il Diritto internazionale, deve essere rispettato. Su questi principi è stato irremovibile e di una coerenza rarissime. Indipendentemente dal livello di impopolarità o delle campagne diffamatorie pianificate dai vari dipartimenti di Stato USA e relativi servizi segreti, dei rischi che avrebbe affrontato, non ha mai fatto un passo indietro, né ha mai evitato la possibilità di difendere il principio dello Stato di diritto per ogni essere umano, la battaglia di tutta una vita.

Si era unito alla squadra di difesa del presidente iracheno Saddam Hussein perché riteneva che gli Stati Uniti avessero invaso l'Iraq in violazione del Diritto internazionale e non fornivano al presidente iracheno un giusto processo, entrambe le convinzioni poi confermate come reali, dai successivi eventi e documentazioni emerse negli anni, anche negli dagli organismi delle Nazioni Unite per i diritti umani. Rimase parte dello staff di difesa, insieme ad Aisha Gheddafi figlia di Muammar Gheddafi, anche quando quattro avvocati furono assassinati, tra cui alcuni suoi consulenti sul posto e gli altri, tra cui lui, minacciati di morte. Emblematica la scena in cui nell’illegittimo Tribunale speciale iracheno creato e diretto dagli Stati Uniti, egli si alzò in piedi e, in faccia al supposto giudice gli ricordò in modo fermo che lo Stato di diritto deve essere sempre rispettato da un uomo che rappresenta la legge e che doveva pronunciarsi sulle mozioni presentate da un avvocato difensore, questo banale concetto causò un tale sommovimento nell’aula, che invece di rispondergli fu ordinato alle guardie di allontanarlo dall'aula con la forza.

A Baghdad prima e dopo

Nella sua carica di Procuratore Generale è stato determinante nella stesura di alcune delle principali legislazioni sui diritti civili e ambientali negli Stati Uniti, che qualsiasi generazione prima o dopo ha prodotto.

La sua figura ha contribuito al Civil Rights Act del 1964, alVoting Rights Act del 1965 e alla legislazione che in seguito ha ispirato la creazione della Environmental Protection Agency o EPA. E’ stato anche candidato alla presidenza degli Stati Uniti nel 1972 e al Senato USA nel 1974 e nel 1977, oltre alla carica di sindaco a New York, arrivando secondo.

Accompagnò personalmente Martin Luther King Jr. e James Meredith a sfidare il terrore razzista dall'Alabama al Mississippi, come convinto oppositore del razzismo. Al Dipartimento di Giustizia, si è spesso opposto alle politiche repressive all'interno del governo, del Congresso dell'FBI, scontrandosi con l’allora capo della CIA J. Edgar Hoover. Mike Wallace, famoso giornalista della CBS TV, in un programma televisivo nazionale, sulle tattiche di ricatto usate da J. Edgar Hoover per intimidire i suoi avversari, dichiarò: "C'era solo un uomo che non aveva paura di resistere e opporsi a Hoover: Ramsey Clark".

Una volta esterno al governo, Clark affrontò frontalmente e direttamente la politica estera degli Stati Uniti, viaggiando in dozzine di paesi per incontrare le persone e i popoli che erano state vittime di guerre e sanzioni. Senza timori, sia che si trattasse di sfidare le bombe statunitensi nel Vietnam del Nord nel 1972 o di contare i corpi negli obitori di Panama e nel quartiere bombardato di El Chorrillo per calcolare il vero numero di vittime nell'invasione statunitense del 1989, egli ha rischiato la vita innumerevoli volte per riportare indietro le verità documentate delle aggressioni statunitensi. Viaggiò per migliaia di Km attraverso l'Iraq nel mezzo di intensi bombardamenti durante la Guerra del Golfo degli Stati Uniti del 1991, per riportare l'unico film non censurato della guerra. E per 12 anni fino alla guerra e all'occupazione USA del 2003, ha condotto una campagna internazionale contro il blocco totale statunitense dell'Iraq, le sanzioni più mortali di una guerra di bombardamenti. In ogni continente, Ramsey Clark ha difeso popoli e paesi dall'ingiustizia e dalla povertà. Vedeva la guerra e le sanzioni statunitensi, come la più grande minaccia per l'umanità. Denunciava il governo e il sistema degli Stati Uniti come una "plutocrazia" e ha sempre denunciato la crescente ingiustizia e repressione negli stessi USA. Negli anni '60, chiese "l'abolizione del sistema carcerario statunitense come lo conosciamo", anni prima che diventasse uno slogan nelle manifestazione dei movimenti di oggi, ed era fermamente contrario alla pena di morte. Il principio, proprio della difesa per Clark era la sua ferma convinzione che i diritti umani e civili devono significare diritto alla pace, all'uguaglianza e alla giustizia sociale ed economica. Ma egli non ha solo “difeso” ha fatto di più, ha agito e lottato per queste sue convinzioni, al fianco dei resistenti in ogni angolo del mondo.

Ha scritto o contribuito decine di libri, tra cui The Fire This Time nel 1992 sulla prima guerra del Golfo; Crimini di guerra: un rapporto sui crimini di guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq nel 1992, che ha analizzato la tragedia umanitaria causata dalla guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq e Crime in America: Observations in its Nature, Causes, Prevention and Control nel 1970, dove rivendicava un sistema di giustizia penale che riabiliti invece di limitarsi a punire.

Nel 1992 gli è stato riconosciuto il Gandhi Peace Award e il Premio delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani il 10 dicembre 2008, in occasione del 60° anniversario dell'adozione della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Ha sempre accettato di sostenere e difendere le cause di oppressi o sfruttati in qualsiasi parte del mondo. Il suo impegno lo portò in Vietnam, che visitò nel 1972 per protestare contro il bombardamento di Hanoi da parte del governo USA. Fu testimone e difensore in paesi che erano direttamente, o tramite mandato, obiettivi di aggressioni statunitensi illegali, dall’Iran all’Iraq, dalla Palestina alla Libia, alla Corea del Nord, al Sudan. In questi paesi, ha sempre difeso pubblicamente la loro sovranità e indipendenza contro la disumanità e il sopruso delle aggressioni USA.

Nel suo infaticabile impegno si è recato in oltre 120 paesi per esprimere solidarietà ai popoli oppressi, in quattro continenti.

Clark è stato un convinto sostenitore dei diritti del popolo palestinese ed era una figura amata in tutto il mondo arabo. E’ stato per 50 anni l'avvocato dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina negli Stati Uniti e in molte arene legali internazionali, quando quasi nessun altro negli USA era disposto a sostenere la giusta causa del popolo palestinese e arabo. Egli ha portato avanti questa solidarietà con il popolo palestinese e arabo durante decenni, contro la grottesca affermazione del governo israeliano e dei suoi paladini in USA, secondo cui fare ciò era antisemita. È stato uno dei critici più eminenti in occidente del regime fantoccio degli Stati Uniti dello Scià in Iran.

A Gaza con col Primo Ministro palestinese Ismail Haniyeh

Anche Cuba è stata un tassello importante delle sue battaglie, dove si è recato molte volte, elogiando le realizzazioni sociali del paese. Dette il suo attivo sostegno alla “Carovana dell'Amicizia” dei Pastori per la Pace che si recò attraversando il Messico, nel viaggio verso Cuba nel 1993. Si schierò per l'immediato ritorno a casa del bambino cubano di sei anni Elián González, denunciò pubblicamente e ripetutamente l'ingiusta detenzione dei Cinque cubani negli Stati Uniti, dichiarando che se fosse stato al suo posto di Procuratore generale avrebbe respinto le accuse contro di loro. Per i suoi anni di sostegno a Cuba e la sua opposizione al blocco genocida degli Stati Uniti, nel 2012 è stato insignito della Medaglia della Solidarietà, insieme alle Madri dei Cinque cubani.