Vertice Meloni-Scholz: Berlino presenta le nuove regole

22 Novembre 2023 16:00 Gilberto Trombetta



Oggi Giorgia Meloni incontrerà il suo omologo tedesco, Olaf Scholz, per discutere le regole del nuovo Patto di stabilità e crescita. Cioè le "nuove" regole di bilancio (che nella UE vuol dire di taglio delle spesa pubblica).

Peccato che sedersi a parlare di regole di bilancio con chi trucca i conti sia come sedersi al tavolo di poker con un noto baro.

Eh sì, perché al di là dell'esterofila e auto-razzista propaganda di stampa e istituzioni italiane, la Germania tutto è tranne che il virtuoso Paese dipinto da decenni come la locomotiva d'Europa.

La Bundesrechnungshof, la Corte dei Conti tedesca, ha accusato il Governo di aver truccato i conti tenendo fuori dal conteggio del deficit pubblico 869 miliardi di euro “nascosti” in 29 fondi speciali. La maggior parte di questi fondi sono stati attivati a partire dal 2020 (il più datato risale al 1950). Di quegli 869 miliardi, 522 sarebbero dovuti risultare nel debito tedesco del 2022.

Insomma mentre noi dal 1992 a oggi abbiamo tagliato 908,5 miliardi di spesa pubblica a suon di avanzi primari, solo negli ultimi anni la Germania ne ha immessi altrettanti nella sua economia ma senza farli risultare a bilancio.

Ma non è una novità.

La Cassa Depositi e Prestiti tedesca, la KFW (Kreditanstalt für Wiederaufbau, lstituto di Credito per la Ricostruzione) è una banca pubblica (80% in mano al Governo centrale, il 20% ai Lander, le Regioni tedesche). Detiene una buona parte del debito dei Lander e della spesa sociale (tra cui quella pensionistica) tedesca.

Ogni anno la KFW raccoglie circa 500 miliardi di euro che usa per sostenere l'economia tedesca. Per esempio concedendo prestiti a tassi di interesse irrisori alle aziende tedesche e controllando ingenti quote di capitale di colossi come Deutsche Post e Deutsche Telekom.

A differenza però del debito contratto da CDP e coperto da garanzia statale (circa 300 miliardi di euro), i 500 milardi di KFW non vengono conteggiati nel bilancio federale tedesco grazie a una discutibile regola di bilancio ad hoc.
Ma non è tutto.

In Germania quasi la metà del sistema bancario è interamente pubblico (mentre il Governo Meloni ha appena svenduto il 25% di MPS, l'unica banca pubblica italiana).

Tra le banche pubbliche tedesche ci sono quelle regionali, le Landesbanken, che sono quindi gestite con criteri squisitamente politici per supportare gli obiettivi di finanza pubblica del Governo centrale.

Lo fanno finanziando i Lander, le imprese locali e intervenendo sul mercato dei Titoli di Stato (acquistando Bund per tenere bassi i tassi di interesse ma anche vendendo al momento giusto i TdS di altri Paesi, tipo l'Italia, per fare salire gli interessi dei competitor).

Una cosa simile fa da sempre la Bundesbank, la Banca Centrale tedesca, che interviene sul mercato primario dei TdS "congelando" l'invenduto per evitare che sul mercato secondario aumentino i tassi di interesse. Pratica questa che è (sarebbe) vietata dai trattati europei (nello specifico dall'articolo 101 del Trattato della Comunità Europea e successive modifiche).
Ma non è ancora tutto.
Ci sarebbe infatti la fumosa questione del debito dei Lander tedeschi che non sembrerebbe essere computato (del tutto o in parte) all'interno del debito del Governo centrale. Dagli ultimi dati (2020) tale debito ammonta a 768,4 miliardi di euro.

Insomma tra "fondi speciali", debito di KFW e debito dei Lander, il debito pubblico tedesco dovrebbe essere più alto di quello dichiarato (molto più alto, probabilmente quasi il doppio).

A questo come spiegato bisognerebbe aggiungere i finanziamenti più o meno occulti da parte delle Landesbanken e l'intervento della Bundesbank sul mercato primario dei Bund per mantenere bassi i tassi.

Insomma la Germania (giustamente) ha sempre e solo fatto i propri interessi. E lo ha fatto ignorando, aggirando e violando i trattati europei.
Peccato però che contemporaneamente ci facesse (e ci fa) la morale chiedendoci di tagliare la spesa pubblica. Cosa alla quale la classe dirigente italiana (politica e non solo) composta prevalentemente da pavidi servi e da venduti si è entusiasticamente prestata.

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