Siamo un mondo che muore, che non potendo più saccheggiare il resto del pianeta e gli altri popoli si riduce a fare i rubagalline. Allora tocca pure assistere alla lite su come spartirsi i soldi rubati ai russi.
La civiltà occidentale è a questo livello di volgarità. Tra poco ci scanneremo tra noi europei. Con una classe dirigente che neanche sa che la Cina partecipò alla seconda guerra mondiale.
Sfidiamo la Russia, che cerca di evitare l'escalation, addirittura la prendiamo in giro per il fatto che non reagisce, la deridiamo come "tigre di carta".
Un poveretto come tajani può dire così. Un pazzo come sikorski minaccia di abbattere un aereo su cui viaggia Putin. Un mondo di pazzi, e noi impotenti.
Abbiamo governanti che impongono sanzioni ai propri cittadini, dato che il prezzo di gas e petrolio aumenta e le follie della kallas le paga la gente che lavora.
Paghiamo tasse, tante, troppe, che il governo italiano versa nella casse della UE, che le gira all'ucraina, alla Polonia. Con quei soldi si costruiscono strade per i paesi baltici, mentre nel mezzogiorno ci sono solo trazzere. Il mezzogiorno muore, senza sviluppo, si spopola, e la commissione europea, quella amata da Mattarella, parla da quattro anni solo di Ucraina, di guerra alla Russia. Follia, eppure nessuno dice "sono pazzi".
Piano di riarmo, un mare di soldi. Ma non ci sono soldi per curare le persone. E nei prossimi anni sara' peggio, sempre peggio per tutto, per la scuola, la sanità, l'università.
Tutto una follia, tutto assurdo. Eppure niente si muove, nessuno dice niente. Al massimo si usano queste cose per polemica interna, mentendo, sapendo che chiunque governi non potrebbe fare altro, perché le regole sono state fissate altrove, i vincoli di bilancio sono rigidi.
Facciamo polemiche su questo mezzo, litighiamo tra noi, polemiche inutili.
Il nostro destino è nelle mani della von der leyen, della kallas, di Mattarella, dei baltici, della city di Londra.
E nessuno li contesta. E' tutto inutile.
Bisogna rassegnarsi, distogliere lo sguardo, pensare ad altro, fare altro, e quello che viene viene.