PNRR. Le gravi bugie (per omissione) della Corte dei Conti

07 Febbraio 2023 13:00 Gilberto Trombetta

La Corte dei Conti, un organo di Governo di rilevanza costituzionale, ha pubblicato oggi la "Relazione annuale 2022 - I rapporti finanziari con l’Unione europea e l’utilizzazione dei Fondi europei"¹.

Nel documento e nel comunicato stampa che ne dà notizia - prontamente rilanciato dai lacchè della stampa di regime tipo Repubblica - troviamo scritto "Con i fondi PNRR l'Italia passa da contributore netto a percettore netto".

Cioè secondo la Corte dei Conti l'Italia per la prima volta dalla nascita dell'Unione Europea avrebbe ricevuto più soldi di quanti ne abbia versati.

Ma è veramente così?

Ovviamente no.


Com'è possibile quindi che un organo così importante abbia potuto dichiarare il falso?
È molto semplice. Si tratta di una bugia. Una bugia per omissione.

La Corte dei Conti ha calcolato come fossero soldi a fondo perduto sia i prestiti (15,9 miliardi di euro), sia le sovvenzioni (8,9 miliardi di euro).

Che è quello che succede quando uno Stato è percettore netto della UE riguardo al bilancio europeo.

Si tratta di soldi a fondo perduto che lo Stato percettore non deve mai restituire.

Ma così ovviamente non è per i soldi del Recovery Fund.
Non lo è come è lapalissiano per i prestiti, ma non lo è neanche per le sovvenzioni.

Anche quei soldi infatti andranno restituiti a partire dal 2028 ed entro il 2058.

Come? In base ai parametri già usati per il contributo dei singoli Paesi al bilancio europeo². Esattamente quello di cui l'Italia è da sempre (e continua a essere) contribuente netto.

Ma le sovvenzioni nette del Recovery Fund a quanto ammontano?

A circa 25 miliardi di euro in 7 anni.

Una cifra neanche lontanamente sufficiente a coprire il contributo dell'Italia al bilancio UE.

Ricordiamo che tra il 2000 e il 2021 l'Italia ha versato 165,48 miliardi di euro all'Unione Europea. Al netto dei soldi ricevuti indietro.
Ecco, quelli sono gli unici soldi veramente a fondo perduto.
Peccato che sia l'Italia a pagarli alla UE e non il contrario.

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