Aiuti umanitari alla Siria? La risposta shock del Dipartimento di Stato Usa

07 Febbraio 2023 17:00 Francesco Guadagni

Sui libri di Storia, un giorno, la parola “cinismo” sarà quella più adatta per descrivere una caratteristica dell’imperialismo degli Stati Uniti d’America.

Non importa che siano stati i Repubblicani o i Democratici a governare. Ci saranno due esempi per antonomasia a descrivere questo cinismo. Il 12 maggio del 1996 Madeleine Albright, Segretario di Stato dell’amministrazione Usa guidata da Bill Clinton, in un'intervista con Lesley Stahl, alla domanda della giornalista sulla la morte di mezzo milione di bambini iracheni presumibilmente a causa delle sanzioni, giustificò queste misure coercitive con una frase celebre: "ne valeva la pena" pur di rovesciare l’allora Presidente iracheno Saddam Hussein.

Proprio ieri, l’Impero a stelle e strisce ci ha regalato un’altra perla. Durante una conferenza stampa il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Ned Price, ha praticamente risposto al popolo siriano che, finché ci sarà Bashar al Assad in Siria possono pure morire di fame o sotto le macerie, nonostante il devastante terremoto che ha colpito, oltre la Turchia, anche la Siria.

Riproponiamo il botta e risposta tra Price ed un giornalista presente alla conferenza stampa di ieri.

DOMANDA: È semplicemente troppo devastante. Voglio dire, so che ha menzionato le condoglianze e le offerte di aiuto e così via, e le - ha appena detto che è solidale con i nostri alleati in Turchia e in Siria. Quindi stai in Siria solo con i tuoi – con i curdi, per esempio? Non stai con il resto del popolo siriano? Quelli sono i tuoi alleati.

PRICE: No, non è quello che ho detto. Ho detto che siamo solidali con gli alleati turchi. Naturalmente, la Turchia è un importante alleato della NATO.

Qui già c’è poco da aggiungere. Non è finita qui, il botta e risposta è davvero incredibile.

DOMANDA: Va bene. Capisco. Da che parte stai in ??Siria?

PRICE: Gli Stati Uniti sono un partner del popolo siriano. Abbiamo fornito più assistenza umanitaria al popolo siriano di qualsiasi altro paese. Ci impegniamo a fare il possibile su entrambi i lati del confine, per aiutare i nostri alleati turchi a rispondere in prima istanza con sforzi di salvataggio e recupero. Tale sforzo sarà presto avviato con l'assistenza degli Stati Uniti, ma anche con finanziamenti per la ripresa e sforzi di risposta più ampi.

Lo stesso vale dall'altra parte del confine. Siamo determinati a fare il possibile per affrontare i bisogni umanitari del popolo siriano. Lo abbiamo fatto nel corso dei 12 anni di guerra civile per un importo di miliardi di dollari. Lo facciamo attraverso un processo diverso. In Turchia abbiamo un partner nel governo; in Siria, abbiamo un partner sotto forma di ONG sul campo che forniscono sostegno umanitario.

Il governo siriano è utile ricordarlo, è riconosciuto all’Onu da potenze come Cina, Russia, India, Brasile, paesi che rappresentano miliardi di persone nel mondo. Le Ong di fiducia nominate da Price, sono in particolare, i caschi bianchi, utili per la propaganda anti Assad per provocare l’intervento dell’Occidente in Siria. Utili a loro stessi dal momento che hanno ricevuto centinaia di milioni di dollari dai paesi occidentali.

Il giornalista sembra non accontentarsi della risposta di Price, insiste suo malgrado con una domanda, chiedo un gesto umanitario, anzi due addirittura. In un mondo più giusto sarebbe come minimo una domanda di buon senso.

DOMANDA: Bene, mi lasci dare seguito a questo perché il governo siriano, per quanto ne so, è un governo che lei riconosce ancora. Non ha mai disconosciuto il governo siriano. Allora perché non contattare il governo siriano? Sono al potere. Sono quelli che gestiscono queste operazioni di salvataggio o operazioni di aiuto e così via. Sarebbe un grande gesto. Un altro gesto sarebbe quello di revocare in qualche modo le sanzioni che hanno praticamente soffocato la Siria.

MR PRICE: Ha detto, resisterò alla tentazione di entrare nel merito, piuttosto farò domande. Ma sottolineerò che sarebbe abbastanza ironico, se non addirittura controproducente, da parte nostra rivolgerci a un governo che ha brutalizzato la sua gente nel corso di una dozzina di anni, gasandoli, massacrandoli, essendo responsabile di molte delle sofferenze che hanno sopportato.

Invece, abbiamo partner umanitari sul campo che possono fornire il tipo di assistenza all'indomani di questi tragici terremoti, ma questi partner umanitari che sono stati attivi sul campo fin dai primi giorni della guerra civile. Questo è un regime che non ha mai mostrato alcuna inclinazione a mettere al primo posto il benessere, il benessere, gli interessi della sua gente. Ora che la sua gente sta soffrendo ancora di più, continueremo a fare ciò che si è dimostrato efficace nel corso degli ultimi dodici anni circa: fornire quantità significative di assistenza umanitaria ai partner sul campo. Questi partner, che a differenza del regime siriano, sono lì per aiutare le persone piuttosto che per brutalizzarle.

Eccolo, di nuovo, il cinismo a stelle e strisce. La sintesi perfetta: i siriani dovranno morire, almeno quelli che vivono nelle aree controllate dal governo siriano. Si diranno aiuti nelle zone controllate dalle loro reggicoda, islamisti o filocurdi che provvederanno ad arricchirsi anche con questa sciagura del terremoto.

Price negando l’evidenza, non ha parlato del continuo furto di petrolio e grano che avviene ogni giorno ai danni del popolo siriano, almeno Donald Trump era sincero, ammettendo che in Siria i soldati statunitensi erano presenti per rubare il petrolio.

Insomma, sanzioni, furti, bombe, appoggio ai gruppi terroristici di ogni risma e quello brutale sarebbe il governo siriano. I brutali sarebbero l’Iran, la Cina, la Russia che hanno subito inviato aiuti umanitari alla Siria.

È il mondo alla rovescia che neanche il terremoto sembra poter scuotere….

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