Il movimento di solidarietà con la Palestina e contro il sionismo è stato, e continua ad essere, forte e generoso. Ma un altro compito spetta a coloro che scendono in piazza e combattono il genocidio che si sta conducendo a Gaza e nel Libano: quello di non abbassare la guardia su una questione che è centrale in Italia, rappresentata dalle leggi repressive del governo che hanno trovato nel disegno di legge 1660 la loro più alta espressione.
Si tratta di una sintesi con forza di legge di tutto l'armamentario fascistoide che ha accompagnato lo sviluppo politico della destra. Dai giornali, dalle TV e dalle dichiarazioni degli esponenti della destra si è diffusa un’ideologia contro tutte le forme di resistenza popolare su questioni sociali come la casa, gli scioperi, le manifestazioni di piazza sul carovita, la sanità, gli immigrati, il degrado urbano ecc.
Non si tratta più di una versione di destra dei fatti, ma di una ideologia reazionaria che tende ad imporre un sistema di governo che ha le caratteristiche di un neofascismo di fatto.
La parola sembra grossa, ma riflettendoci bene che cos'è un regime autoritario se non normativa repressiva più ideologia reazionaria che tende a far diventare reato quelle che sono manifestazioni di lotta contro un sistema ingiusto? L'aspetto più insidioso di questa politica non sta tanto e solo nella normativa, ma anche nella propaganda di regime che tende a dimostrare che la lotta è reato e quindi a intimorire la gente e costruire un deterrente che giustifica la repressione. Ormai non si tratta più di episodi.
E' a questo punto che entra in ballo la parola antifascismo. Non si tratta di un insulto alla Meloni per denunciare il suo passato. Si tratta di considerare il suo presente, di dare forza all'antifascismo e di chiamare le cose col loro nome
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