L'OCCIDENTE IMPERIALISTA IN CRISI VA AL CONTRATTACCO CAPIRE BENE FORME E TEMPI DELLA SUA SCONFITTA

di Roberto Gabriele

Le due grandi guerre in Ucraina e in Medio Oriente hanno costretto l'occidente imperialista a puntare i piedi e tentare di rovesciare una tendenza alla crisi che sembra irreversibile.

Le forze in campo in queste guerre, è bene chiarire, non hanno lo stesso spessore. Infatti, anche se l'Ucraina ha ricevuto un grande sostegno in armi, tecnologia e consulenza e “intelligence” militare dalla NATO, essa ha dovuto fare i conti con una Russia che, contrariamente alle previsioni occidentali, non è entrata in crisi con la prova militare.

Anzi, si è compattata ed è riuscita sul piano economico e tecnologico a consolidarsi e questo ha reso di fatto irreversibile l'esito del conflitto, non ancora concluso, ma destinato a vedere la dissoluzione dell'Ucraina. A meno che nelle cancellerie occidentali non si decida di cambiare la natura della guerra, rendendola guerra diretta e globale con la Russia. Allora lo scenario cambierebbe e si andrebbe a una verifica dei rapporti di forza a più alto livello. In questo caso molti di noi non avrebbero neppure la possibilità di vedere come il confronto andrebbe a finire.

Nel secondo caso, la guerra in Medio Oriente, la situazione e i rapporti di forza erano e rimangono diversi. Qui gli occidentali hanno avuto la possibilità di sviluppare una potenza d'attacco non paragonabile a quella del Fronte della Resistenza. Il quale, pur avendo una capacità di combattimento elevata, non poteva aver ragione facilmente della potenza distruttrice dello stato sionista che non è altro che la prima linea del blocco imperialista occidentale. Il genocidio palestinese a Gaza, le distruzioni in Libano, i bombardamenti quotidiani contro la Siria e la preparazione di una guerra in profondità contro l'Iran sono all'ordine del giorno di Israele e dei suoi sostenitori: una rivisitazione di nazismo in Medio Oriente che ricorda, forse in peggio, ciò che i nazisti hanno fatto in Europa fino a quando non hanno dovuto fare i conti con Stalingrado.

Resistere in queste circostanze, nonostante gli eroismi, sta mettendo a dura prova la tenuta del fronte della resistenza: Gaza distrutta, il Libano in difficoltà e l'Iran minacciato di attacchi distruttivi.

La vicenda siriana si è abbattuta come un fulmine sul fronte di guerra, modificando i rapporti di forza a favore degli occidentali e di Israele.

Tutto è perduto dunque?

A questo proposito bisogna fare due considerazioni, una specifica sulla guerra in Medio Oriente e un'altra che riguarda l'evoluzione della crisi imperialista e le sue effettive potenzialità. Per capire come andranno le cose bisogna considerare sia la situazione di Israele che ciò sta accadendo nell'occidente imperialista.

Per quanto riguarda Israele la domanda è questa: è realistico il sogno di Netanyahu della grande Israele? La logica di sterminio con cui i sionisti hanno reagito dopo l'attacco del 7 ottobre va in questa direzione. Non si è trattato infatti solo di una risposta criminale all'attacco di Hamas ma, con l’apertura di un conflitto in tutta l'area mediorientale, ha preso forma la possibilità di realizzare qualcosa di più importante: puntare all’annessione di Gaza e della Cisgiordania, avanzare la frontiera in Libano e infine, visto l'esito della vicenda siriana, consolidare il controllo sul Golan e andare oltre. Questo sogno non è solo dei sionisti. E' anche dell'occidente imperialista che sogna un Medio oriente pacificato sotto il controllo del gendarme istraeliano. Sarà questo l'esito della guerra? Finora la storia ci insegna che ogni volta che si è inseguito questo sogno la crisi si è riprodotta in maniera allargata, anche se forme e tempi vanno attentamente analizzati, guardando anche alla crisi interna della società israeliana, che non può vivere più a lungo in una stato di guerra senza che si producano effetti devastanti nel tessuto sociale.

Ma la questione delle guerre attuali riguarda anche la situazione interna che producono nell'occidente imperialista.

Non c'è solo un fronte di guerra in cui l'occidente a guida americana concentra le sue forze. C’è anche una crisi dell’occidente, fatta di difficoltà economiche a reggere il confronto internazionale e di un avanzato stato di crisi sociale, che trova anche sponde a destra. La vittoria di Trump e il consolidarsi delle forze populiste, razziste e liberiste in Europa indicano che le classi dirigenti del sistema imperiale si stanno organizzando per affrontare il peggio. E l'Italia è uno dei paesi coinvolti nel processo di trasformazione.

In questo contesto i comunisti sono essenziali non come ripetitori di giaculatorie ideologiche, ma come forza reale che organizza il movimento che deve contrastare le guerre e la crisi che i lavoratori pagano pesantemente. Avendo in mente Lenin.

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