Ma com’è che nella lista dei “putiniani d’Italia”, che sarebbe stata scritta dal Copasir e rivelata dal Corriere, non c’è Vincenzo de Luca (questa la sua ultima uscita)? E, ad essere pignoli, non c’è neanche il Papa che identificava come origine della guerra in Ucraina “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia”.
C’è invece tra coloro che si lasciano andare ad – per citare le parole del Corriere – “accuse ricorrenti a Draghi (che) vanno dal «mandarci in guerra» mettendo a rischio la sicurezza della nazione «per l'ambizione di diventare segretario generale della Nato», all'«aver causato l'aumento del costo dei generi alimentari ed energetici e la chiusura di numerose aziende»”, anche L’AntiDiplomatico.
Ma, visto che ci siamo, un'altra domanda: che fine dovrebbero fare coloro che sarebbero stati indicati dal Copasir come i “putiniani d’Italia”? Il Codice penale (art. 245 ) parla chiaro: “Intelligenze con lo straniero per impegnare lo Stato italiano alla neutralità o alla guerra. Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità, ovvero alla dichiarazione di guerra, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni. La pena è aumentata se le intelligenze hanno per oggetto una propaganda col mezzo della stampa.”
Tutti in galera per essersi espressi contro lo sconsiderato invio di armi secretate al regime di Kiev? Crediamo di no. La cosa più probabile è che questa buffonata dei “putiniani d’Italia” finirà come la bufala degli “hacker di Putin” di quattro anni fa.
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