Nel democratico e libero Occidente denunciare la vera natura del regime israeliano può costare caro, finanche la propria libertà, come testimonia quanto accaduto all’attivista anti-sionista Yael Khan.
La donna, figlia di un sopravvissuto alla Shoah, è stata arrestata ieri a Londra dalla polizia dopo essersi rifiutata di rimuovere un cartello con le parole "Israele nazista" e “Nazi Israele (dove sono nata) vuole che TU sua complice della SOLUZIONE FINALE a Gaza“.
"Nazi Israel (where I was born) wants YOU to be complicit in the FINAL SOLUTION of Gaza"@YaelKahn whose Jewish family suffered under the Nazis, was arrested in London yesterday for speaking up against the neo-Nazi State of Israel which commits genocide right in front of our eyes pic.twitter.com/DZh5lNZ3Bh
— ????????? ???????????????? ???? ???????????????????????????????????? (@ronnie_barkan) November 5, 2023
Dopo il suo rifiuto quando la polizia le ha detto che quegli slogan di denuncia verso il disumano regime israeliano che sta compiendo un genocidio a Gaza, la donna ha risposto che il vero discorso d'odio è l'assunto che tutti gli ebrei sostengono Israele e il genocidio a Gaza, è che questo è anche antisemita.
A questo punto una poliziotta procede ad arrestarla.
Tra divieti di manifestazione, licenziamenti per chi sostiene la Palestina come il calciatore del Mainz (Germania) Anwar El Ghazi, e rigida propaganda sionista a reti unificate, in Occidente è praticamente vietato muovere critiche verso il regime israeliano. Evidentemente neanche se sei un’ebrea nata in Israele come Yael Khan. L’occidente è sempre più un simulacro di democrazia, concetto che viene utilizzato per cercare di nascondere i crimini del regime sionista.
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