Stati Uniti, parlamentari promuovono legge per ostacolare la normalizzazione della Siria con i paesi arabi

Una vendetta trasversale in stile mafioso. Si può sintetizzare in questo modo il modus operandi che gli stati Uniti d’America stanno adoperando per ostacolare il successo diplomatico della Siria dopo gli anni della guerra con il rientro di Damasco nella Lega araba.

Un successo non solo politico che potrebbe rivelarsi anche economico, in quanto la Siria deve essere ancora ricostruita dopo le distruzione della guerra per procura imposta dall’occidente, dalle sanzioni di USA e Unione Europea che hanno messo in ginocchio la popolazione siriana.

I successi politici della Siria sono culminati la scorsa settimana con la visita in Cina del Presidente Bashar al Assad su invito del suo omologo cinese Xi Jinping. I due leader hanno parlato di un partenariato strategico che rappresenta una novità per i due paesi rafforzando la cooperazione politica ed economica.

Washington non può restare a guardare, lo schiaffo è di quelli forti.

Ecco, quindi, che due senatori repubblicani Marco Rubio e James Risch hanno proposto l’Assad Regime Anti-Normalization Act del 2023.

Sono repubblicani, nessuna illusione, perché ancora le coltiva che con un’altra amministrazione le cose oltreoceano possano cambiare.

Il disegno di legge prevede un’estensione delle sanzioni statunitensi contro il governo di Bashar al-Assad fino al 2032 e mira a impedire a Washington e ai suoi alleati di normalizzare le relazioni con la Siria.

"Nonostante una crescente montagna di prove contro Assad per crimini di guerra, c'è stata un'ondata preoccupante di sforzi per riabilitare e insabbiare il regime e i suoi crimini. Questa legislazione impone una politica di isolamento diplomatico ed economico contro il regime di Assad", ha spiegato Risch.

La legislazione richiede anche una “descrizione delle misure che gli Stati Uniti stanno adottando per scoraggiare attivamente il riconoscimento” del governo siriano, compreso il monitoraggio dell’”impegno diplomatico specifico” tra la Siria e gli stati arabi, tra cui Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Giordania.

A seguito del devastante terremoto che colpito la Turchia e anche la Siria lo scorso febbraio, diversi stati arabi si sono affrettati a fornire aiuti umanitari alla Siria.

Il disastro ha innescato un’azione diplomatica regionale verso Damasco e un rinnovo degli appelli per revocare le sanzioni, affrontare le preoccupazioni umanitarie, inclusa la crisi dei rifugiati, e trovare una soluzione per porre fine alla guerra in Siria.

A luglio, una fonte diplomatica araba aveva dichiarato ai media siriani che alcuni di questi paesi hanno ridotto il loro impegno con la Siria sotto una campagna di pressione da parte degli Stati Uniti, che includeva la sospensione dell’assistenza finanziaria ad alcuni alleati arabi di Washington.

Ad agosto, gli Stati Uniti si sono astenuti dal rinnovare la deroga alle sanzioni emessa dopo il terremoto, che consentiva temporaneamente agli aiuti umanitari di entrare nei territori controllati dal governo e distrutti dalla catastrofe.

Il disegno di legge anti-normalizzazione presentato da Rubio e Risch non è il primo.

L’11 maggio, il rappresentante statunitense Joe Wilson e altri 35 altri hanno presentato l’Assad Regime Anti-Normalization Act, che mirava a fungere da “avvertimento per… i paesi che normalizzavano le relazioni con Assad”.

È chiaro che isolare e danneggiare la Siria significa per gli USA colpire gli alleati più stretti di Damasco, ovvero Iran e Russia.

Emerge sempre di più come l’Asia occidentale sia terreno di scontro di un altro fronte di guerra tra Russia e NATO, dopo quello ucraino.

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