Gedi, per gli Elkann "lavoro completato"


di Paolo Desogus*

Da molto tempo Repubblica è un quotidiano indigesto. La nuova direzione ha senz'altro migliorato la qualità della testata dopo gli anni di Molinari, personaggio su cui preferisco non esprimermi per il timore di ricevere qualche querela. Nel complesso Repubblica resta un giornale insufficiente per il basso livello dell'informazione, la tendenziosità del montaggio delle notizie, nonché per la linea politica guerrafondaia e la totale accettazione dell'ideologia del libero mercato.

Repubblica ha svolto un ruolo molto negativo anche nel Pd e più in generale nella sinistra. Dopo la fine del Pci e le varie transumutazioni verso il PD assunto una funzione "pedagogica" estremamente dannosa. Nel corso degli anni ha costruito un'immagine della sinistra che diremmo protorenziana e che ha liquidato l'idea della politica come luogo di mediazione tra gruppi sociali in favore di un attivismo moralistico ed estetico di cui Michele Serra è stato il maggiore ideologo. Proprio per questo, con una formula, potremmo dire che dagli anni Novanta Repubblica ha inventato il "qualunquismo dei ceti medi progressivi".

Negli ultimi anni, con l'acquisizione della famiglia Elkann, Repubblica ha fornito una copertura a sinistra delle operazioni che il gruppo stava compiendo sul patrimonio industriale degli Agnelli, costruito con il forte sostegno pubblico. La svendita di numerose fabbriche (l'ultima delle quali è l'Iveco), la delocalizzazione della produzione e il matrimonio che ha generato Stellantis sono operazioni condotte senza che da sinistra si sia mossa alcuna protesta. E tutto questo con la forte copertura della stampa e in particolare di Repubblica.

Che il gruppo Gedi passi ora di mano mi lascia dunque molto indifferente. Mi pone però anche un interrogativo, anzi due. Se gli Elkann non hanno più bisogno di tenere in piedi il carrozzone di Repubblica, da anni in perdita e con lettori dimezzati in pochissimi anni, potrebbe voler dire che hanno completato il lavoro. C'è anche una seconda domanda: la vendita potrebbe voler anche dire che gli Elkann possono agire senza più il controllo della stampa, consapevoli che la politica è troppo debole per intervenire.

Vedremo. È difficile prevedere il destino di Repubblica, un quotidiano oramai privo di una cultura riconoscibile. L'azionismo scalfariano si è ormai dissolto. Per quanto moralistico e talvolta persino ipocrita era fondato su un'idea di razionalità politica che oggi quel quotidiano non è più in grado di esprimere, soprattutto dopo il passaggio di Molinari che ha dato al giornale un'impronta ideologica autoritaria. Un cambio di rotta è possibile, ma occorre coraggio, cultura e intelligenza, tre qualità che i poteri attuali non intendono affatto coltivare e promuovere.

*Post Facebook del 12 dicembre 2025

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