Celebrati dal recente documentario in tre puntate “Il veleno di Putin”, sono sempre di più i dissidenti ancora vivi dopo essere stati “avvelenati dai servizi segreti di Putin”. E così, dopo gli Skripal, Navalny, Kara-Murza, Verzilov, Vikhareva… ora è la volta di tale Natalia Arno, direttrice della Free Russia Foundation, e di una giornalista, di cui non è stato fatto il nome.
Secondo la polizia di Berlino, le due donne sono state avvelenate (addirittura, con gas nervino) mentre si recavano ad una conferenza organizzata da Mikhail Khodorkovsky, strenuo oppositore di Putin. Intanto, ci illumina il Corriere della sera, negli ultimi tempi, stessa sorte sarebbe toccata ad altri quattro giornalisti e a vari esponenti politici, tra i quali John Herbst, ex ambasciatore americano in Ucraina e attuale dirigente di un importante centro di ricerca politica.
Tutti questi avvelenati stanno benissimo. E ora, verosimilmente, qualcuno al Cremlino si sarà domandando se non sarebbe il caso di cambiare, almeno, il veleno.
Francesco Santoianni
Da Avanti.it
P.S. Avevo appena terminato questo ennesimo articolo sui fantomatici “avvelenamenti” ordinati dal Cremlino (realizzati con abominevoli sostanze ma che continuano a non uccidere nessuno) quando sono incappato nell’articolo del Corriere della sera sul malore che ha colpito Lukashenko, conseguenza, ça va sans dire, di un avvelenamento ordinato da Putin
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