Martedì è scomparso José Mujica, ex presidente dell’Uruguay e figura iconica della sinistra latinoamericana. A dare la notizia è stato l’attuale capo di Stato, Yamandú Orsi: “Ci mancherai tanto, vecchio caro. Grazie per il tuo amore per il popolo”, ha scritto sui social. Mujica era malato di cancro all’esofago da oltre un anno e aveva annunciato pubblicamente la gravità della sua condizione già a gennaio.
Nato a Montevideo nel 1935, Mujica visse mille vite: guerrigliero Tupamaro negli anni ’70, prigioniero della dittatura per 12 anni, poi senatore, presidente e infine simbolo mondiale di onestà e sobrietà. Rifiutò i privilegi del potere, vivendo in una casa modesta e donando buona parte del suo stipendio. Durante il suo mandato (2010–2015), legalizzò aborto, matrimonio egualitario e cannabis, trasformando l’Uruguay in un laboratorio progressista.
Ateo convinto, anticonformista, restò sempre fedele alle sue idee: “Non sono povero, sono sobrio. Non voglio che le cose mi rubino la libertà”. Mujica lascia un’eredità politica e morale rara, fatta di coerenza, umanità e coraggio.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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