Se Zelensky parla di pace...


di Paolo Desogus*


Devo dire la verità, l'idea che Zelensky stia preparando un accordo di pace mi preoccupa. Sino adesso la sua idea di pace ha corrisposto con la pretesa velleitaria che i russi lascino il campo. Questo è comunque il minimo, da parte sua il lavoro delle trattative è stato spesso usato per schermare i propositi di escalation. Anche prima dell'attacco nella zona di Kursk Zelensky era in "trattativa". Ora vuole formulare una proposta e il timore è che ancora una volta il suo sia solo un diversivo.

Cos'è che mi preoccupa maggiormente? Mi preoccupa la situazione della centrale nucleare di Kursk. Zelensky ha già testato l'attacco con qualche drone, creando un fortissimo allarme tra i responsabili dell'agenzia internazionale del nucleare. Dalle nostre parti di questo però non si è parlato. I cattivi sono sempre i russi.

È veramente possibile che Zelensky compia un atto così sconsiderato? La ragione dice di no. Ma di razionale si è visto fin qui ben poco. La stessa guerra è frutto di scelte irragionevoli e irrazionali. L'idea che mi ero fatto è che con i droni mandati a Kursk Zelensky volesse creare pressioni verso gli Usa e l'Ue per ottenere i missili a lungo raggio da impiegare in territorio russo.

Sembra che non abbia funzionato anche, se nell'Ue c'è qualcuno a cui prudono le mani. Prudono tanto a Borrell, ma anche a parecchi esponenti politici dei paesi baltici e della Polonia. Anche Macron si era esposto sconsideratamente in favore di un inasprimento del conflitto. In questa fase di interregno, segnata dal decadimento, anche fisico, dell'amministrazione americana, Zelensky potrebbe tentare di approfittarne per spingere ancora di più verso l'escalation. Per lui non ci sono del resto più alternative. Sul campo vince la Russia. L'unico modo per ribaltare la situazione è quella di un intervento diretto degli alleati. Sembra fantascienza. Ma, ripeto, a molti prudono le mani.

A margine. Avete visto? Per tutta l'estate abbiamo atteso il mitico attacco iraniano a Israele. Le agenzie stampa americane ci avevano detto pure il giorno e l'ora X. E invece ad attaccare un paese straniero è ancora una volta proprio Israele. Stamani è toccata alla Siria. C'è però molta preoccupazione in Giordania, che in questi giorni va al voto e l'insofferenza verso la brutalità militare israeliana favorisce un consenso sgradito a Tel Aviv. Però, sia chiaro, anche in questo caso i cattivi sono sempre gli altri.

*Post Facebook del 9 settembre

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