Golfo di Gabes, scongiurato il disastro ambientale?

23 Aprile 2022 20:00 Francesco Fustaneo

Sembra scongiurato il pericolo di un disastro ecologico nelle acque nel Golfo di Gabès, in Tunisia, a seguito dell’ affondamento della “Xelo”, nave di carico commerciale battente bandiera della Guinea Equatoriale, avvenuto lo scorso 16 aprile.

Subito dopo il naufragio i ministeri tunisini di Trasporti e Ambiente avevano parlato della presenza nel relitto di un carico di 750 tonnellate di carburante, basandosi sulle dichiarazioni del capitano della nave affondata.

Scenario, questo , completamene cambiato nei giorni a venire, a seguito delle operazioni congiunte effettuate da subacquei tunisini e italiani, dopo l’arrivo in loco di una nave anti inquinamento inviata dalla Marina italiana. "La nave Xelo affondata nel Golfo di Gabés non contiene diesel e i suoi serbatoi sono vuoti", ha precisato il ministero dell'Ambiente in una nota. Pertanto per le autorità tunisine non ci sarebbe il rischio di inquinamento immediato.

Il capitano della Marina tunisina Mezri Letayef, a capo di un'unità di crisi nel porto di Gabès ha spiegato come i “quattro serbatoi sono pieni di acqua di mare", palesando poi la possibilità che che la nave non sia effettivamente attiva nel trasporto di carburanti.

Già le autorità egiziane avevano negato il fatto che la Xelo fosse partita dalla città di Dalmietta come inizialmente si era sostenuto.

In una vicenda che si tinge di giallo , nel frattempo ieri, proprio il tribunale di Gabés ha spiccato i mandati di arresto per l’equipaggio, con le accuse di “formazione di organizzazione criminale, sabotaggio di nave e danni a cose altrui e dello Stato”.

Nei giorni scorsi poi la magistratura tunisina ha contestualmente avviato due inchieste: una per disastro ambientale e l’altra sulle cause del naufragio.

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