di Michele Zanche
Si fa un gran parlare, giustamente, della Bestia di Salvini: il complesso propagandistico che, sui social, ha permesso alla Lega campagne elettorali aggressive ed efficienti (prima che negli ultimi due anni cadesse in disgrazia). Un’attenzione così morbosa però rischia di spostare il focus della discussione facendo passare il centro-destra come unico utilizzatore di giochetti subdoli sui social, i quali, spesso, sono strutturati in modo da bypassare le regole di trasparenza di finanziamenti da parte di partiti o singoli candidati politici. Vediamo un caso pratico per il Partito Democratico.
In questi giorni stanno apparendo i post sponsorizzati di tre pagine Facebook distinte, non riconducibili al Partito Democratico: Difendiamo le unioni civili, Futuro antifascista, Orgoglio Democratico (l’unica che si richiama in modo diretto al PD seppur come “pagina non ufficiale di simpatizzanti”). Queste tre pagine (ma potrebbero essercene delle altre) sono state create tra febbraio e aprile del 2017, un anno prima delle elezioni politiche del 2018. Tutte e tre, inoltre, risultano inutilizzate per gran parte del 2021, con una ripresa delle pubblicazioni dalla seconda metà di luglio di quest’anno (cioè dopo la caduta del governo Draghi).
Prendiamo ora per praticità le pagine Difendiamo le unioni civili e Orgoglio Democratico. Entrambe sono apparse in bacheca di chi scrive (l’altra si è aggiunta in seguito) con due post sponsorizzati con l’immagine della campagna elettorale Scegli con due slogan non ufficiali: Con il Family Day o Con il Gay Pride (https://www.facebook.com/difendiamounionicivili/posts/pfbid034ndXsxLcFBxXnjN4DmWPXKVh9h6HqxdXztRtLWkrzrbC4J5CZyqx23rsV4MmvSA1l) e Con Almirante o Con Berlinguer (https://www.facebook.com/orgogliodemocratico/posts/pfbid0J4nLMcXbyEGqTyQajMiay1941nhmPQLMVDnVF1CAbrtkedaMB8xAcVEcG1PdJ5snl). Entrambi i post sponsorizzati hanno più di 20mila reazioni (per lo più risate), è ciò significa una sponsorizzazione di al minimo tre zeri. Andando a fare un controllo sulla libreria inserzioni delle tre pagine, si scoprono diverse cose interessanti:
In questa nostra indagine non è saltato fuori nessun nome proprio. Non è quindi possibile con le informazioni a nostra disposizione sapere con assoluta certezza se queste sponsorizzazioni sono state pagate dal PD o da uno dei loro candidati. Quello che si può dire è che:
A tal proposito sarebbe utile qualche solerzia in più da Facebook, sempre pronto a sanzionare le temibili fake news dei bot putiniani gestiti direttamente da Vladimir Vladimirovic nella torre più alta del Cremlino, ma alquanto impreciso quando questo tipo di campagne avviene tra candidati italici in possesso di un buon inglese o buon francese.
Per il resto, ci affidiamo alle indagini di voi lettori, che da oggi presterete maggiore attenzione sul tema.
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