Manifestazione 5 novembre: quale pace?

Come l'AntiDiplomatico pubblichiamo 4 contributi sulla manifestazione di domani a Roma. Sono 4 contributi che con sfumature diverse sottolineano aspetti fondamentali e ambiguità sulla kermesse che domani metterà insieme anime diverse e un programma di azione per molti aspetti superato e poco incisivo. I contributi sono di Agata Iacono, Francesco Santoianni, Vincenzo Brandi e Sergio Cararo.

Di seguito il primo contributo.


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di Agata Iacono

Domani 5 novembre a Roma si svolgerà la prima grande manifestazione per la pace indetta in Italia dall'inizio della crisi ucraina.
È tardi.

Perché non è stata indetta prima, quando il parlamento di maggioranza e opposizione del governo Draghi votava invii di armi all'Ucraina e delega in bianco?
Quando la maggior parte degli italiani si esprimeva contro l'invio di armi all'Ucraina e contro l'acuirsi delle sanzioni, dov'erano le associazioni e i partiti che sfileranno in corteo sabato 5 novembre?

Erano davvero convinti che inviando armi si desse all'Ucraina la possibilità di sedersi ad un negoziato in posizione di forza?

Erano davvero convinti che le sanzioni energetiche avrebbero portato al fallimento dell'economia russa?
Per mesi, chi ha sostenuto la necessità di arrivare al più presto ad un negoziato è stato tacciato di "putinismo", ridicolizzato dai media, isolato e addirittura schedato con foto segnaletiche sui giornali di regime draghiano.
Cos'è cambiato adesso?

Il governo, certamente, con un ministero della guerra affidato addirittura a Crosetto: il tana libera tutti alle opposizioni.
E i proclami di Papa Francesco non possono più essere ignorati.
Pentiti, ma non troppo, giustificando il cambio di linea politica con "le condizioni sono cambiate", aderiscono alla manifestazione le sigle sindacali, (la CGIL in particolare si sta dando da fare per i pullman), tutto il mondo dell'associazionismo "pacifista", il Movimento 5 Stelle., ma anche il PD, principale responsabile della co-belligeranza dell'Italia in questo conflitto....

La piattaforma è talmente generica da offrire a tutti la possibilità di riconoscersi nei suoi parametri.
Addirittura Micromedia cerca di trasformare la mobilitazione in "voci di solidarietà al popolo ucraino"
Di cosa si tratta?
La piattaforma che ha indetto la manifestazione nazionale, “Europe for Peace”, - dopo una premessa con diverse falle storiche e geopolitiche che non tengono in nessun conto il fatto che la guerra sia iniziata da otto anni né dei massacri del regime neo-nazista di Kiev – si rivolge direttamente alle Nazioni Unite per chiedere questi tre punti:
"1 CESSATE IL FUOCO SUBITO, NEGOZIATO PER LA PACE!
2 ONU CONVOCHI UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI PACE
3 METTIAMO AL BANDO TUTTE LE ARMI NUCLEARI"
Sicuramente un grande passo avanti rispetto al buffo sit-in organizzato da Letta, Boldrini e Calenda davanti all’ambasciata russa al grido ossimorico “No alle guerre e più armi al regime di Kiev”. Ma, ed è proprio questo il punto nevralgico: la piattaforma della grande manifestazione per la pace del 5 novembre "dimentica" la delega in bianco data dal Parlamento al governo fino al 31 dicembre 2022 per l’invio delle armi italiane all’esercito ucraino.

Una delega di cui sono corresponsabili anche il PD e il Movimento 5 Stelle - che hanno votato anche contro la mozione Crucioli di sospensione dell'invio all'Ucraina nella scorsa legislatura.
Tralasciando, quindi, il secondo punto, troppo generico e che non ha alcuna immediata fattibilità, poiché non considera le difficoltà di Lavrov solo a poter partecipare a New York all’annuale Assemblea delle Nazioni Unite, affrontiamo da vicino il primo e il terzo.
1 "CESSATE IL FUOCO SUBITO, NEGOZIATO PER LA PACE!"
Erano esattamente gli obiettivi raggiunti a giugno ad Istanbul (con la mediazione di Cina, Francia e Germania), la Russia e l’Ucraina.
La false flag anglosassone di Bucha ha imposto il proseguo della guerra. Quindi, arriviamo al nodo centrale: Chi deve negoziare con la Russia un cessate il fuoco? Uno stato fantoccio composto da una giunta imposta con un colpo di stato che ha aperto i gangli dell’amministrazione a neo-nazisti dichiarati Un’Europa che non esiste politicamente e insiste a inviare armi, supina ai diktat statunitensi, mentre singoli Stati membri cercano di svincolarsi dal suicidio?
Ne deriva che il primo punto per essere più credibile, dovrebbe essere declinato così: "LA NATO GARANTISCA UN CESSATE IL FUOCO SUBITO SULLA BASE DELL’ACCORDO RAGGIUNTO A ISTANBUL DA RUSSIA E UCRAINA."
Terzo punto:
"3 METTIAMO AL BANDO TUTTE LE ARMI NUCLEARI"
Il terzo punto è molto interessante e va sostenuto da tutti coloro che veramente vogliono la pace, con forza. Infatti, il TPAN (trattato per la proibizione delle armi nucleari) è entrato in vigore nel gennaio dell’anno scorso. E’ il primo trattato internazionale legalmente vincolante il cui obiettivo è l’eliminazione totale delle armi nucleari.
L’Italia non ne fa, vergognosamente, parte, proprio perché nel nostro territorio ci sono decine di bombe atomiche Usa. A parte il richiamo giusto alle armi nucleari, la piattaforma è talmente generica che anche membri del partito espressione del fondamentalismo bellico della Nato - il PD - possono tranquillamente dichiarare di aderire alla manifestazione, che rischia di essere una nuova marcia colorata Perugia - Assisi. Tante bandiere arcobaleno e sostegno indiretto ai crimini della Nato.
Quello che serve oggi è che – (ad esempio Conte) – dichiari che i primi atti parlamentari del suo partito saranno:

- La cessazione della validità della delega in bianco al governo sulle armi al regime di Kiev;
- Il ritiro unilaterale delle sanzioni alla Russia (inutili e catastrofiche per le condizioni socio-economiche italiane);
- La fine della presenza di armi nucleari sul nostro territorio e l’adesione dell’Italia al TPAN.
Chi ha sostenuto l'urgenza dei negoziati fin dall'inizio è perplesso e sta valutando se aderire alla manifestazione, se evidenziare comunque le evidenti contraddizioni e gravi mancanze della piattaforma.
Sarà comunque una manifestazione molto partecipata e un segnale all'Europa e al mondo. Un momento di confronto, dialogo con persone che chiedono la pace ma che forse sono ancora troppo condizionati da quei media filo Nato che ne sono oggi (come ieri) l'ostacolo più grande.

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