CUTRO E LA PORNOGRAFIA DELLE CONSEGUENZE

10 Marzo 2023 15:00 Michelangelo Severgnini

Il nuovo decreto migranti del governo Meloni è come quei decreti sicuritari che prendevano di mira gli spacciatori a parole, ma proteggevano le mafie che importavano droga.

La questione migratoria si risolve in un problema di scafisti, per loro.

Scafisti quali poi?

Nella quasi totalità dei casi, lo scafista (diremmo meglio "trafficante") non sta sulla nave e tanto meno sul gommone sgonfio.

Quindi chi vorrebbero arrestare, chi vorrebbero punire?

Disgraziati accusati di essere tra gli sfruttatori solo perché si sono visti affidata l'incombenza di reggere una bussola e un timone?

Nei fatti il governo Meloni sta dando impulso alla migrazione, questo è.

Le milizie della Tripolitania che hanno moltiplicato la migrazione negli ultimi 10 anni sono state rimpinguate con un lauto assegno solo qualche settimana fa.

Anzi, via le maschere, facciamone fino in fondo finalmente una questione militare di sorveglianza, affidiamo alla Difesa la questione della migrazione via mare, perché quello è sempre stato.

Ma non nel senso che si militarizza il mare per non far arrivare i migranti. Quella è la scusa. Lo si militarizza perché c'è il traffico illegale di petrolio libico da coprire, anche con mezzi militari.

C'è un dispositivo militare in Tripolitania da puntellare in nome del Fronte Sud della guerra in corso con la Federazione Russa. E per questo i mari del Canale di Sicilia andranno presidiati.

C'è forse persino una fantomatica piattaforma davanti a Tripoli per la ricerca di gas che andrà in qualche modo anche militarmente protetta, secondo gli accordi firmati a Tripoli qualche settimana fa.

Tuttavia, il naufragio di Cutro ha coinvolto un'imbarcazione di legno partita dalla Turchia. Dalla Turchia, non dalla Libia fuori controllo o dalla Tunisia in crisi economica.

Più che un decreto, andava convocato l'ambasciatore turco e attribuita la responsabilità alla compiacenza del governo turco con le loro mafie. Governo turco, ripeto, non libico o tunisino.

Cosa simile andava fatta con l'ambasciatore greco, visto che quell'imbarcazione è transitata per un giorno intero tra le acque e le isole greche.

E se è stata lasciata passare, non è per distrazione o omissione, ma perché è la prassi consolidata, tollerata e forse anche concordata.

Servono 200.000 nuovi stranieri lavoratori solo all'Italia.

Questa dalla Turchia alla Calabria è una rotta consolidata e che reca poco disturbo, si parte e si arriva, senza nemmeno scomodare le Ong.

Solo che questa volta è andata male. Dopo ore di tempesta l'imbarcazione ha ceduto a poca distanza dalle coste calabresi.

E adesso ci stanno tutti ricamando sopra secondo il proprio gusto.

La verità è che la Meloni e le Ong sono fautori della migrazione tanto quanto, una fa il poliziotto cattivo e le altre quello buono, ma alla fine sono d'accordo nel coltivare le cause, perché questi sono poliziotti che sui traffici ci guadagnano, che siano di petrolio e gas, di armi o di esseri umani.

Pertanto qualsiasi cosa diranno o faranno sarà sempre e comunque all'interno della cornice di una pornografia delle conseguenze.

È il destino di un paese colonia: azzuffarsi sul nulla mentre tutto continua tale e quale.

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