Fake news e russofobia. L'incredibile intervista di Fubini a Kasparov

12 Gennaio 2022 15:57 Fabrizio Verde

Sul Corriere di oggi in edicola è uscita un’intervista a Garry Kasparov, scacchista e attivista russo con cittadinanza croata, fino al 1991 sovietico. Insomma, il classico personaggio da tirare fuori quando si vuole attaccare la Russia, già dai tempi dell’Unione Sovietica.

Gli argomenti utilizzati non sono più fantasiosi della scelta del personaggio. «Situazione simile agli anni 30», sentenzia infatti lo scacchista.

Fubini gli chiede se venga sottovalutata la determinazione di Putin nel voler attaccare l’Ucraina e Kasparov risponde così: «Dire che si sottovaluti è un understatement. Negli anni 30 Parigi e Londra sottovalutarono Hitler. Oggi parlare di sottovalutazione significa ignorare l’esperienza storica, perché abbiamo già avuto gli anni 30. Significa ignorare quello che Putin ha già fatto e ha detto. E’ incredibile».

Sì incredibile, proprio come le dichiarazioni di Kasparov oggettivamente vecchie, trite e ritrite. Una storia già vista. Ma nonostante questo il mainstream continua a propinare le sue narrazioni tossiche puntualmente smentite dalla realtà.

La Russia chiede sicurezza, che ai propri confini non debba essere costretta a subire lo schieramento di missili o altri armamenti che possono causare distruzioni di massa. A grandi linee, la posizione della Russia è composta da tre punti chiave: il ritiro delle armi nucleari statunitensi dall'Europa, la cessazione della pratica di schierare forze convenzionali della NATO vicino ai confini della Russia e creare lì le sue infrastrutture militari e la rinuncia ufficiale della NATO a far entrare l'Ucraina e la Georgia nell'alleanza.

A parere di Mosca, queste misure aiuteranno a porre rimedio a un grave squilibrio di sicurezza in Europa emerso dopo la disgregazione dell'Unione Sovietica e del Patto di Varsavia. Ciò contribuirà ad allentare considerevolmente la tensione militare e politica e a ricongiungersi al principio di base affermato da tutti gli Stati membri dell'OSCE al vertice di Istanbul del 1999 secondo cui la sicurezza di uno Stato o di un gruppo di Stati non può essere garantita a spese della sicurezza di altri Stati.

Ma Kasparov riesce a ribaltare la realtà: «Fondamentalmente vuole un veto sul diritto di altri paesi a entrare nella Nato. E in questi 15 anni è stato fedele alle sue parole attaccando la Georgia, annettendo la Crimea, avviando una guerra contro l’Ucraina e adesso prendendo di fatto il controllo del Kazakistan».

Come vediamo, in poche righe l’intervistato riesce incredibilmente a condensare tutte le peggiori fake news russofobe degli ultimi anni.

Le conclusioni sono ancora più tragiche: Kasparov propone ancora sanzioni e invita l’Europa a non comprare più gas russo. Insomma, propone una sorta di suicidio per i paesi europei.

La circostanza più triste è che a simili estremisti venga dato tanto spazio su quello che sarebbe sulla carta il primo quotidiano italiano.

Non ci stupisce invece che sia Fubini ad alimentare una tale narrazione. Un giornalista che è passato con grande disinvoltura dall’avvelenare i pozzi su Euro ed Unione Europea a fare lo stesso sulla politica internazionale. Evidentemente si tratta della sua specialità.

In ultima analisi, il livello di russofobia raggiunto nel nostro paese ha raggiunto il parossismo, ma non smette mai di stupire. Così come non smette di stupire il solito schema mainstream di demonizzazione dell’avversario. A tal proposito la cosiddetta ‘reductio ad Hitlerum’.

Curioso che questa operazione sia portata avanti da chi invece difende a spada tratta estremisti e neonazisti come la classe dirigente al potere in Ucraina.

Questo un esempio lampante: il canale in lingua ucraina dell'emittente statale statunitense RFERL è impegnato da tempo nella riabilitazione del collaboratore nazista dell'era della seconda guerra mondiale Stepan Bandera, ritenuto dagli storici un criminale di guerra.

Un video pubblicato dall'emittente all'inizio di questo mese sostiene che gli ucraini sono profondamente divisi sul fatto che il leader in tempo di guerra fosse un eroe o un criminale, il tutto mentre il servizio tende a descrivere Bandera come un eroe.

RFE/RL fa parte della US Agency for Global Media un'organizzazione controllata dal governo, con un budget annuale di oltre 800 milioni di dollari, che è vincolata dalla carta per promuovere gli "obiettivi di politica estera degli Stati Uniti".

Bandera era la figura di spicco dell'Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), che strinse un'alleanza con il Terzo Reich di Hitler e svolse un ruolo attivo nei rastrellamenti nei confronti del popolo ebraico, nel colpire i civili e combattere contro l'avanzata dell'Armata Rossa.

Molti membri dell'OUN alla fine combatterono come parte della 1a divisione galiziana tutta ucraina delle Waffen SS, un'unità cresciuta localmente sotto il controllo dei comandanti nazisti.

I discendenti di questo violento movimento nazionalista e filo-nazista continuano a portare Bandera in alto come simbolo ideologico anti-russo. Bandera è stato collegato a una serie di episodi di genocidio in tempo di guerra perpetrati su polacchi ed ebrei in alcuni dei peggiori crimini a cui l'Europa abbia mai assistito.

Sicuri che il problema siano Putin e la Russia come asseriscono Fubini e Kasparov?

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