Diritto alla casa, Fascetti (USB): “Basta parlare di emergenza. E' un problema politico-finanziario che non si vuole risolvere”

Diritto alla casa, Fascetti (USB): “Basta parlare di emergenza. E' un problema politico-finanziario che non si vuole risolvere”

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di Giulia Bertotto per L’AntiDiplomatico


Intervistiamo oggi Angelo Fascetti ASIA-USB Associazioni Inquilini e Abitanti. Fascetti si occupa da anni di quella che viene chiamata “emergenza abitativa”, un problema non certo emergenziale bensì decennale, incistato, strutturale, innervato di vantaggi poco trasparenti. La logica emergenziale, che sia sanitaria o di guerra, viene quindi sfruttata da anni anche per legittimare o coprire politiche malsane e interessi corrotti sul tema Casa.

Il libro “Prigionieri del mattone Rendita vs Diritto all’abitare” edito da ASIA-USB è un recente lavoro di ricerca e di analisi diversi sul tema dell’abitare, realizzato dalla collaborazione di intellettuali, economisti, attivisti sindacali e dei movimenti sociali. Tabelle, grafici, mappe finanziarie ma anche riflessioni sulla filosofia della casa e dell’abitare. La casa come soggetto politico, come oggetto del diritto, come elemento etico e come proiezione di sicurezze e insicurezze del cittadino sul piano psico-emotivo. L’inaccessibilità della casa non è un problema superato e inoltre non è un problema che si ferma a sé stesso ma impedisce un sano sviluppo economico, sociale, culturale, del paese. Dunque è un dramma che ci lega tutti e tutti ci riguarda.


Leggiamo dalla presentazione del testo “Prigionieri del mattone”:

“La casa è diventata un simbolo di questo decennio. L’esplosione della bolla finanziaria innescata dai mutui sub prime, che è uno dei tanti esiti della finanziarizzazione dell’economia e delle politiche neoliberiste degli ultimi trent’anni, dimostra che una parte della crisi economica globale è in qualche modo legata al settore immobiliare. In Italia, la tassazione della casa ha addirittura condizionato il corso di almeno quattro legislature. Ancora oggi la legge di stabilità ne prevede l’eliminazione, salvo eccezioni limitate. Nessun altro bene economico ha la sorprendente capacità di rappresentare la quasi totalità dei temi importanti dell’agenda politica: disagio sociale, povertà, lusso, rabbia qualunquista, problema fiscale, speculazione finanziaria, poteri criminali, cultura della rendita, scarsa mobilità sociale e territoriale, demagogia politica, marketing elettorale, mancanza di autonomia delle giovani generazioni, crisi del sistema industriale, finanziarizzazione dell’economia, strapotere delle banche, mutazione delle città, devastazione del territorio. La casa si è trasformata o in un bene di natura eminentemente finanziaria, ovvero il campo sul quale si sperimenta ogni tipo di iniziativa opportunistica finalizzata al massimo profitto e alla rendita (casa-affare) o in un bene salvagente, che genera ogni tipo di difesa del proprio status patrimoniale da azionare a qualsiasi costo, mentre dilaga la sfiducia nel futuro (casa-protezione). In entrambi i casi essa rappresenta l’oggetto intorno al quale si è consolidato un nuovo qualunquismo acivico, un blocco sociale trasversale che manifesta resistenza a riforme politiche ed economiche nel segno dell’equità, come il bilanciamento fiscale tra lavoro e patrimonio e altri meccanismi di regolazione finalizzati alla redistribuzione dei redditi e delle opportunità”[1].


L’intervista a Fascetti

Fascetti, parliamo di Roma. Si va verso il Giubileo 2025 e molti immobili vengono trasformati in strutture ricettive e turistiche, nel frattempo quindi prezzi al metro quadrato a affitti salgono, un circolo vizioso drammatico per molti cittadini. La capitale sta da tempo subendo un processo chiamato gentrificazione o gentrification. “Un processo di imborghesimento di aree urbane un tempo appannaggio della classe operaia, la quale è progressivamente rimpiazzata non potendo più economicamente sostenere i nuovi standard qualitativi del luogo di residenza” dicono le definizioni online.

Già da molto tempo il centro storico e poi il centro della città ha espulso i suoi abitanti per lasciare spazio a banche, istituti di credito, immobili ad uso commerciale e del terzo settore. Negli ultimi anni, complice il Giubileo imminente, si è intensificato il fenomeno di turistificazione della capitale. Si è anche esteso perché non riguarda più solo il centro storico ma anche le aree vicine alle stazioni della metropolitana. Il processo di espulsione avviene attraverso l’aumento del costo della casa ma anche per mezzo degli sfratti, allo scopo di trasformare gli affitti alle famiglie in affitti brevi e B&B. Si è creata nei proprietari la falsa informazione che non conviene più affittare gli alloggi. Oggi un locatore chiede persino le fidejussioni e super garanzie. Molti sfratti non avvengono in presenza di una morosità o un problema ma semplicemente al momento della scadenza del contratto di locazione. I giudici poi danno esecutività a queste decisioni. Ci occupiamo di alcune decine di casi come questo a Roma.

Nel quartiere Nuovo Salario un 83enne è stato sfrattato senza preavviso!

Purtroppo siamo stati avvisati mentre succedeva quindi non abbiamo fatto in tempo a correre ai ripari. Qualche giorno fa abbiamo cercato di assistere una famiglia sfrattata da un alloggio in periferia. Il proprietario ha ottenuto lo sfratto affermando che l’inquilino è abusivo, mentre in realtà si trattava di evasione contrattuale, insomma di nero, e andrebbe punito il proprietario, non l’inquilino. Questi abusi sono all’ordine del giorno e sono il risultato della mancanza di una politica pubblica della casa. È stata favorita la vendita e la speculazione, e così è cresciuta l’insicurezza. A Roma ci sono duecentomila case costruite con edilizia agevolata che dovevano sostituire le case degli enti previdenziali a canoni calmierati. Nonostante siano state costruite su terreni pubblici e con finanziamenti a fondo perduto della regione, c’è chi le ha costruite al 90% a fondo perduto; doveva affittare agli anziani ad 80 euro al mese e ha affittato a 700. Quando noi abbiamo sporto denuncia è emerso un mondo di reati e la magistratura ha aperto una mega inchiesta. Questo patrimonio doveva calmierare il mercato degli immobili e l’edilizia pubblica, destinato alle classi al ceto medio basso. Questi immobili di edilizia agevolata avevano la funzione di tenere bassi i prezzi sul mercato, invece se ne sono appropriati condizionando l’intero mercato. Soprattutto per questo negli ultimi vent’anni non sono più state costruite case popolari, affinché le persone fossero spinte all’acquisto della casa.

 

Sembra somigliare a quel meccanismo indotto che porta i cittadini verso le strutture sanitarie private perché le Asl (un tempo Usl, Unità, non Aziende!) e gli ospedali hanno tempi di attesa che li rendono di fatto inaccessibili.

Ci sono delle inquietanti affinità. Le dinamiche socio-economiche sono sempre anche scelte politiche. Come spieghiamo nel libro “la maggioranza degli italiani possiede una casa di proprietà e questa maggioranza si è trasformata, anche involontariamente, in un blocco sociale dal peso elettorale enorme. In quanto maggioranza, questo blocco sociale ha prodotto inevitabilmente una mancanza di attenzione dell’agenda pubblica nei confronti delle politiche abitative, perché queste ultime, nell’arena politica, valgono poco in termini di consenso. Quello dei proprietari di casa è un blocco sociale imponente, in esso ci sono tutti gli strati sociali, poche famiglie super ricche, una enorme quantità di famiglie appartenenti al ceto medio basso che sono riuscite miracolosamente a contrarre un mutuo con sacrifici enormi e che rinunciano a una cospicua parte di benessere per onorarne le rate, una discreta quantità di quasi-poveri, ovvero famiglie con basso reddito che la casa l’hanno spesso ereditata, infine pensionati. Questo blocco sociale è utilissimo perché può essere mobilitato come forza d’interdizione contro ipotesi di tassazione, anche minima, del patrimonio, cosa che è puntualmente avvenuta”.

Dal vostro libro apprendiamo che la nostra Costituzione è in qualche modo ambigua sul diritto alla casa.

La nostra Carta Costituzionale purtroppo non tutela direttamente ed in positivo il Diritto alla Casa. Manca infatti una formulazione chiara ed inequivocabile che tuteli tutti i cittadini della Repubblica dal punto di vista abitativo. Tuttavia, in diversi articoli è riscontrabile indirettamente (Art. 42. Art. 47, Art. 117). Altri articoli da cui il Diritto alla Casa (o se vogliamo ad un’abitazione) è altresì desumibile sono il 3 (Uguaglianza), il 14 (Libertà di Domicilio), così come negli articoli sui diritti afferenti la famiglia (29 e 31), la salute ed il lavoro (32 e 4). La Corte Costituzionale con sentenza n. 217 del 1988 ha riconosciuto il Diritto alla Casa come “diritto sociale fondamentale”. Altre sentenze hanno più volte richiamato il Diritto alla Casa in senso protettivo essendo “doveroso da parte della collettività intera impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione” (sentenza n. 49 del 1987).

Cosa rispondere a chi dice che chi non ha la casa evidentemente non ha lavorato abbastanza, e non ha saputo risparmiare a sufficienza?

Sicuramente ogni cittadino ha dovere e il diritto di lavorare per contribuire al benessere della società ma questa dello “sfaticato” è proprio la logica capitalista speculativa e della vendita. La casa secondo noi ha un valore d’uso prima che un valore di scambio, in quanto necessità primaria. Andrebbe garantita a tutti e si dovrebbe pagare in base al reddito. In Italia invece siamo al 3% di edilizia pubblica quando nei paesi del Nord Europa vediamo che i dati registrano una presenza dal 20% in su. La funzione più importante dell’edilizia pubblica è quella di calmierazione. Ed è quello che stiamo chiedendo a gran voce da anni ai governi ma le amministrazioni di sinistra e di destra hanno adottato praticamente le stesse politiche sul tema della casa. Il piano casa fantasma di Salvini, ad esempio, prevede un piano casa del 2027-28 di 50 milioni l’anno quando occorrerebbero almeno un miliardo all’anno per dieci anni per affrontare questo problema. A Roma abbiamo realizzato un Piano Casa che è il risultato delle nostre mobilitazioni.

La vostra lotta ha anche un respiro internazionale, supporta la causa palestinese e scende in piazza contro il genocidio, in alleanza con “i porti indiani dove i lavoratori del trasporto su acqua, che rappresenta più di 3500 lavoratori degli 11 principali porti del paese, ha deciso di rifiutarsi di caricare o scaricare carichi di armi provenienti da Israele”[2], così come da qualsiasi altro paese che possa movimentare carichi armati provenienti da Israele o attrezzature militari e il suo carico alleato per la guerra in Palestina.

Noi sosteniamo da sempre la lotta di liberazione della Palestina dall’occupazione israeliana. Abbiamo partecipato anche a tutte le recenti manifestazioni dal 7 ottobre. Intanto anche il centro sociale “Intifada” a Roma è minacciato di sgombero per ragioni non chiare e del tutto arbitrarie. Come sindacato abbiamo denunciato il tentativo di cancellazione di questo “spazio importante perché accoglie associazioni da tutto il mondo, costruisce corsi popolari, iniziative musicali e culturali ed è attraversato da migliaia di giovani, che con iniziative politiche e di socialità hanno visto un'alternativa in una città nella quale si stanno imponendo sempre di più iniziative culturali per poche e pochi, modelli di socialità che escludono e non integrano”[3].

 

 

[2] Dal sito Asia-Usb

[3] https://asia.usb.it/leggi-notizia/intifada-e-a-rischio-sgombero-10-100-1000-intifada-1156.html

Giulia Bertotto

Giulia Bertotto

Giulia Bertotto, giornalista per diverse testate online, è laureata in Filosofia a La Sapienza di Roma e ha un master in Consulenza Filosofica e Antropologia Esistenziale, ha scritto due raccolte poetiche, un saggio, e partecipato alla stesura di diversi volumi con altri autori. Svolge e stravolge interviste, recensioni di film e libri, cronache da eventi e proteste. Articoli per sopportare il mondo, versi e rime per evaderlo.

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