Il modello Soros e il caso Flint (Detroit): aiutiamoli ovunque ma non a “casa nostra”

Il modello Soros e il caso Flint (Detroit): aiutiamoli ovunque ma non a “casa nostra”

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di Giorgio Bianchi


A volte capita di venire a conoscenza di vicende incredibili, magari note ai più, ma da noi del tutto ignorate.

La questione può rivelarsi particolarmente irritante se quelle storie risultano essere paradigmatiche di un determinato sistema politico, economico e sociale. Il sistema in questione è quello nord-americano, la vicenda è quella dell’acqua della città di Flint nello stato del Michigan.
 
La storia ha inizio nel 2013, quando l’amministrazione di Flint decide di aderire ad una nuova autorità regionale per la distribuzione dell’acqua, per risanare in 8 anni 19 dei 25 milioni di debito della municipalità; il progetto prevedeva la cessazione della fornitura idrica dal sistema di Detroit (che preleva le acque dal lago glaciale Huron, una delle riserve di acqua potabile più grandi del mondo) e l’allacciamento ad un nuovo sistema regionale. Prima della messa a regime del nuovo sistema c’era però bisogno di un sistema alternativo da adottare per qualche mese, finché la nuova rete idrica non fosse stata approntata, e così nell’aprile del 2014 si cominciò a prendere l’acqua dal fiume Flint.

Tutto bene direte voi, risparmiare diversi milioni di dollari l’anno per ripianare il debito pubblico non è poi tanto male. Ovviamente sì, finché ciò non va a discapito della salute dei cittadini.
 
La popolazione della cittadina iniziò immediatamente a lamentarsi per la cattiva qualità dell’acqua erogata, facilmente riscontrabile già ad occhio nudo per il colore anomalo; ma era soprattutto il sapore a destare le maggiori preoccupazioni. Nonostante una riunione cittadina nella quale vennero manifestate le criticità della situazione, il dipartimento della sanità del comune assicurò che l'acqua era sana e potabile.

Nel settembre 2015 la National Science Foundation redasse una relazione nella quale venne sottolineata l'elevata alcalinità delle acque della città, unita ad un contenuto di oltre 100 parti per miliardo di piombo (Le norme federali considerano un livello di guardia 15 parti per miliardo).

In pratica si stava verificando una contaminazione delle acque su vasta scala e nessuno stava facendo nulla per porvi rimedio.
 
Le autorità a lungo rassicurarono chi protestava, sostenendo che l’acqua fosse perfettamente sicura e controllata. Eppure l’allora sindaco di Flint, Dayne Walling, aveva segnalato al governatore dello stato il problema almeno un anno prima. Il governatore dello stato del Michigan, il repubblicano Rick Snyder (addirittura tra i papabili per la corsa alla Casa Bianca) rispose alle segnalazioni dicendo che il sindaco stava cavalcando il panico pubblico per chiedere allo stato di condonargli il debito e ottenere soldi per migliorie delle infrastrutture. Come se non bastasse liquidò le lamentele dei cittadini per quell’acqua giallastra affermando che il Safe Drinking Water Act (la legge federale che raccoglie le norme sull’acqua potabile) non regolamentava l’aspetto estetico dell’acqua.
Il promemoria del sindaco doveva bastare almeno per fare indagini sulla situazione; tuttavia la replica di Snyder tagliò corto affermando che la questione sarebbe divenuta un problema di salute pubblica solo in caso di esposizione a lungo termine.
 
Nel frattempo, nell’ottobre del 2014, una fabbrica della GM smise di utilizzare l’acqua del fiume Flint per i suoi impianti, in quanto le strutture e i componenti che vi venivano prodotti si stavano arrugginendo.
La General Motor prese subito provvedimenti, staccandosi dalla rete idrica cittadina e riallacciandosi a quella di Detroit. Sarebbe dovuto essere un primo campanello d’allarme per tutti: se quell’acqua arriva a corrodere i motori prodotti in una fabbrica di auto, cosa stava succedendo all’interno delle tubature della città?

In pratica le precauzioni che vennero prese per i motori vennero ignorate per gli esseri umani ma soprattutto nei riguardi dei bambini.

Il piombo è una sostanza altamente dannosa per il corpo umano che può comportare effetti anche a lungo termine. I primi sintomi sono irritazioni cutanee (testimoniate da alcuni cittadini fin dai primi giorni) perdita dei capelli e infertilità. Gli effetti più dannosi sono però quelli sul lungo periodo in quanto colpiscono il sistema nervoso centrale.

In particolare nei bambini l’esposizione prolungata può portare a problemi di apprendimento e a comportamenti antisociali legati ad un aumento dell’aggressività. Si può solo immaginare cosa comporterà in termini economici e sociali questa lunga esposizione negli anni a venire.
 
Il 4 maggio 2016 Barack Obama arriva a Flint per bere a favore di telecamere un bicchiere di acqua del rubinetto: ''e' potabile'' affermerà l’allora presidente americano. ''Se si usa il filtro l'acqua a questo punto è potabile''. Le uniche eccezioni che ipotizzò furono per le donne in stato di gravidanza e per i bambini con meno di sei anni, che avrebbero dovuto continuare a bere acqua in bottiglia come ''precauzione''.

“ Che Dio benedica l’America, e soprattutto noi che la sopportiamo. Uno dei Paesi di cui è più inutile commentare le elezioni sono gli Stati Uniti, anche quando al mondo sembra che siano andate bene. Lo dimostra il film di Michael Moore Fahrenheit 11/9 dove l’acqua di Flint in Michigan, che ha avvelenato migliaia di bambini con il piombo per colpa di un governatore amico di Trump, viene bevuta in pubblico dal “buono” Obama per dimostrare che è potabile. L’importante in America è avere la faccia giusta per sapere vendere qualche cosa, anche il veleno” afferma Alberto Negri in un interessantissimo articolo.
 
La morale di questa storia è che oggi si fa un gran parlare di integrazione e grandi filantropi americani, uno su tutti George Soros, spesso puntano il ditino contro di noi per insegnarci cosa sia l’accoglienza e la solidarietà.

Ma sulla scorta dei fatti che ho appena enunciato vale la pena di chiedersi come mai questi “benefattori” si interessino così tanto alle sorti dei disperati che si trovano dall’altra parte dell’oceano piuttosto che occuparsi dei diseredati di casa propria.
Come mai sono pronti a staccare assegni per le povertà e le emarginazioni lontane ma non si curano di quelle vicine?

Molti a Flint si chiesero se un fatto di tale gravità sarebbe potuto succedere anche in una città a prevalenza bianca. Flint è abitata al 56% da neri. È anche una delle città più povere del paese, in profonda crisi da quando la General Motor ha chiuso quasi tutte le sue attività produttive (non è più la città operaia raccontata da Ben Hamper in Revithead). Chi aveva le possibilità se ne è andato da tempo; in città la disoccupazione è altissima, l’indigenza è la regola; 41% degli abitanti sono considerati sotto la soglia di povertà, come nella vicina Detroit. Ovvio che le amministrazioni municipali avessero dei debiti, chi poteva pagare tasse è andato via. Alla radice di questa crisi c’è una profonda ingiustizia.
 
Stando sempre all’articolo di Negri “se la ricchezza fosse equamente distribuita ciascun adulto negli Stati Uniti avrebbe più di 350.000 dollari a testa mentre secondo stime credibili circa un terzo degli americani, ovvero più 100 milioni di persone, non riescono a fronteggiare anche le più elementari esigenze quotidiane”.

Ma i Soros, i divi di Hollywood e tutti quei commentatori che guardano sempre con grande preoccupazione le nostre faccende, hanno una seppur vaga idea di questi numeri ?

Lo sanno che quasi un americano su tre ha problemi economici e nessun paracadute sociale ?

La risposta è sì, ma è meglio far finta di nulla altrimenti qualcuno potrebbe mettere in dubbio il modello di sviluppo del liberismo selvaggio e del finanzcapitalismo.
 

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