Il più grande fondo sovrano del mondo abbandona il gigante delle telecomunicazioni israeliano
Come ha riferito il quotidiano israeliano Haaretz, il fondo sovrano norvegese ha venduto tutte le sue azioni del gigante israeliano delle telecomunicazioni Bezeq, a causa della presenza dell'azienda negli insediamenti illegali in Cisgiordania.
Il consiglio etico del fondo norvegese comunicando la sua decisione ha spiegato: “La società (Bezeq), attraverso la sua presenza fisica e la fornitura di servizi di telecomunicazione agli insediamenti israeliani in Cisgiordania, contribuisce a facilitare il mantenimento e l'espansione di questi insediamenti”, aggiungendo che “così facendo, l'azienda stessa non farebbe altro che contribuire alla violazione del diritto internazionale”.
“Several of Europe's biggest financial firms have cut back their links to Israeli companies or those with ties to the country, a Reuters analysis of filings shows, as pressure mounts from activists and governments to end the war in Gaza.”https://t.co/ogsyDA8aOb pic.twitter.com/Xvn7S31rfd
— BDS movement (@BDSmovement) December 4, 2024
Il fondo norvegese, con un valore di 1.800 miliardi di dollari, è il più grande fondo sovrano del mondo. Possiede l'1,5% delle azioni quotate al mondo in 8.700 società.
Alla fine di giugno, il fondo norvegese possedeva lo 0,76% delle azioni di Bezeq, per un valore di 22,8 milioni di dollari, in calo rispetto al 2,2% di gennaio. Il suo consiglio etico ha esaminato le attività di altre aziende nella Cisgiordania occupata dall'ottobre 2023.
A maggio, la Norvegia ha riconosciuto formalmente la Palestina come Stato indipendente.
“Per oltre 30 anni, la Norvegia è stata uno dei più forti sostenitori di uno Stato palestinese. Oggi, il riconoscimento ufficiale della Palestina come Stato rappresenta una pietra miliare nelle relazioni tra Norvegia e Palestina”, avevano dichiarato i funzionari di Oslo.
In risposta, le autorità israeliane hanno poi revocato i visti a otto diplomatici norvegesi di base a Tel Aviv.
La mossa di Oslo arriva mentre le autorità israeliane chiedono sempre più spesso l'annessione de facto della Cisgiordania occupata e del nord di Gaza.
“Ho dato ordine di avviare un lavoro professionale per preparare le infrastrutture necessarie ad applicare la sovranità israeliana su Giudea e Samaria”, aveva annunciato il mese scorso il ministro delle Finanze israeliano e colono illegale della Cisgiordania Bezalel Smotrich, in risposta alla vittoria elettorale di Donald Trump negli Stati Uniti.
“Non dobbiamo avere paura di questa parola [occupazione]”, ha ribadito Smotrich la scorsa settimana durante una riunione del Consiglio di Yesha, un comitato che supervisiona diversi insediamenti nella Cisgiordania occupata.
Nel suo discorso, ha anche sostenuto la creazione di insediamenti illegali a nord di Gaza, dove l'esercito israeliano sta portando a termine una sanguinosa campagna di pulizia etnica. “È possibile creare una situazione in cui Gaza avrà meno della metà della sua popolazione attuale entro due anni”, ha precisato, aggiungendo che la ‘migrazione volontaria’ dei palestinesi da Gaza potrebbe servire da ‘modello’ anche per la Cisgiordania.