Kazan 2024, la resa dei media occidentali: chi ha isolato chi?

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Kazan 2024, la resa dei media occidentali: chi ha isolato chi?

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Dal’inizio dell’Operazione Militare Speciale russa in Donbass e Ucraina, uno dei mantra preferiti dalla propaganda occidentale è stato quello del preteso isolamento della Russia.

Secondo i nostri politici e giornalisti, Mosca sarebbe stata “isolata” dalla “comunità internazionale” a causa della sua “improvvisa e immotivata invasione di un paese pacifico”.

Questa narrazione, già debole finanche nei convulsi giorni seguiti a quel 22 febbraio, ha mostrato col passare dei mesi di essere una mera fandonia, un pio desiderio delle classi dirigenti euro-atlantiche a cui la realtà, nonostante tutte le conferenze stampa e le colonne sui giornali, si ostinava a non conformarsi.

La più grande e feroce campagna sanzionatoria della Storia non è riuscita a piegare l’economia russa, con i paesi del mondo, finanche occidentali, impegnati in un complesso gioco di triangolazioni ed espedienti per garantirsi il collegamento con i mercati russi. Similmente,  nemmeno dal punto di vista politico la Russia è rimasta “isolata”: sono stati approfonditi i rapporti con i partner tradizionali e anche con quelli più recenti, il ridicolo e ipocrita “mandato di cattura” ai danni del presidente Putin non ha prodotto frutti, la popolarità di Mosca è incredibilmente cresciuta, soprattutto nello strategico continente africano, e le organizzazioni di cui è parte hanno visto uno sviluppo qualitativo portentoso.

Il XV vertice dei BRICS, tenutosi a Johannesburg nel 2023, è stata la perfetta rappresentazione del fallimento dei tentativi occidentali di rendere la Russia un “intoccabile” all’interno della comunità internazionale. In quell’occasione, a fronte di decine di richieste d’adesione, i BRICS videro la loro prima espansione al di là dei cinque membri fondatori, raddoppiando il proprio numero. Oggi, al XVI vertice dei BRICS, che si tiene nella città russa di Kazan, tale smacco a tutto l’Occidente collettivo non è solo ripetuto, ma è amplificato nella sua portata. Nella “isolata” Russia sono accorsi una ventina tra capi di Stato e primi ministri, oltre a esponenti dei governi di almeno trenta paesi. Complessivamente si può parlare di metà della popolazione della Terra e di circa un terzo del PIL mondiale. Dei numerosi Stati che hanno nuovamente espresso la propria intenzione di aderire al gruppo, tredici sono i papabili per il conferimento dello status di “partner dei BRICS”.

Il nuovo vertice dei BRICS è sicuramente uno dei più importanti eventi dell’anno, e il fatto che questo sia già iniziato positivamente è forse stata la proverbiale goccia per una parte della classe dirigente occidentale, che guarda le immagini provenienti da Kazan amareggiata se non direttamente travolta dalla realtà. Il tono usato dai media anglo-americani è un termometro sufficientemente eloquente della situazione.

La BBC ammette apertamente il fallimento del blocco atlantico: “Immaginate di essere Putin. L'Occidente ti ha definito un paria per aver invaso l'Ucraina. Le sanzioni mirano a tagliare fuori l'economia del tuo Paese dai mercati globali. E c'è un mandato di arresto per te da parte della Corte penale internazionale. Come puoi dimostrare che la pressione non funziona? Provi a ospitare un vertice. Questa settimana, nella città di Kazan, il Presidente Putin accoglierà più di 20 capi di Stato al vertice Brics delle economie emergenti. Tra i leader invitati figurano il cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Il Cremlino lo ha definito uno dei “più grandi eventi di politica estera mai organizzati in Russia”. Il messaggio chiaro è che i tentativi di isolare la Russia sono falliti[1].

Dall’altra parte dell’Atlantico la CNN usa toni simili: “Quasi tre anni dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, che ha visto Mosca condannata dai Paesi di tutto il mondo, il leader Vladimir Putin sta organizzando un vertice con più di una dozzina di leader mondiali - in un segnale chiaro dell'autocrate che, lungi dall'essere solo,  è sostenuto da una coalizione di paesi emergenti[2].

Tornando nel Regno Unito, il Daily Mail a stento riesce a contenere la disperazione che prova nel constatare l’inutilità delle scomuniche occidentali: “Il leader cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi e Recep Tayyip Erdogan - presidente della Turchia, membro della NATO - sono solo alcune delle potenti figure previste per partecipare all'evento. Anche il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si recherà a Kazan, nonostante la Corte penale internazionale abbia emesso un mandato di arresto per Putin con l'accusa di crimini di guerra. Putin è intenzionato a discutere una serie di argomenti, tra cui la prospettiva di sviluppare una nuova rete di pagamento internazionale in grado di competere con il sistema SWIFT, guidato dall'Occidente[3].

Il Washington Post si unisce al coro lamentando il numero di paesi pronti a dialogare in Russia, concentrandosi su quello che è uno degli aspetti più temuti dagli Stati Uniti, ossia la convergenza strategica tra Russia e Cina per l’edificazione di un nuovo ordine mondiale: “Putin, che terrà circa 20 incontri bilaterali a margine del vertice, ha conferito con Xi, Modi e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa martedì prima dell'apertura del vertice. Xi e Putin hanno annunciato una partnership “senza limiti” settimane prima che la Russia invadesse l'Ucraina nel 2022. Si sono già incontrati due volte quest'anno, a Pechino a maggio e al vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai in Kazakistan a luglio. Nel dare il benvenuto a Xi, Putin ha descritto le relazioni tra Mosca e Pechino come “uno dei principali fattori di stabilizzazione sulla scena mondiale”. Ha promesso di “espandere il coordinamento in tutti i forum multilaterali per il bene della stabilità globale e di un ordine mondiale equo[4].

Il Time guarda in faccia la realtà e ammette come mentre un Occidente sempre più stanco finga indifferenza per quanto sta avvenendo, numerosi paesi del Sud del mondo siano entusiasti della possibilità di aderire ai BRICS e di incrementare la cooperazione Sud-Sud: “Con l'avanzata delle truppe russe nell'Ucraina orientale e le prove di una crescente stanchezza per la guerra tra alcuni alleati di Kiev, il Cremlino sta cogliendo l'opportunità di presentare Putin come una resistenza all'Occidente nel tentativo di rimodellare l'ordine globale. Gli Stati Uniti e i partner del Gruppo dei Sette respingono l'argomentazione, anche se si tratta di un messaggio che risuona in alcuni Paesi del mondo emergente.[5]

Giorno dopo giorno diventa sempre più evidente e innegabile come la guerra per procura scatenata dalla NATO contro la Russia, volta ad ottenere una “sconfitta strategica” di Mosca e parte della più generale strategia statunitense di preservazione della decadente egemonia di Washington, sia un fallimento clamoroso per il blocco occidentale. La Russia non è stata sconfitta, non è stata isolata, non è stata indebolita e partecipa in prima fila all’edificazione di un nuovo mondo. Le trasformazioni in atto sono oggettive e irreversibili, e ciò dovrà essere compreso anche dalle classi dirigenti euro-atlantiche.


[1] https://www.bbc.com/news/articles/cly3ylwg4eqo

[2] https://edition.cnn.com/2024/10/21/europe/putin-russia-iran-china-brics-hnk-intl/index.html

[3] https://www.dailymail.co.uk/news/article-13986045/BRICS-summit-Putin-defiant-Russia-India-China-Kazan-West.html

[4] https://www.washingtonpost.com/business/2024/10/22/russia-brics-summit-china-india-ukraine-war/b75d07be-9058-11ef-b5b1-75167840d9f3_story.html

[5] https://time.com/7095792/russia-brics-summit-world-leaders-putin/

Leonardo Sinigaglia

Leonardo Sinigaglia

Nato a Genova il 24 maggio 1999, si è laureato in Storia all'università della stessa città nel 2022. Militante politico, ha partecipato e collaborato a numerose iniziative sia a livello cittadino che nazionale.

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