La Mauritania, uno degli ultimi paesi filoccidentali dell’Africa subsahariana, dove la schiavitù è ancora praticata ed essere gay è un reato

2234
La Mauritania, uno degli ultimi paesi filoccidentali dell’Africa subsahariana, dove la schiavitù è ancora praticata ed essere gay è un reato

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

OPPURE

 

di Paolo Arigotti

La Mauritania è uno Stato dell'Africa occidentale, grande più di tre volte l’Italia, ma con una popolazione che non raggiunge i cinque milioni di abitanti. Confina a nord con il Marocco e l’Algeria e a sud con Senegal e Mali, affacciandosi sull’oceano Atlantico sul lato occidentale, dove sorge la capitale Nouakchott, uno dei pochi centri urbani del paese.

La denominazione ufficiale dello stato è Repubblica Islamica della Mauritania, il che dice molto sulla situazione politica e religiosa del paese: nel preambolo e in diversi articoli della Costituzione sono presenti richiami all’Islam, che ne sanciscono la dignità religione di stato, cui deve necessariamente appartenere il Capo dello Stato, attribuendo alla Sharia il ruolo di fonte del diritto.

L’ordinamento interno, sulla scorta della Costituzione del 1991, è formalmente democratico e pluralista. Il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale a diretto ogni sei anni, esercita il potere esecutivo e militare, nominando il governo e comandando le forze armate. Il potere legislativo spetta al Parlamento bicamerale, mentre quello giudiziario è esercitato dalla magistratura, formalmente indipendente, al pari del Consiglio costituzionale, equivalente più o meno alla nostra Corte costituzionale. Nei fatti, però, colpi di stato a parte, ruolo e prerogative del capo dello Stato sono molto più ampie: non solo può sciogliere le assemblee legislative, ma ha il potere di adottare tutte le misure necessarie in caso di (non meglio precisate) minacce alla sicurezza nazionale e/o qualora le altre istituzioni non siano in grado di funzionare.  E la Mauritania, come la gran parte delle nazioni africane, ha conosciuto diversi periodi di instabilità, tanto che ancora nel 2024 la Freedom House, ONG con sede a Washington D.C, ne stima il livello di democraticità interno a 39 su 100, tenuto conto del rispetto delle libertà politiche e dei diritti civili [1] [2].

Nel paese è ancora formalmente in vigore la pena capitale, che però viene più applicata da decenni, e l’omosessualità è vietata per legge, perseguita come crimine punibile con la morte[3]: la ragione di questo trattamento così severo, però, non deve ascriversi alla legge islamica, bensì a retaggi risalenti all’epoca coloniale e all’operato delle missioni dei religiosi occidentali[4]. La repubblica islamica tollera l’esistenza di altri culti – in Mauritania esistono piccole minoranze cristiane e cattoliche – ma nei fatti ci sono forti limitazioni al proselitismo e la quasi totalità degli abitanti professa la fede musulmana sunnita.

Altra peculiarità è la schiavitù. Formalmente vietata per legge e punita come reato, nel paese sono ancora presenti diverse centinaia di migliaia di persone ridotte in questa condizione, comprese donne e bambini, specie nelle zone rurali. Il problema è che Sharia islamica, che ricordiamo è fonte del diritto in base alla Costituzione, contempla il cosiddetto rito malikita, che non solo ammette la schiavitù, ma la regola espressamente[5]. A essere colpiti sono specialmente gli appartenenti all’etnia Haratine, mauritani di carnagione scura, che vengono ridotti in stato di servaggio da parte dei berberi e/o dagli arabi beydan (“bianchi”).

Dicevamo della storia tormentata della Mauritania. Il territorio corrispondente all’attuale repubblica islamica è stato a lungo soggetto alla dominazione europea. I francesi li occuparono definitivamente intorno alla metà degli anni Trenta del secolo scorso e dopo la guerra ne fecero un territorio d’Oltremare. L’indipendenza arrivò nel 1960, ma come per molte altre ex colonie, il potere e l’influenza dell’ex madrepatria restarono forti: non solo l’economia, ma tutti gli assetti di potere rimasero saldamente nell’orbita di Parigi, tanto che molti politici, funzionari pubblici e membri delle forze armate furono istruiti dai francesi: non a caso, ancora oggi le due lingue più parlate sono l’arabo (idioma ufficiale) e il francese. A differenza di altre nazioni del Sahel, che ora si avviano ad abbandonarla, la Mauritania non ha accettato la moneta imposta dagli ex colonizzatori (il franco CFA) e nel 1972 adottò una propria valuta, la Ouguiya.

La storia politica ed economica della Mauritania indipendente è stata caratterizzata da crisi economiche e contrasti per ragioni di confine e /o gestione delle risorse idriche coi vicini Marocco e Senegal. La maggior parte della popolazione, per lo più nomade fino agli anni Sessanta, era e resta dedita ad attività primarie di sussistenza, agricoltura e allevamento. Il paese rimane tra i più poveri del continente e del mondo intero, e pure i finanziamenti ricevuti da istituzioni internazionali come Banca Mondiale e FMI non hanno portato benefici alla maggioranza dei mauritani. Resta endemica e diffusa la corruzione, presente a tutti i livelli[6] (con ombre anche nel Qatargate[7]), che ha ostacolato lo sviluppo - per PIL pro-capite la Mauritania si collocava al 161esimo posto nel 2022, su 193 paesi[8], e circa un terzo degli abitanti viveva al di sotto della soglia di povertà[9] - mentre la crescita della ricchezza prodotta, registrata negli ultimi anni, è stata trainata per lo più dagli investimenti stranieri nei settori minerario e petrolifero. Il paese, infatti, dispone di petrolio, gas e rame e che nelle sue acque territoriali è presente una discreta quantità di oro e di diamanti; inoltre nei pressi di Zouerat, città a nord del paese, si trova una miniera a cielo aperto di ferro considerata tra le più grandi del mondo, ma, come spesso insegna la storia africana, per effetto della cosiddetta “maledizione delle risorse”, queste sono state sfruttate per lo più da potenze straniere, comprese Cina e Israele; eppure, nonostante l’esistenza di importanti rapporti economici con lo stato ebraico, la Mauritania ha deciso ugualmente lo scorso anno di appoggiare l’iniziativa sudafricana per il procedimento per genocidio dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG)[10]. Il turismo, invece, è quasi inesistente e la Farnesina sconsiglia viaggi non necessari a causa dell’instabilità del Sahel e del rischio terrorismo[11].

Sotto il profilo politico, nel 1978 si registrò il primo golpe militare, e la democrazia formale venne ripristinata solo a metà degli anni Ottanta, per quanto le opposizioni abbiano sempre contestato la regolarità delle successive consultazioni, che hanno sempre confermato al potere il presidente Maaouya Ould Sid'Ahmed Taya. Il suo lungo mandato fu interrotto nel 2005 da un nuovo colpo di stato militare, che portò al potere il Consiglio per la democrazia e la giustizia, con l’impegno di dare vita a un regime democratico e pluralista. Le elezioni del 2007, ritenute regolari e pluraliste dagli osservatori, portarono all’elezione alla presidenza di Mohamed Ould Cheikh Abdallahi, un economista che godeva dell’appoggio dei militari: eppure le stesse forze armate, solo un anno dopo, lo deposero con un nuovo golpe.  Nonostante le proteste (e le sanzioni) interne e internazionali, comprese quelle dell’Unione africana, i militari non abbandonarono il potere. Nel 2010 fu eletto presidente Mohamed Ould Abdel Aziz, l’ufficiale che aveva guidato il golpe di due anni prima, con l’impegno di contrastare il terrorismo di matrice qaidista che si era diffuso nel paese, con diversi rapimenti ai danni di cittadini stranieri, compresi alcuni italiani. Nel 2019 ad Aziz è succeduto un altro militare, l’attuale capo dello Stato Mohamed Ould Cheikh Mohamed Ahmed Ould Ghazouani, mentre il partito di governo è uscito vincitore dalle legislative del 2023, contestate dalle minoranze con l’accusa di brogli e scarso pluralismo[12].

Aziz e Ghazouani hanno rafforzato le importanti relazioni economiche e politiche con gli Stati Uniti e l’Europa – specie con Francia e Spagna – e con l’Unione Europea, con la quale sono stati siglati importanti intese per il contrasto all’immigrazione clandestina, che vede nel paese uno dei crocevia dei flussi irregolari, a cominciare dalla rischiosa tratta atlantica verso le Canarie[13]. L’ultimo accordo è stato firmato lo scorso 7 marzo, con la previsione di stanziamenti europei per circa 210 milioni di euro. L’intesa è stata prontamente stigmatizzata da coloro non solo non ritengono che si riuscirà così a bloccare i flussi irregolari, che si stimano negli ultimi anni in decine di migliaia di disperati in viaggio verso le Canarie, ma che rischia di destabilizzare il paese. Tra i pericoli paventati dai critici, quello che l’operatività delle strutture di Frontex (l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) possa minare la sovranità delle autorità mauritane, alimentando i malumori della popolazione e delle opposizioni, che denunziano l’esistenza di un presunto piano per reinsediare nel paese gli “immigrati illegali” e farne una sorta di “gendarme dell’Europa”[14].

In effetti, nonostante il sostegno dell’Occidente, l’economia mauritana resta debolissima, con una popolazione poverissima, che si trova a combattere con piaghe storiche come la siccità e la scarsissima superficie coltivabile, con la gran parte della superficie occupata dal deserto. Questi elementi si riflettono anche sugli indici demografici, a cominciare da quelli di mortalità, mentre per aspettativa di vita la Mauritania si attesta, ad onor del vero, su valori superiori rispetti ad altre nazioni dell’Africa subsahariana (circa 68 anni), mentre due terzi dei mauritani ha un’età media che si aggira intorno ai 29 anni. Per combattere la siccità e la desertificazione, il paese ha aderito assieme ad altre dieci nazioni sahariane al progetto della Grande Muraglia Verde[15], un corridoio naturale lungo migliaia di chilometri, che prevede la piantumazione di nuovi alberi, con l’obiettivo di salvaguardare l’ecosistema animale e vegetale.

L’Italia intrattiene con la Mauritania regolari relazioni diplomatiche per il tramite dell’ambasciata di Roma e a fine 2022 il Presidente Ghazouani è stato ricevuto dalla premier italiana Giorgia Meloni, con la quale sono stati ribaditi i legami di amicizia e si è parlato di Sahel, contrasto al terrorismo e guerra in Ucraina. In merito a questo ultimo scenario conflittuale, la Mauritania ha assunto una posizione di equidistanza, non applicando sanzioni contro Mosca.

Il problema è il contesto storico e geografico nel quale la nazione si colloca. La cosiddetta Francafrique attraversa una fase di decadenza che pare inarrestabile. Perduti oramai Niger, Mali e Burkina Faso – che assieme a Ciad e Mauritania avevano dato vita, nel 2017, al G5, un’alleanza per contrastare il terrorismo, che però è stata sciolta a dicembre scorso dopo la defezione delle prime tre nazioni [16] - dopo l’esito delle ultime elezioni presidenziali in Senegal [17] e con i segnali che arrivano dal Ciad, senza dimenticare la possibile adesione ai BRICS di Nigeria e Algeria[18], per la Francia (e l’Occidente in generale) la prospettiva di “perdere” anche la Mauritania rappresenterebbe un nuovo e durissimo colpo inferto alla propria influenza in terra d’Africa, segnando oltretutto un nuovo successo per la strategia di penetrazione russa (e cinese) nel continente nero.

La Russia è già presente in Centrafrica e Mali con il gruppo Wagner, tanto che basterebbe un rapido sguardo alla cartina per comprendere che se per caso dovesse raggiungere un’intesa anche con la Mauritania, finirebbe per disporre di un collegamento diretto con gli interessi occidentali nell’Atlantico. I rapporti economici e militari con Mosca sono consolidati: la Mauritania importa da Mosca 31 milioni di dollari di grano e vi esporta una parte importanti dei suoi prodotti ittici; inoltre sono già in vigore accordi di cooperazione nel settore della difesa e nel 2023 c’è stata la visita ufficiale del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov[19], che ha fatto seguito al viaggio dell’anno prima di Ghazouani a Mosca.

Si comprende bene, a questo punto, per quali ragioni la UE abbia voluto fortemente la nuova intesa sui migranti e per quale motivo la NATO si sia recentemente offerta di costruire una base militare nel paese africano, trasformandolo di fatto in un attore strategico nell’area del Sahel, forse uno dei pochi rimasti. La Mauritania, però, allo stesso tempo non rinuncia ai rapporti con la Russia e con la Cina, con la quale intrattiene importanti relazioni economiche.

A questo punto scatta l’interrogativo recentemente proposto dal giornale mauritano La Depeche[20]: “Fino a quando il governo mauritano sarà ancora in grado di mantenere questo fragile equilibrio con tutte le parti coinvolte?”, domanda non di poco conto in un mondo sempre più orientato verso un assetto bi e/o multipolare, tenuto conto del valore strategico che potrebbe avere l’adesione della Mauritania all’una o all’altra parte.  

Nell’immediato futuro è verosimile che il governo mauritano seguiterà giocare su più tavoli, sulla falsariga del leader turco Recep Tayyip Erdogan, ma la questione dei migranti, che, come abbiamo visto, sta causando frizioni interne, e i nuovi equilibri internazionali potrebbero alla lunga imporre una scelta.

Un ruolo potranno esercitarlo, naturalmente, i paesi BRICS, a cominciare da Russia e Cina, ma pure le nazioni del cosiddetto Occidente libero, specie qualora si decidessero, una volta per tutte, ad abbandonare la logica del neocolonialismo, per abbracciare quella di un mondo multipolare e collaborativo, che rigetti ogni desiderio d’imperialismo e/o prevaricazione, per favorire realmente, e non solo a parole, crescita e sviluppo del continente nero.

In caso contrario, non si potrebbe escludere che la Mauritania potrebbe scegliere altre strade. E nemmeno biasimarla qualora lo facesse.

 

FONTI

www.treccani.it/enciclopedia/mauritania_%28Atlante-Geopolitico%29/

www.britannica.com/place/Mauritania

www.indexmundi.com/mauritania/

www.nigrizia.it/notizia/mauritania-spento-internet-proteste-giovane-ucciso-ghazouani-elezioni-mali

www.africarivista.it/mauritania-il-crollo-dellopposizione-tradizionale/217232/

www.ami.mr/

ambamauritanieitaly.it/it/ambasciata/l-ambasciata

country.eiu.com/mauritania

www.africarivista.it/mauritania-alleanza-contesa-tra-russia-e-nato/212569/

www.atalayar.com/en/articulo/politics/mauritania-geopolitical-key-russia-and-natos-rivalry/20230125133721159903.html

www.geopolitica.info/colonialismo-europeo-motore-omofobia-africa/

www.osservatoriodiritti.it/2020/09/02/mauritania-schiavitu-schiavi-neri-in-africa-oggi/

www.eunews.it/2024/03/07/ue-partenariato-migranti-mauritania/

www.africarivista.it/mauritania-firmata-una-dichiarazione-con-lue-sulla-migrazione/227392/

www.governo.it/it/articolo/il-presidente-meloni-incontra-il-presidente-della-repubblica-islamica-di-mauritania/21147

www.specialeurasia.com/2023/03/07/specialeurasia-mauritania/

www.globalresearch.ca/france-recalls-diplomats-niger-ahead-troop-withdrawal/5834048

www.notiziegeopolitiche.net/g5-sahel-ciad-e-mauritania-sciolgono-il-gruppo/

www.ilpost.it/2023/12/05/presidente-mauritania-corruzione/

www.ilpost.it/2023/08/13/mauritania-qatargate/

www.aljazeera.com/opinions/2024/3/26/the-eu-mauritania-migration-deal-is-destined-to

africa24.it/2023/05/11/nato-vs-russia-una-guerra-per-conquistare-il-cuore-della-mauritania/

www.africarivista.it/mauritania-delicato-equilibrismo-tra-russi-e-occidentali/212652/

 

[1] www.nigrizia.it/notizia/mauritania-spento-internet-proteste-giovane-ucciso-ghazouani-elezioni-mali

[2] freedomhouse.org/country/mauritania/freedom-world/2024

[3] www.gay.it/carcere-pena-di-morte-paesi-mondo-omosessuale-illegale

[4] www.geopolitica.info/colonialismo-europeo-motore-omofobia-africa/

[5] www.osservatoriodiritti.it/2020/09/02/mauritania-schiavitu-schiavi-neri-in-africa-oggi/

[6] www.ilpost.it/2023/12/05/presidente-mauritania-corruzione/

[7] www.ilpost.it/2023/08/13/mauritania-qatargate/

[8] www.indexmundi.com/mauritania/

[9] www.lindipendente.online/2022/04/05/africa-croce-rossa-crisi-sicurezza-alimentare-colpisce-una-persona-su-quattro/

[10] www.lindipendente.online/2024/01/11/lega-araba-appoggia-causa-del-sudafrica-contro-israele/

[11] www.viaggiaresicuri.it/find-country/country/MRT

[12] www.africarivista.it/mauritania-il-crollo-dellopposizione-tradizionale/217232/

[13] www.eunews.it/2024/03/07/ue-partenariato-migranti-mauritania/

[14] www.aljazeera.com/opinions/2024/3/26/the-eu-mauritania-migration-deal-is-destined-to

[15] www.greatgreenwall.org/

[16] www.notiziegeopolitiche.net/g5-sahel-ciad-e-mauritania-sciolgono-il-gruppo/

[17] www.ilpost.it/2024/03/30/consiglio-costituzionale-senegal-risultati-elezioni-ufficiali/

[18] thecradle.co/articles/the-sahels-axis-of-resistance

[19] africa24.it/2023/05/11/nato-vs-russia-una-guerra-per-conquistare-il-cuore-della-mauritania/

[20] www.africarivista.it/mauritania-delicato-equilibrismo-tra-russi-e-occidentali/212652/

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata! di Giuseppe Masala Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Mosca-Teheran: l'impensabile alleanza è nata!

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti di Francesco Erspamer  Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Il massacro in Georgia e la retorica (insopportabile) dei neoliberisti

Unifil, Israele e i "pompieri" sui giornali italiani di Paolo Desogus Unifil, Israele e i "pompieri" sui giornali italiani

Unifil, Israele e i "pompieri" sui giornali italiani

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione di Antonio Di Siena Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

Germania est: l'inganno di chi mostra stupore e indignazione

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA di Gilberto Trombetta UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

UNA DELLA PAGINE PIÙ NERE DELLA STORIA D’ITALIA

I fili scoperti del 5 ottobre di Michelangelo Severgnini I fili scoperti del 5 ottobre

I fili scoperti del 5 ottobre

Il Vietnam gioca su più tavoli (e fa bene) di Paolo Arigotti Il Vietnam gioca su più tavoli (e fa bene)

Il Vietnam gioca su più tavoli (e fa bene)

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

A violare il diritto internazionale non è solo Israele di Michele Blanco A violare il diritto internazionale non è solo Israele

A violare il diritto internazionale non è solo Israele

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti