Manovra. La figura (indecorosa) del governo Meloni con le banche
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E così, come era fin troppo facile prevedere, le banche hanno messo sull’attenti il governo.
La famosa tassa sulle decine di miliardi di extraprofitti delle banche è diventata un PRESTITO sugli sconti fiscali di 1,75 MD all’anno per 2 anni, prestito che il governo dovrà poi RESTITUIRE alle banche, che non ci perdono un centesimo. Anzi. Praticamente un debito in più per lo Stato che già dipende in tutto dal sistema bancario e finanziario.
Sono stati subito abbattuti i leghisti, che secondo Tajani volevano una misura sovietica. Pensate un po’ quanto costoro siano servi ottusi e reazionari, per loro una piccola tassa sulla grande finanza, puro principio liberale, è già comunismo.
La loro è strumentale ignoranza alla Milei, perché per noi comunisti le banche non solo dovrebbero essere tassate, ma soprattutto dovrebbero essere in mano pubblica.
Invece i liberalfascisti al governo considerano comunismo ogni regola che metta anche solo un piccolo freno allo strapotere e agli straguadagni di ricchi e padroni.
Parlano di evasione fiscale e fanno i condoni, di morti sul lavoro e rendono inutili le ispezioni, di diritti dei lavoratori e poi rendono più facile i licenziamenti, di Patria e poi fanno venti patrie regionali, di pace e poi fanno la guerra.
Tutto ciò che il Governo Meloni annuncia va letto esattamente al contrario per i suoi effetti e così era ovvio che le tasse sulle banche sarebbero diventate un futuro guadagno per esse.
Solo quando si rivolge verso i poveri, i migranti, gli sfruttati, chi protesta e lotta, solo in quel caso il Governo Meloni è coerente con la ferocia che annuncia.
Invece rispetto a ricchi e potenti.
Il Governo Meloni è solo un ridicolo, penoso QUAQUARAQUÀ.