Referendum consultivo per l'Esequibo: le ragioni legali del Venezuela e le menzogne dei media mainstream
In un articolo apparso su Huffington Post (ma già iniziano a essere decine in versione copia e incolla delle veline che arrivano da Washington) viene affrontata la questione del referendum indetto dal Venezuela sul territorio dell’Essequibo conteso con la Guyana. Il titolo è tutto un programma: “Come scoppia una guerra. L'Essequibo, terra ricchissima su cui Maduro vuole (ri)mettere le mani”.
In questo articolo che mescola sapientemente verità a becera propaganda anti-venezuelana, un passaggio ci ha colpito particolarmente: “Gli ingredienti per far scoppiare un conflitto ci sono tutti. C'è un territorio sconosciuto ai più, ricchissimo di acqua, petrolio e minerali, conteso fra due Stati. Da un lato il Venezuela, il vecchio gigante che si crede ancora forte, ma sempre più mal ridotto, guidato da un autocrate, Nicolás Maduro, che deve ripresentarsi nel 2024 davanti al suo elettorato a cui ora chiede di risolvere la questione con un referendum. Dall'altra la Guyana, un piccolo Stato debole ma florido, che denuncia la violazione della propria sovranità, con il sostegno interessato della Exxon Mobil che sta sfruttando le sue risorse e ovviamente non vede di buon occhio un'escalation”.
Un vero e proprio capolavoro di capovolgimento della realtà. Secondo la logica di 'Huffington Post' il Venezuela, quel paese guidato dall'autocrate Nicolás Maduro, è evidentemente così dittatoriale da permettere al suo popolo di esprimersi attraverso un referendum. Davvero un capolavoro di coerenza nell'analisi politica. È quasi commovente vedere come la stessa narrazione sia capace di dipingere Maduro come un ‘autocrate’ e, al contempo, riconoscere che si sottoporrà al giudizio democratico del suo elettorato nel 2024.
Ma veniamo alla Guyana, il piccolo Stato florido, debole e indifeso, che denuncia la violazione della propria sovranità. Sì, perché quando si tratta di difendere la propria sovranità, è normale cercare il sostegno interessato di grandi potenze come gli Stati Uniti e di multinazionali come Exxon Mobil. Chiunque direbbe che è un atto di pura altruistica difesa. È quasi commovente vedere come questi difensori della giustizia globale si preoccupino tanto della Guyana, dimenticando totalmente gli enormi interessi economici in ballo per il controlo delle risorse della regione contesa.
Quindi, il Venezuela, con il suo desiderio di risolvere le dispute tramite il dialogo democratico, viene dipinto come l'artefice del conflitto, mentre la Guyana, spalleggiata da interessi esterni, sembra essere la vittima innocente. Che spettacolo di inversione della realtà! Ma alla fine, chapeau al giornalismo mainstream per riuscire a tessere narrativamente questa trama così avvincente e distorta.
Le ragioni giuridiche del Venezuela
Oltre questa squallida propaganda ci sono le solide ragioni giuridiche può far valere la Repubblica Bolivariana del Venezuela che lotta da oltre cento anni per far valere i propri diritti e la propria sovranità sull’Essequibo.
Uno dei motivi legali addotti dal Venezuela è il Trattato di Munster firmato nel 1648, che definisce i confini tra l’Impero spagnolo e i possedimenti olandesi nelle Americhe. Secondo il Venezuela, questo trattato conferma la sua pretesa di legittimo proprietario del territorio Essequibo poiché all'epoca apparteneva all'Impero spagnolo. Caracas sostiene che quando gli olandesi arrivarono nella regione, occuparono con la forza il territorio, ignorando i confini stabiliti dal Trattato di Munster.
Inoltre, il Venezuela indica prove storiche che supportano la sua rivendicazione sul territorio dell’Essequibo. Dimostra che il territorio fosse sotto il controllo spagnolo, come si evince dalle mappe spagnole del XVI secolo e dalla presenza di insediamenti spagnoli nell'area. Secondo il Venezuela, questa prova storica stabilisce il diritto legale a rivendicare il territorio Essequibo come parte della sua giurisdizione.
Oltre alle argomentazioni storiche e basate sui trattati, il Venezuela fa affidamento sull’Accordo di Ginevra del 1966 come ulteriore motivo legale per rivendicare il territorio dell’Essequibo. Questo accordo, firmato tra la Gran Bretagna (ex potenza coloniale della Guyana) e il Venezuela, ha stabilito un quadro per la risoluzione della disputa sul territorio. Il Venezuela evidenzia che riconosce la sua richiesta riconoscendo l’esistenza della controversia territoriale.
Un altro argomento legale presentato dal Venezuela si basa sull’idea di uti possidetis, il che significa che i paesi stabiliscono i propri confini territoriali sulla base dei confini ereditati dal loro passato coloniale. Il Venezuela afferma che l’uti possidetis dovrebbe applicarsi al territorio Essequibo e, come tale, i confini dovrebbero essere determinati in base ai territori coloniali della Spagna e dell’Impero olandese. Quindi, il territorio dell’Essequibo dovrebbe appartenere al Venezuela poiché faceva parte dell'impero coloniale spagnolo.
Il Venezuela cita anche la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) nella sua argomentazione. Secondo l’UNCLOS, gli Stati costieri hanno diritti economici esclusivi sulla piattaforma continentale e sulle sue risorse. Il Venezuela sostiene che, poiché l’Essequibo è geograficamente collegata alla sua piattaforma continentale, dovrebbe avere diritti esclusivi sulle risorse della zona.
Oltre a questi casi, il Venezuela indica prove storiche a sostegno delle sue rivendicazioni su Esequibo. Sottolinea il fatto che il territorio un tempo faceva parte del Capitanato Generale del Venezuela durante il dominio coloniale spagnolo. L’Impero spagnolo rivendicò la sovranità sul territorio e il Venezuela sostiene che avrebbe dovuto ereditare questa pretesa dopo aver ottenuto l’indipendenza dalla Spagna.
Il Venezuela sostiene inoltre che le Nazioni Unite debbano svolgere un ruolo più attivo nella risoluzione della controversia. Con riferimento alla Carta delle Nazioni Unite, che chiede la soluzione pacifica delle controversie internazionali, e sollecita la comunità internazionale a sostenere la sua richiesta di dialogo e negoziati.
Infine, il Venezuela ha cercato il sostegno regionale per le sue rivendicazioni sull’Essequibo. Ha raccolto il sostegno di diverse nazioni caraibiche, compresi i membri dell'Organizzazione degli Stati dei Caraibi Orientali (OECS), che hanno espresso solidarietà con la posizione del Venezuela e hanno chiesto una risoluzione pacifica della controversia.
Dunque, con buona pace di una certa becera propaganda portata avanti dai media mainstream, la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha solide ragioni per reclamare il territorio dell’Essequibo.