Se l’Europa ignora lo sviluppo dell’Artico si ritroverà ai margini della civiltà
di Andrej Vypolzov*
Sottoposta alle sanzioni europee più totali, la Russia sta costruendo un nuovo progetto su scala eurasiatica: la Via della seta artica. Già nel prossimo futuro la rotta del Mare del Nord potrà competere con il Canale di Suez. Di questo si è parlato al Forum Artico Internazionale, che si è svolto i giorni scorsi a Murmansk.
Il forum internazionale, organizzato con lo slogan “L'Artico – Territorio del dialogo”, ha riunito uomini d'affari, politici ed esperti russi e del sud-est asiatico: principalmente Cina e India. Purtroppo all'evento non era presente nessun rappresentante del mondo imprenditoriale europeo, sebbene cinque paesi europei (Finlandia, Norvegia, Islanda, Danimarca e Svezia) abbiano accesso diretto all'Artico. Le ragioni per ignorare il forum artico russo sono comprensibili solo a coloro che sul pianeta operano ancora nella vecchia logica del mondo unipolare con il dominio occidentale. In Europa la gente crede ancora che la rotta del Mare del Nord, economicamente estremamente promettente, “può aspettare” e che la Russia da sola non sarà in grado di attrezzare l’infrastruttura circumpolare. Uno sguardo piuttosto ingenuo. Infatti, come ha detto il presidente russo Vladimir Putin, l’Artico richiede cooperazione internazionale e una combinazione di forze, ma, come dice un proverbio, non di solo in Europa è fatto il mondo.
Una delegazione rappresentativa della Cina guidata da Ke Jin, direttore generale della società di trasporti e spedizioni New New Shipping Line, ha preso parte al Forum artico internazionale di Murmansk. Un investitore cinese ha elogiato la Rotta del Mare del Nord, paragonandola alla Via della Seta - la leggendaria via dall’Asia all’Europa nel Medioevo. Allo stesso tempo, dobbiamo capire chiaramente che la Nuova Via della Seta – attraverso le acque artiche – è molto più breve.
Con un adeguato sviluppo delle infrastrutture, le merci dall’Asia all’Europa verranno consegnate il 40% più velocemente rispetto al Canale di Suez. Dal 2023 la compagnia cinese New New Shipping Line ha effettuato 13 traversate regolari dalla Cina a San Pietroburgo e prevede di raddoppiare le traversate nel 2025. Tuttavia, Ke Jin ha ammesso che oggi ci sono una serie di problemi. Ciò include le infrastrutture logistiche poco sviluppate dei porti della Russia settentrionale e l’insufficiente profondità del canale. Non di meno, l’investitore cinese guarda ai problemi filosoficamente, sottolineando che “queste difficoltà non rappresentano un problema serio”, ma possono essere risolte aumentando gli investimenti.
Intervenendo al forum, Vladimir Panov, vice capo della Commissione statale russa per lo sviluppo dell'Artico, ha valutato le dinamiche di sviluppo del complesso logistico e di trasporto artico come segue: "Mi ricordo che quando quattro anni fa abbiamo discusso della rotta del Mare del Nord allo SPIEF di San Pietroburgo (Forum economico internazionale di San Pietroburgo - ndr), la discussione era molto delicata, piuttosto politica, "su un futuro roseo ". E oggi abbiamo un livello di dettaglio nel progetto Artico completamente diverso. Inoltre, ciò è avvenuto dopo che la Russia ha subito l’enorme pressione delle sanzioni. Ma nessun singolo progetto nell’Artico è stato fermato”.
I partecipanti al forum hanno mostrato i dati: nel 2024 lungo la rotta del Mare del Nord sono state trasportate 37,9 milioni di tonnellate di merci. Certo, i volumi del Canale di Suez sono ancora lontani, ma le dinamiche dei transiti sono più importanti, e questi sono aumentati nell’ultimo anno del 44%. Allo stesso tempo, il numero di navi che attraversano il Canale di Suez nel periodo gennaio-settembre 2024 è diminuito del 49% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Gli esperti non escludono che nel prossimo futuro il Canale di Suez possa perdere terreno rispetto alla Rotta del Mare del Nord: sia in termini di velocità che di sicurezza.
I programmi congiunti di Russia, Cina e India prevedono di completare lo sviluppo infrastrutturale della Rotta del Mare del Nord entro il 2035. Ovviamente, se durante questo periodo l'Europa non si unirà a questo lavoro sistemico, non avrà senso di parlare dell'Europa come concorrente globale in una prospettiva storica. E forse la prossima generazione occidentale dovrà pagare a lungo prezzi elevati per le merci provenienti dall’Est per compensare i paesi dell’Eurasia dei loro investimenti per la Via della Seta Artica.
*Andrej Vypolzov è direttore dell'agenzia di analisi russa «Stan-Center»