Slai Cobas: "Sentenza della Cassazione segna una svolta sulle discriminazioni sindacali. Silenzio da parte di sinistra e sindacati confederali e di base"

Il 2 gennaio è stata emessa una sentenza della Cassazione destinata a cambiare il diritto antidiscriminatorio, affiancando la libertà di opinione a quella ideologica e all'affiliazione sindacale. La sentenza della Cassazione è frutto di una battaglia legale partita nel 2008 dal Coordinamento provinciale dello Slai Cobas di Napoli contro il trasferimento dell'80% dei suoi iscritti dalla Fiat di Pomigliano d'Arco al Polo logistico di Nola

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Slai Cobas: "Sentenza della Cassazione segna una svolta sulle discriminazioni sindacali. Silenzio da parte di sinistra e sindacati confederali e di base"

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Nel 2008, la Fiat guidata all'epoca da Sergio Marchionne, elaborò un piano di ristrutturazione aziendale per lo stabilimento di Pomigliano d'Arco, che stabilì la creazione di un Polo logistico a Nola. Questo Polo logistico, non era altro che una riedizione dei reparti confino Fiat degli anni' 50 del 900, le cosiddette 'Officine Stella Rossa', dove venivano relegati gli operai comunisti e socialisti. Non a caso lo Slai Cobas denunciò che l'80% dei suoi iscritti era stato trasferito in questo cosiddetto Polo logistico, decantato da politici e sindacati come la nuova piattaforma di supporto allo stabilimento di Pomigliano, vista la vicinanza tra i due impianti. In questo reparto, come hanno denunciato dal sindacato di base, non solo da 12 anni vige un regime di cassa integrazione, ma le poche attività lavorative sono in parte destinate agli stabilimenti Fiat situati a centinaia di chilometri di distanza se non a migliaia, per impianti di assemblaggio auto in Messico.
 
Vittorio Granillo e Mara Malavenda del Coordinamento provinciale dello Slai Cobas ci spiegano quali possano essere le conseguenze positive per rilanciare la lotta operaia e sociale nel nostro paese in seguito alla Sentenza della Corte di Cassazione, nonostante il desolante panorama politico e sindacale della sinistra, complice dal 1977, con la cosiddetta 'strategia dell'Eur', della perdita delle conquiste operaie conseguite con le lotte del 1969.
 
 
Granillo quando è cominciata la vostra battaglia legale sulle discriminazioni in seguito al trasferimento dei vostri iscritti a Nola?
 
"Facemmo una denuncia la Fiat per comportamento antisindacale come coordinamento provinciale di Napoli, in primo grado di giudizio, che perdemmo. L'azienda disse che non c'era stata discriminazione, perché i trasferimenti erano stati fatti per esigenze di impresa. Noi invece abbiamo dimostrato con nomi e cognomi che l'80% dei nostri iscritti erano stati trasferiti(dallo stabilimento Fiat di Pomigliano ndr). I giudici comunque ci dissero che non bastavano le prove."
 
Non c'era discriminazione perché a Nola furono trasferiti anche operai di altre sindacati?
 
"Però i nostri erano l'80%, gli altri erano il 2 o il 3%"
 
Poi ricorreste in appello contro questa sentenza?
 
"Ricorremmo in Appello a Napoli. Stessa logica, poi lo scorso gennaio, c'è stata una presa di posizione della Procura generale della Cassazione. In sintesi dice: La sentenza dei giudici napoletani era fuorilegge perché violava il diritto antidiscriminatorio europeo. Sull'onere della prova evidenziava che noi avevamo provato le discriminazioni, ovvero che l'80% era stato trasferito. Per il Diritto europeo è obbligo del padrone dare prova contraria. Per la prima volta stiamo costruendo il ribaltamento dell'onere della prova."
 
Quindi, già la Procura generale della Cassazione a febbraio 2019 aveva fatto alcuni rilievi sulla sentenza della corte d'appello di Napoli
 
"Si, infatti, dice, che è stato violato il diritto antidiscriminatorio nel quale è prevista la libertà di opinione, usata per altre cose, sui diritti civili" . Ma nella libertà di opinione c'è la liberta ideologica e quella dell'affiliazione sindacale. Quindi il diritto antidiscriminatorio viene posto a differenza di come è stato posto finora in Italia, per i diritti civili, viene posto come diritto collettivo."
 
Quali sono stati i punti principali che la Corte di Cassazione ha poi contestato alla sentenza della corte d'Appello di Napoli?
 
"Nel diritto antidiscriminatorio europeo c'è il ribaltamento dell'onere della prova. E non è un caso che questa è la prima sentenza della Cassazione dell'anno. Solitamente quando un lavoratore denuncia deve dimostrare la discriminazione al 100% o perde la causa. La direttiva europea ribalta l'onere della prova. Deve essere il datore di lavoro a dimostrare che non c'è stata discriminazione. Quindi adesso dopo il pronunciamento della Cassazione, quando si tornerà in Appello toccherà alla Fiat provare che non c'è stata discriminazione nei nostri confronti. Un po' difficile quando l'80% dei nostri iscritti sono stati trasferiti."
 
 
Cosa può determinare questa sentenza nelle lotte operaie questa sentenza a partire dalla Fiat Pomigliano. Soprattutto sarà colta come occasione da parte della sinistra e dei sindacati per rilanciare le lotte sociali?
 
"L'impatto di questa sentenza al momento non è stata capito, non a caso non se ne parla. Cosa cambia? In pratica ha messo in rilievo il ricatto padronale a partire dal Compromesso storico, Strategia dell'Eur di Lama, quando Agnelli disse che non c'è nulla di meglio di un governo di sinistra per fare politiche di destra, che la destra non si sognerebbe di fare. Conseguentemente Agnelli affermò che era inutile gingillarsi con i diritti costituzionali, come il diritto al lavoro, allo studio, alla Sanità e ad altri diritti sociali. Poi c'è stato il pacchetto Treu fino alla Legge Fornero, Jobs Act di Renzi e decreto Dignità di Di Maio. I lavoratori oggi sono soli non sono suscettibili di avere sponde dai gruppetti extra parlamentari che si crogiolano con i like sui social network e che nella realtà non esistono. L'impatto della sentenza si avrà nei prossimi anni, i lavoratori vedranno che il Re è nudo. Ora sono abituati a subire la repressione. Toccheranno con mano l'esercizio della libertà di opinione e delle libertà sindacali, la possibilità di difesa e da qui si potrà ripartire.
 
 
Con Mara Malavenda, parlamentare dello Slai Cobas dal 1996 al 2001, abbiamo affrontato l'impatto della sentenza della Cassazione
 
Dopo decenni in cui i diritti dei lavoratori sono stati smantellati, quale può essere l'impatto della sentenza della Cassazione? Si può davvero ricostruire una mobilitazione?
 
 
Dall'Eur nel 1977 si cominciò a dire che i diritti alla casa, allo studio, quelli dei lavoratori erano orpelli da superare. Ci siamo ritrovati poi al pacchetto Treu del Governo Prodi approvato dal segretario di Rifondazione comunista, Bertinotti, con il celebre "pochi maledetti ma subito", con l'apertura delle agenzie di lavoro interinali con la flessibilità del lavoro. I lavoratori sono in ginocchio. I sindacati dovrebbero unire le lotte. In questi anni ci sono stati gruppi di lavoratori con lotte sparse, che assumono carattere di disperazione che indebolisce le loro rivendicazioni. Pezzo dopo pezzo si è smantellato tutto, a partire dai diritti, con la sinistra politica che già da tempo non esiste più. Oggi dopo 10 anni dal referendum alla Fiat di Pomigliano, la metà dei lavoratori è in esubero, con nuovi modelli di produttivi che appaiono e scompaiono come il gioco delle 3 carte fra i vari stabilimenti.
Il ribaltamento dell'onere della prova stabilita da questa sentenza è stato già introdotto a partire dalla violenza sulle donne per permettere loro di essere forti e denunciare, come soggetto individuale. Così oggi i lavoratori attraverso questa sentenza che unisce il diritto civile individuale e con il diritto sindacale, partendo da Pomigliano, non andranno più con il cappello in mano, saranno i padroni a dover dimostrare che non discriminano, e sarà difficile di fronte al trasferimento dell'80% dei nostri iscritti a Nola.
 
 
 
 
 
 
 
 

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