Storico inglese Adam Tooze sul principale quotidiano tedesco: "La sentenza di Karlsruhe avrà conseguenze esplosive per l'ordinamento giuridico europeo"

Storico inglese Adam Tooze sul principale quotidiano tedesco: "La sentenza di Karlsruhe avrà conseguenze esplosive per l'ordinamento giuridico europeo"

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La Frankfurter Allgemeine Zeitung pubblica, domenica, un articolo a tutta pagina, dello storico britannico Adam Tooze.


Egli riconosce l’importanza della sentenza di Karlsruhe (“si deve temere che avrà conseguenze esplosive per l'ordinamento giuridico europeo … mette in discussione la sistemazione istituzionale di [Bce] uno dei decisori di politica economica più importanti del mondo”) e ne ridicolizza l’esito provvisorio (“il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si rende benemerito come intermediario”) per meglio descrivere l’entità della sfida (“la corte ha fatto vedere una profonda storica frattura, alla quale non stiamo rendendo giustizia”).


Egli dà il suo meglio nella prima parte del testo, ove ricorda ai Tedeschi: come l’indipendenza di Bundesbank sia stata imposta dagli Anglo-Americani vincitori come “incarnazione istituzionale della storica diffidenza verso la politica tedesca”, come solo il mero caso storico le abbia poi consentito di trasformarsi “in un simbolo di autoaffermazione”, come sia stato l’esempio americano di Paul Volcker ad aver convinto i restanti Europei ad assicurare a Bce l’indipendenza.
 

Assai meno convincente è la seconda parte dell’articolo, pur basata sull’assunto realistico che il mondo non debba più preoccuparsi dell’inflazione, bensì della deflazione. Tooze ne ricava la conseguenza che i ricorrenti che hanno vinto la causa storica di fronte alla corte di Karlsruhe siano stati animati da “rabbia cieca e mancanza di comprensione” … mentre invero la comprensione manca a lui che tratta l’Eurozona come una unica economia. Contro di loro, lo storico propone la propria visione di un nuovo mandato per Bce, che includa non più solo la stabilità dei prezzi ma bensì pure “stimolare l'occupazione”, la stabilità finanziaria, la “responsabilità di preservare l'unione monetaria” addirittura, sinanco “generali poteri in caso di emergenza”. Proposte tutte pacificamente irricevibili in Germania … al punto che vien da chiedersi se la FAZ non abbia pubblicato l’articolo al fine espresso di eccitare ulteriormente gli animi dei propri lettori, mostrando loro l’”abisso” dai quali solo Karlsruhe e Bundesbank possono ‘proteggerli’.


Infine, Tooze mostra di considerare la composizione dell’Eurozona intangibile pure in caso di vittoria tedesca, (“Il giudizio di Karlsruhe lo chiarisce: il coniglio è uscito dal cappello. Non si tratta di voler politicizzare Bce, ma di chi lo fa e a quali condizioni”), come se la Francia o l’Italia potessero sopravvivere dentro l’Euro pure in caso di abbandono del PEPP e del QE. Il che è manifestamente onirico.


Insomma, Tooze si conferma essere non un politologo e non un economista, ma un osservatore ed uno storico attento che merita comunque la lettura. 


Musso

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di Tooze Adam, 5 luglio 2020

FAZ: titolo originale: “Eine neue Rolle für die EZB”,  https://www.faz.net/aktuell/wirtschaft/die-ezb-muss-ueber-ihre-unabhaengigkeit-nachdenken-16845808.html


Un nuovo ruolo per la BCE

La Banca centrale europea deve essere indipendente. Ma da chi? Questa domanda ha bisogno di una nuova risposta.


La sentenza della Corte costituzionale federale [di Karlsruhe] sul programma di acquisto di obbligazioni della Bce (PSPP) era una significativa intromissione nella legge e nella politica europea. Anche se la politica tedesca fa del suo meglio per disinnescare la sentenza, si deve temere che avrà conseguenze esplosive per l'ordinamento giuridico europeo.


E la sentenza non dovrebbe essere letta solo in senso strettamente giuridico od in senso europeo. Essa [la sentenza] mette in discussione la sistemazione istituzionale di uno dei decisori di politica economica più importanti del mondo.


I giudici costituzionali [di Karlsruhe] si riferiscono alla presunta chiara divisione dei compiti tra politica monetaria, economica e finanziaria. Questa distinzione è stata innalzata dalla corte a principio irremovibile, che funge da rimedio all'incertezza fondamentale, che risulta da una rottura - ampiamente sottovalutata - nella storia mondiale: la transizione, nell'agosto 1971, al regime monetario Fiat privo della copertura delle riserve d'oro. Quando Richard Nixon disaccoppiò il dollaro dall'oro, per la prima volta dall'avvento del denaro migliaia di anni fa il sistema monetario mondiale è stato distaccato da qualsiasi misura fisica. Per tale via, il denaro divenne innegabilmente una questione della politica e, in Europa, una questione della politica europea.


Da allora, non solo in Europa le banche centrali sono state solo al centro di ogni crisi: fosse essa il ciclo di inflazione e deflazione degli anni '70 e '80, le crisi del sistema monetario europeo nel 1992, la bolla delle dot-com, la crisi finanziaria del 2008 o le crisi della Eurozona dal 2010 al 2015. La crisi del coronavirus ha reso le cose ancora più chiare: la sentenza della Corte costituzionale del maggio 2020 è stata incorniciata dall'annuncio non di uno, ma persino di due nuovi enormi programmi di acquisto di obbligazioni da parte di BCE. Senza questi acquisti, i mercati dei titoli di Stato in Europa sarebbero probabilmente caduti in stato di agitazione. In aggiunta ad una pestilenza e ad una recessione, avremmo pure a che fare con un attacco infarto finanziario. Nel frattempo, dall'altra parte dell'Atlantico, la risposta alla pandemia della Fed ha eclissato tutte le precedenti esperienze. Alla fine di marzo, essa [la Fed] ha fatto incetta di fondi patrimoniali ed accatastato debiti privati, ad una velocità impressionante di 1 milione di dollari al secondo, 24 ore al giorno, giorno per giorno. Le banche centrali non sono solo enormi. Agiscono anche in fretta. Ciò possono fare, perché sono indipendenti. Esse non aspettano il permesso.


Dal punto di vista della maggior parte degli economisti, lo scandalo della sentenza [di Karlsruhe] sta nel fatto che mette in discussione questa indipendenza. Il tribunale esige dal governo federale e dal Bundestag, di farsi rendere da Bce i conti. Bce dovrebbe documentare loro, di aver debitamente tenuto conto della linea di demarcazione tra politica monetaria ed economica. Ma per la maggior parte dei difensori della BCE, la chiara linea tra le politiche monetarie ed economiche è priva di senso. E, come afferma il ministro delle finanze federale Olaf Scholz (SPD) presa visione [nach Einsicht] della nuova documentazione, Bce pondera molto bene le conseguenze delle proprie azioni sull’economia. La pretesa di ulteriori giustificazioni rivolta alle istituzioni nazionali della Germania è, in questa logica, un colossale attacco alla loro indipendenza. Un gruppo di illustri colleghi ha sostenuto questa linea sulla F.A.Z. nelle ultime settimane [si riferisce all’appello degli economisti €risti, apparso in contestazione della linea filo- Karlsruhe del giornale]. Bce e altri governi europei la sostengono con energia.

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Come risposta essa sembra essere sufficiente: il presidente della Bundesbank Jens Weidmann si rende benemerito come intermediario e la corte costituzionale sta al giuoco. Alla luce delle questioni di politica fiscale in sospeso in Europa, al momento non abbiamo forse bisogno di ulteriori conflitti.


Ma la corte ha fatto vedere una profonda storica frattura, alla quale non stiamo rendendo giustizia. Qualunque cosa si pensi delle argomentazioni dei giudici e dei motivi dei querelanti - essi sollevano una questione importante. Bce attua una serie di misure, che vanno ben oltre la nozione convenzionale di banca centrale indipendente come sorvegliante dell'inflazione. Il mandato di stabilità dei prezzi, dal 2008, dalla pura difesa dall'inflazione è diventato una giustificazione per combattere la deflazione recessiva. La corte costituzionale ha analizzato criticamente tale sviluppo, anche al costo dell'indipendenza della banca centrale. Per dirla senza mezzi termini: se la banca centrale non dà più priorità agli interessi dei piccoli risparmiatori, qualcosa deve essere cambiato. La banca centrale deve spiegarsi e legittimare la nuova agenda.


Chi in risposta insiste sul principio della indipendenza [della banca centrale], nega un’autentica svolta storica. In questo modo, non si difende lo status quo, ma piuttosto il suo lento cambiamento e, allo stesso tempo, evita la questione politica posta dalla Corte: da chi o cosa dovrebbe essere indipendente la banca centrale?


Storicamente, il ruolo delle banche centrali era quello di mediare tra il sovrano e i suoi creditori. Originariamente, ciò significava proteggere gli interessi dei creditori borghesi dai monarchi ai quali i primi avevano fatto credito. Già nell'Illuminismo del diciottesimo secolo, filosofi come David Hume comprendevano lo spaventoso potere, che ad un sovrano è dato, quando egli può spingere lo Stato in bancarotta sia direttamente o attraverso l'inflazione. Tale rischio si lascia mettere sotto controllo, non da ultimo ponendo la gestione del debito e del denaro nelle mani di una banca centrale privata.


Kant fece un ulteriore passo avanti e divenne uno dei primi sostenitori di un freno al debito [Schuldenbremse]. Il suo progetto per la pace perpetua includeva un divieto al debito pubblico. Se i preparativi militari fossero stati pagati per intero attraverso tasse e servizio militare - così il suo ragionamento - la guerra sarebbe stata meno frequente.


Nel corso del XIX secolo, è cambiato il concetto del Sovrano e, con esso, l'idea di indipendenza della banca centrale. Ora essa [la banca centrale] avrebbe dovuto essere indipendente, non più da una monarchia arbitraria, ma dagli elettori senza proprietà ed indebitati di una democrazia di massa. La Fed venne fondata nel 1913, al fine di ponderare gli interessi dei creditori e dei debitori nella prima democrazia capitalista. In Europa, l'idea di una banca centrale indipendente si concretizzò nel 1924, con la simultanea elezione di governi di sinistra in Gran Bretagna e Francia e con la stabilizzazione della Repubblica di Weimar nel contesto del Piano Dawes. Sotto la guida del governatore della banca centrale Montagu Norman, la Banca d'Inghilterra promise "sicurezza dalla canaglia" – la canaglia che egli aveva in mente erano i socialisti spendaccioni. In Germania, dopo l'iperinflazione venne rifondata la Reichsbank – con lo spiacevole compito di forzare la stabilizzazione ed adempiere agli obblighi di riparazione tedeschi. Non solo erano tutti indipendenti, ma erano anche vincolati dalla disciplina monetaria del restaurato gold standard.


Tutto ciò crollò insieme negli anni '30, cominciò una nazionalizzazione della politica monetaria. Nel modo più drammatico ciò accadde in Germania. Quando Hjalmar Schacht, nel 1933 dopo la presa del potere [di Hitler], tornò per la seconda volta alla Reichsbank, egli voleva usare la banca centrale per il finanziamento degli sforzi di armamento nazionale di Hitler. Ciò funzionò senza problemi fino al 1939, quando Hitler voleva avere una mano libera per il suo gioco di guerra rischioso e vennero spazzati via la leadership della Reichsbank insieme ai principali generali della vecchia Reichswehr. Neppure l'aiuto dedicato di un'autorità indipendente non era abbastanza per Hitler. Lo stato del Führer pretendeva una aperta sottomissione.


È una manifestazione delle loro rispettive storie che, dopo la seconda guerra mondiale, la Banque de France e la Bank of England furono per la prima volta nazionalizzate. Il sovrano democratico ha affermato il proprio potere sul denaro. In Francia ed in Gran Bretagna negli anni d'oro della crescita del dopoguerra, i ministeri delle finanze e le banche centrali procedevano in stretto accordo.


Al contrario, la Banca del Land Tedeschi fu fondata dagli Alleati occidentali nel 1948, ancor prima che ci fosse una Repubblica Federale di Germania. Fu solo nel 1951 che la banca centrale passò sotto il controllo tedesco, e come istituzione certamente indipendente. E tuttavia: la Bundesbank, questa incarnazione istituzionale della storica diffidenza verso la politica tedesca, doveva svilupparsi come madre del Marco Tedesco, in un simbolo di autoaffermazione. Il Sonderweg [via speciale, condotta singolare, diversa dagli altri Paesi] monetario della Germania non è stato programmato dall'inizio. Fino al 1971, tutte le banche centrali in Europa erano junior-partner nel contesto del sistema valutario di Bretton Woods e, quindi, seguivano la banca centrale americana. Solo con la fine del sistema di Bretton Woods al principio degli anni '70 con e l'aumento dell'inflazione nei vicini paesi europei, Bundesbank ha potuto profilarsi come roccia della stabilità monetaria internazionale.


Il pericolo che, sullo sfondo dell'inflazione negli anni '70, la politica monetaria corse non era quello di un sovrano capriccioso nella forma di un monarca in bancarotta o di un malvagio dittatore, bensì del corporativismo liberale - una sovranità divisa e indecisa, che tendeva a rinunciare alla stabilità finanziaria a beneficio di migliori condizioni commerciali per gli imprenditori e minore disoccupazione per i sindacati. Si presentava il rischio di una perdita di fiducia nei mercati finanziari. Una banca centrale indipendente con un mandato di combattere l'inflazione doveva ancorare la stabilità e la sovranità, opponendosi sia alle richieste delle lobby egoistiche sia ai politici deboli e miopi. In tal modo, vennero favoriti risparmiatori ed obbligazionisti. Ma ciò, si diceva, era nel lungo periodo di beneficio per tutti.


Nell’anno 1979, il capo della banca centrale americana Paul Volcker si mise a capo del movimento con i suoi famosi rialzi dei tassi. Successivamente, il modello di banche centrali indipendenti si è diffuso in tutto il mondo, in regioni diverse come la Nuova Zelanda, l'Indonesia, il Sudafrica e l'Europa orientale. Nel 1997 seguì persino la Bank of England. BCE non fu il risultato solo di un mercanteggiamento europeo. Essa [Bce] era il riflesso più chiaro di questo modello. Essa [Bce] è la più indipendente delle banche moderne centrali, che si è più chiaramente concentrata sull'unico obiettivo della stabilità dei prezzi, qualunque ne fosse il prezzo.


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Ciò che si è dibattuto di fronte alla più alta corte tedesca è, tra le altre cose, la storica questione: abbiamo abbandonato questo familiare mondo della politica monetaria? Il gigantesco programma di QE dell'allora presidente della BCE Mario Draghi nel 2015, era espressione di un nuovo modello di banca centrale attivista, che andava ben oltre i limiti del modello precedente.
 

In tutto il mondo, a partire dal Giappone negli anni '90, le banche centrali, hanno lottato non contro l'inflazione, bensì contro la deflazione - non con problemi del mercato del lavoro, ma con l’instabilità del mercato finanziario. Gli economisti litigano sul perché sia così. Niente di meno che Larry Summers ha recentemente riconosciuto che la spiegazione più semplice è uno spostamento del potere: un tempo c'era un quadrato del potere in cui le banche centrali mediavano tra mercati obbligazionari, datori di lavoro, lavoratori e politici miopi. Tale quadrato si è rotto. I sindacati sono indeboliti. La concorrenza globale ha domato il potere delle aziende di fissare i prezzi. I politici stanno accettando sempre più il mantra della limitazione del debito, la funzione di vigilanza dei mercati obbligazionari si è ridotta. Non si dovrebbe farsi trarre in errore dai casi di crisi come la Grecia. Essi sono la grande eccezione. Le economie altamente sviluppate ottengono prestiti a tassi di interesse sempre più bassi.


Ma se insieme la rimozione della socialdemocrazia e la globalizzazione hanno disinnescato i conflitti economico-politici del XX secolo, allora si modifica pure la nostra comprensione dell'indipendenza. Mentre una volta i banchieri centrali difendevano orgogliosamente il proprio mandato contro le eccessive richieste dei gruppi di interesse, ora sono vigili del fuoco multiuso.


È ipocrisia affermare che il massiccio pacchetto anti-deflazione di Draghi sia stato in realtà un'operazione di stabilità dei prezzi come qualsiasi altra. Dovremmo affrontare il dato di fatto storico che, dagli anni '70, le condizioni quadro della politica economica sono mutate. Dovremmo cambiare il mandato della BCE.

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Non solo in Europa, ma in tutti i paesi industrializzati, l'inflazione non è più un grosso problema, bensì la deflazione. Stabilità dei prezzi non significa più protezione dall'inflazione. La Federal Reserve, l'istituzione dello stesso rango della BCE, ha un duplice mandato: ha anche il mandato di stimolare l'occupazione. Ciò non ha portato ad un'inflazione galoppante. Oltre a ciò, al capo della banca centrale Ben Bernanke venne data l’autorizzazione, dopo la crisi finanziaria del 2008, di perseguire una politica monetaria sostanzialmente più aperta. Perché gli Europei dovrebbero, alla luce della incessante disoccupazione in Europa, accontentarsi di meno?


Come minimo, la Bce dovrebbe avere un mandato di stabilità dei prezzi simmetrico che dia alla lotta contro la recessione e la deflazione lo stesso peso della obsoleta preoccupazione per l'inflazione. In tal modo, ai porrebbe fine a qualsiasi ulteriore dibattito sul programma di acquisto di obbligazioni di Draghi 2015.


Dal 2008, tutte le banche centrali hanno appreso lezioni amare circa la stabilità finanziaria. Per proteggere le banche private, hanno dovuto agire ancora e ancora. La tutela della stabilità finanziaria dovrebbe pertanto essere intesa non solo come regolamentazione delle società finanziarie, bensì i rischi finanziari dovrebbero essere estesamente ridotti. Il principio di precauzione dovrebbe sistematicamente applicarsi pure al sistema finanziario.


Al fine di adattare il mandato della BCE alla realtà, pure la sua responsabilità di preservare l'unione monetaria deve essere esplicitamente formulata - contro speculazioni sulla scomposizione dell'euro. Tali speculatori sono nemici dell'unione monetaria. L'Eurozona dovrebbe essere in grado di difendersi.


Ma la regolamentazione precauzionale non coprirà mai tutte le eventualità. Dobbiamo imparare le lezioni dal 2012, 2015 e 2020. Non possiamo prevedere ogni eventualità. Questo è il motivo per cui Bce dovrebbe disporre di generali poteri in caso di emergenza [allgemeine Notfallkompetenz], come fa la Fed. Anche se combattere la crisi è uno dei compiti delle banche centrali, il coronavirus non avrebbe dovuto essere lo shock che è stato. Le sfide dell'Antropocene [l’Epoca Umana] sono spesso chiaramente visibili. Non possiamo più negare, che essi avranno spettacolari effetti su ogni aspetto della vita economica. Il percorso di decarbonizzazione elaborato dalla Commissione europea dovrebbe essere vincolante per tutte le autorità economiche e fiscali. Nel loro insieme, questi quattro punti rappresenterebbero una drammatica estensione del mandato della BCE. Ma riflettono solo ciò che la BCE, insieme ad altre banche centrali, sta già prendendo in considerazione nelle sue riflessioni. Se tutto ciò deve essere una rivoluzione, allora sia che nessuna pretenda più il contrario.


L’allargamento del mandato non dovrebbe compromettere l'indipendenza della BCE. Piuttosto, dovrebbe anzi garantire la sua indipendenza, e certo contro la rabbia cieca e la mancanza di comprensione che si esprime nella causa dinanzi al tribunale tedesco. Invece di contrapporre la banca centrale alla società e alla politica come negli anni '70, questo mandato più ampio rifletterebbe semplicemente lo spazio che le banche centrali si sono create negli ultimi decenni: non stanno combattendo contro il governo, ma fianco a fianco. L'indipendenza - che noi apprezziamo e che dovremmo mantenere - comprende la libertà di giudizio, la protezione da interferenze politiche immediate e l'autorità indipendente di utilizzare gli strumenti di politica monetaria al ritmo che le circostanze richiedono.


Questa indipendenza - come quella di qualsiasi altra parte di una costituzione equilibrata - dovrebbe essere controllata attraverso il fatto che la banca centrale renda regolarmente conto sia all'opinione pubblica degli esperti così come al Parlamento europeo. Le sue azioni dovrebbero essere contestabili dinanzi alla Corte di giustizia europea.


Oltre a ciò, il mandato, dopo questa ridefinizione, non dovrebbe più tornare ad essere un tabù inattaccabile. Dovrebbe essere regolarmente discusso e ridefinito, se le circostanze e la discussione politica lo richiedono.


Impegnarsi in tale dibattito sarebbe senza dubbio noioso e politicamente impegnativo. Naturalmente, una simile proposta può dividere gli animi. Ma non ci si può da esse ritrarre, senza sacrificare la democrazia. Il giudizio di Karlsruhe lo chiarisce: il coniglio è uscito dal cappello [Die Katze ist aus dem Sack]. Non si tratta di voler politicizzare Bce, ma di chi lo fa e a quali condizioni. Chiunque risponda con gli insegnamenti degli anni '70 e insista sulla semplice indipendenza della banca centrale, non solo ignora l'esperienza degli ultimi 30 anni. Egli si batte per una minorità autoinflitta.

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