XVII Forum Economico Eurasiatico a Ras Al Khaimah: il nuovo mondo multipolare e le opportunità per l'Italia | Demostenes Floros
Il 5 e 6 dicembre si svolgerà il Forum euroasiatico di Verona negli Emirati Arabi Uniti (a Ras Al Khaimah): un appuntamento fondamentale per comprendere le opportunità in termini di geoeconomia per il nostro paese. Dopo le edizioni di Baku e Samarcand, la XVII edizione continua il suo itinerare alla scoperta delle potenzialità del nuovo mondo multipolare in piena ascesa. Dopo la nostra intervista ad Alessandro Banfi, che si soffermava sull'importanza del cavallo di battaglia del Forum per la fase storica che stiamo vivendo: la diplomazia economica. Oggi, per approfondire e meglio identificare il programma della nuova edizione, vi rilanciamo una sintesi di quella di un suo abituale ospite, Demostenes Flores, esperto di questioni energetiche e geopolitiche presso il CER, a cura di Matteo Pistilli per il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo (Cesem).
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DAL CESEM
"Personalmente, ho partecipato a tutte le edizioni del Forum dal 2010 compreso sino ad oggi e ho visto una continua e costante crescita dell’importanza, della partecipazione e della visibilità di questo Forum che, bisogna chiarirlo subito, è in primo luogo e soprattutto un business forum. Rappresenta, quindi, un punto d’incontro di diverse realtà che hanno come finalità quello di poter fare affari in campi diversi, che possono essere ovviamente quello dell’energia ma anche quello delle infrastrutture, della meccanica, dell’elettromeccanica, dell’agroindustria, dell’intelligenza artificiale e di tutti i temi che coinvolgono la transizione energetica. L’ultima edizione in presenza a Verona ha visto la partecipazione di quasi 1.400 imprese fra piccole, medie e grandi, così come la partecipazione delle grandi major; ciò fa capire la dimensione che aveva raggiunto questo Forum che purtroppo, vale la pena ribadirlo, a causa delle pressioni internazionali, non si può più svolgere nella realtà scaligera."
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"Quando si parla di mondo multipolare, non si può non partire dai BRICS e in particolar modo non si può non prendere atto dei cosiddetti BRICS plus, cioè dei suoi nuovi membri, tra cui troviamo i principali produttori di energia al mondo. Già il nucleo originale comprendeva la Federazione Russa come grande produttore di energia, ma anche il Brasile grande produttore di greggio; successivamente, dal primo gennaio 2024, abbiamo quindi visto l’entrata di altri grandi attori, come gli stessi Emirati Arabi Uniti che ci ospitano quest’anno, oppure l’Iran. Un punto interrogativo può essere posto sul ruolo dell’Arabia Saudita, per certi versi analogo a quello della Turchia, che tenta di conservare un difficile equilibrio con le nuove realtà economiche a partire da Cina e Russia, mantenendo però i legami storici, da un punto di vista politico, militare e finanziario, con gli Stati Uniti d’America. Quello che di certo va sottolineato è che i BRICS plus non comprendono soltanto grandi produttori di energia, ma anche i principali possessori di materiali di base che sono l’altro aspetto fondamentale per quanto riguarda il tema della transizione energetica.
In relazione al nostro bisogno di materie prime, non possiamo che interessarci a come il nostro Paese si pone dinanzi al mondo multipolare indipendentemente da quale sia il colore del Governo. Devo tuttavia esprimere un giudizio negativo in quanto l’Italia, è inutile negarcelo, non ha una propria sovranità e questo non le permette di esprimersi evidenziando quelli che sono i propri legittimi interessi nazionali in un contesto internazionale che è profondamente mutato da quello che era durante la Guerra Fredda. Sarebbe già qualcosa se il nostro Paese potesse esprimere una politica estera per lo meno pragmatica per quanto attiene i propri interessi che certamente devono tener conto delle nuove realtà economiche.
Potrà sembrare un paradosso, ma si ha l’impressione che la politica estera di Andreotti o a maggior ragione quella di Craxi, in alcuni momenti e rispetto a determinati Paesi, pur cadendo nel periodo della Guerra Fredda, avesse degli spazi di manovra che sono superiori a quelli che abbiamo oggi. Spero vivamente di sbagliarmi, ma non vedo, né da parte del Governo, né da parte dell’opposizione (in Parlamento) un atteggiamento per lo meno pragmatico nella sua accezione positiva, verso l’estero, verso il mondo multipolare e verso i BRICS. Forse, l’atteggiamento che ha avuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo ultimo viaggio in Cina, indica un tentativo di ripensamento o perlomeno la volontà da parte dell’Italia di cercare un proprio – piccolo, ma fondamentale – spazio di movimento verso una timida autonomia in politica estera. Vedremo se sarà così soprattutto in virtù del nuovo inquilino che arriverà alla Casa Bianca a gennaio 2025 e soprattutto in conseguenza di quelle che saranno le scelte economiche che andrà ad implementare la nuova Amministrazione Trump."