Quello che non volevamo del Mes arriverà con il Recovery Fund


di Paolo Desogus*

Un mio primo bilancio a caldo.

È un accordo che soddisfa le narrazioni mediatiche costruite nei rispettivi paesi. In Italia prevalgono i festeggiamenti per l’aumento complessivo del fondo (anche se diminuiscono i sussidi e aumentano i prestiti). Questo basta e avanza per dichiarare il trionfo di Conte.

Siamo del resto un popolo politicamente ignorante e il luccichio dei numeri ci fa perdere la testa.

Nei cosiddetti paesi frugali prevale invece l’esultanza per le condizionalità imposte all’Italia: pesantissime. Non l’Ue (che politicamente si è auto consunta), ma i singoli paesi potranno entrare nel merito delle nostre politiche sociali (pensioni, scuola, sanità). Quello che non volevamo del MES ci arriverà con il Recovery Fund.

Si tratta dunque di vittorie che i rispettivi capi di governo ottengono nei fronti interni. Considerando il notevole aumento dei rebates per i frugali, solo loro possono dire di aver vinto non solo in patria, ma anche in Europa. Conte vince in Italia, contro i suoi detrattori, e guadagna una notevolissima spinta per restare a Palazzo Chigi. Perde però in Europa, almeno così sembra dai dettagli. Avremo poi modo di correggere il giudizio.

Ad ogni modo il paradosso tutto italiano è che la sconfitta in Europa, cioè il cedimento sulle condizionalità, è quello che desiderava l’ampio fronte liberal liberista che sono a ieri attaccava Conte. Insomma gratta gratta anche la vittoria mediatica in patria di Conte nasconde ombre inquietanti. Certo di più non si poteva fare. Non si poteva far saltare il tavolo: se non altro perché a Conte sarebbe ricaduta la responsabilità di un mancato accordo e dunque declino Ue. Un esito del genere avrebbe comportato la sua estromissione e l’inizio di nuove trattative.

Questo è il bilancio: negativo.

*Professore alla Sorbona di Parigi

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