Il ribellismo dei ricchi e i "valori" di Fedez

02 Maggio 2021 14:00 Paolo Desogus

No, non mi avete convinto. Non spenderò un briciolo di fiducia per un milionario costruito dall'industria culturale (culturale si fa per dire) ed eletto dal sistema mediatico (in particolare Repubblica) a paladino dei "giovani". Non mi farò convincere da uno che gioca al ruolo stanco e usurassimo del vendicatore, di quello che si mette in mostra perché le canta al potere, che sfida una presunta censura, che inscena una telefonata penosa. E poi lasciatemelo dire, il suo era un discorso qualunquistico ("la politica mi voleva impedire..."). Sì, ci ha detto che i leghisti fanno schifo, che l'omofobia è orribile, bella scoperta. Ma veramente c'è qualcuno che aveva bisogno di Fedez per scoprirlo?

La questione credo stia tutta qui, ovvero nella strumentalizzazione dei sentimenti di ripulsa contro il razzismo per far passare valori e modelli culturali di cui la figura di Fedez e la sua compagna sono portatori, modelli ancora più devastanti della Lega. Sì, proprio così, il culto dell'immagine, l'individualismo sfrenato, la perdita di senso del limite (non vi ricordate la scena di Fedez e la moglie mentre distruggevano un supermercato?), il ribellismo dei ricchi, la continua esibizione e autonarrazione di sé, e ancora l'idea che la politica possa essere fatta da gesti eclatanti come quello di ieri sul palco del Primo Maggio, insomma tutto quello che Fedez rappresenta e che l'industria mediatica gli ha concesso (altro che censure, non fatemi ridere) è il peggio che esprime il nostro paese. E poi guardate, la Lega è molto più vicina Fedez e Ferragni di quello che la sceneggiata di ieri abbia fatto credere.

Lasciamo che le battaglie contro l'omofobia e contro il razzismo siano lotte collettive, senza delegarle a fantocci creati a tavolino. Nessun compromesso con quella gente.

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