Assange, l'attacco di Greenwald: «Atto d'accusa al sistema carcerario Usa»

Oggi è arrivata una decisione molto attesa: il giudice distrettuale Vanessa Baratseir ha rifiutato l’estradizione del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, negli Stati Uniti d’America. Dove finirebbe in isolamento e sarebbe a rischio suicidio.

A commento della sentenza contraria all’estradizione del whistleblower il giornalista investigativo Glenn Greenwald punta il dito contro gli Stati Uniti e il loro sistema carcerario: «Questa non è una vittoria della libertà di stampa. Al contrario: il giudice ha detto chiaramente di ritenere che ci siano motivi per perseguire Assange in relazione alla pubblicazione del 2010. E 'stato, invece, un atto d'accusa al sistema carcerario Usa, follemente oppressivo, per 'minacce' di sicurezza», scrive su Twitter.

Lo stesso Greenwald ha avuto problemi legali derivanti dalla pubblicazione di inchieste absate su documenti sottratti al governo degli Stati Uniti dall'ex agente della Cia Edward Snowden.

Il giornalista statunitense vincitore del premio Pulitzer adesso vive in Brasile. Lo scorso anno è finito in tribunale per accuse di reati informatici in Brasile, in relazione un'inchiesta basata su documenti riservati incentrati su magistrati brasiliani pubblicata da The Intercept, da lui fondato.

Inchiesta importantissima che ha portato alla luce il complotto della magistratura per condannare l’ex presidente Lula. Così il popolare leader brasiliano è stato estromesso dalle scorse elezioni che hanno poi visto vincitore Jair Bolsonaro. Secondo tutti i sondaggi con Lula in gioco l’attuale presidente sarebbe uscito sconfitto.

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