Stati Uniti. Insegnante dona il plasma per sopravvivere

31 Maggio 2022 17:59 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Una storia agghiacciante arriva dagli Stati Uniti dove la povertà morde e colpisce anche quella che una volta sarebbe stata considerata classe media.

Il Washington Post racconta la storia di Christina Seal, 41 anni, di professione insegnante in Louisiana, che è costretta a effettuare donazioni di sangue per guadagnare denaro.

Infatti il suo stipendio da insegnante, complice anche l’inflazione, non le permette di poter sostenere le spese per mantenere una casa e due figli adolescenti.

"Non avrei mai pensato che sarei stata in una posizione in cui avrei dovuto vendere il mio plasma per nutrire i miei figli”, ha detto al Washington Post l’insegnante costretta a recarsi per ben due volte a settimana a donare il sangue per guadagnare una cifra tra i 400 e i 500 dollari al mese.

L’inflazione gioca un ruolo fondamentale nelle nuova povertà che avanza negli Stati Uniti e colpisce finanche lavoratori come Christina Seal.

“È qui che l'inflazione ha spinto Seal. Un mese prima, il Bureau of Labor Statistics aveva annunciato che i prezzi erano aumentati dell'8,5% nell'ultimo anno, il più grande balzo annuale dal dicembre 1981. I costi dei carburanti, dei generi alimentari e delle abitazioni sono più alti degli ultimi anni. La tensione finanziaria ha costretto milioni di famiglie a scontrarsi con nuovi limiti e scelte più difficili”.

Così Christina Seal non è riuscita più a provvedere al sostentamento dei suoi due figli, di 15 e 12 anni. Ha dato loro “da mangiare panini con burro d'arachidi e marmellata e spiegato che non poteva permettersi la benzina per accompagnare il figlio alle lezioni di boxe e la figlia a pallavolo”, rendendosi inoltre conto che non aveva alcuna possibilità di sostegno governativo perché per le persone di classe media e con un impiego non sono previsti programmi di aiuto.

Quindi ha iniziato a donare il proprio plasma due volte a settimana ogni settimana. Guadagnando tra i 400 e i 500 dollari al mese. Spiega il Washington Post: “L'aumento dei costi ha scosso la sua vita da quello che le era sembrato un percorso costante. Era una madre divorziata di due figli che viveva in una casa modesta e ordinata a Slidell, un sobborgo esteso di fronte al lago Pontchartrain da New Orleans. Per la sua posizione di insegnante certificata di educazione speciale in una scuola pubblica locale percepiva 54.000 dollari all'anno, che erano sempre stati sufficienti per l'affitto mensile di 1.050 dollari e la rata dell'auto di 250 dollari.

Ma durante le ultime vacanze natalizie, Seal si è ritrovata a usare più spesso la carta di credito per pagare le bollette, aumentando il suo debito a circa 10.000 dollari.

‘La mia busta paga non era sufficiente per mantenerci in vita, ora non rimane nulla dopo aver pagato le bollette’, ha detto. ‘Ho sempre avuto un po' di avanzo alla fine del mese da usare per i vestiti o se volevamo andare a mangiare fuori. Ora non mi rimane più nulla. Ho iniziato a versare l'intero stipendio sulla carta di credito’.

Gli Stati Uniti sembrano approfittare della condizione di povertà crescente tra la popolazione per spingere le donazioni di plasma. “Due terzi delle forniture mondiali di plasma provengono dagli Stati Uniti, in parte perché il Paese consente alle aziende di pagare il plasma. L'industria della donazione statunitense, spinta dalla domanda globale, è diventata un'industria da miliardi di dollari nell'ultimo decennio. Secondo uno studio dell'Università del Michigan, le donazioni sono quadruplicate dal 2006, con 53,5 milioni di donazioni a pagamento nel 2019. Si prevede che il settore avrà un valore di 48 miliardi di dollari entro il 2025, più del doppio rispetto al 2016.

Nel 2005, negli Stati Uniti c'erano 300 centri di donazione di plasma. Nel 2020 se ne contavano più di 900, concentrati nel Sud e nel Midwest. I leader del settore hanno difeso la pratica di pagare i donatori di plasma, sostenendo che ‘incentivarli è fondamentale’ e che mantenere la pipeline di plasma è una ‘questione di vita o di morte’.

Ma l'infrastruttura che alimenta la pipeline sembra dipendere da persone in difficoltà economica. Un'analisi del 2021 dell'Università del Michigan ha rilevato ‘un chiaro legame tra l'ubicazione di un centro di plasma’ e ‘la presenza di svantaggi’, con ‘tratti di censimento caratterizzati da una maggiore povertà’ che hanno ‘maggiori probabilità di avere un centro di plasma’.

Inflazione negli USA

Abbiamo visto che l’aumento dei prezzi è stato uno dei fattori determinanti nel condurre l’insegnante 41enne a diventare una donatrice di plasma remunerata per sbarcare il lunario nella patria del capitalismo, nel paese delle opportunità come vengono descritti comunemente gli Stati Uniti dai media e dagli ambienti liberali.

L’inflazione negli Stati Uniti ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 40 anni, con un aumento dei prezzi del 7,5% rispetto a un anno fa, secondo quanto riportato dal Bureau of Labor Statistics.

L'aumento dell'indice dei prezzi al consumo (CPI) - che misura i costi di un'ampia gamma di beni - è stato il maggiore dal febbraio 1982.

Voci i cui prezzi hanno guidato l'inflazione: tabacco, motel, benzina, carne e automobili.

Gli Stati Uniti sono diventati più cari. Chi ne paga davvero il prezzo? La classe lavoratrice ovviamente come dimostra la storia agghiacciante di Christina Seal.

Viene adesso da chiedersi come mai nella patria dei ‘diritti umani’, in quello stesso paese che afferma di volerli difendere in ogni angolo del globo, anche a suon di bombe, ci siano persone costrette a dover donare il proprio sangue dietro remunerazione per poter andare avanti.

Lavorare per un giusto salario non è un diritto umano contemplato negli Stati Uniti?

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