Alberto Bradanini - Il controllo della narrazione e la (de-)formazione della coscienza umana
Dopo "La trilogia distopica: estremisti e razionali dei nostri tempi",l'ex ambasciatore Alberto Bradanini ci segnala un'altra gemma pubblicata oggi anche da La Fionda.
"Il potere non risiede in chi dispone di denaro, soldati o armamenti (tutto ciò è di risulta), ma nel controllo della narrazione", scrive Bradanini. E chi oggi controlla la narrazione dei nostri tempi si affida ad agenzie che modificano gli algoritmi di social e browser, decidendo quello che potete o non potete leggere durante la giornata.
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di Alberto Bradanini
Più si getta uno sguardo critico nelle intercapedini del potere, più si diviene consapevoli del dominio di una narrazione esterna sia alla logica che all’esperienza dell’essere umano. Più si penetra nella cupezza di tali labirinti, più si comprende che l’obiettivo di tale narrazione è la (de-)formazione della coscienza umana. Sono pochi a vantare un’esperienza personale degli eventi riverberati dalla Macchina della Propaganda. La rappresentazione del mondo e la coscienza dell’io sono percorsi fabbricati al di fuori di noi. Essi invadono la nostra mente dopo aver valicato filtri, pregiudizi, cliché cognitivi e distorsioni, lasciando sul cammino l’essenziale.
Solo la consapevolezza di tale tragedia gnoseologica consente di dischiudere qualche varco alla comprensione delle torsioni che il potere esercita su una popolazione devastata dall’alienazione.
Gli esseri umani si dimenano in una prateria di conoscenze approssimate e fantasie metafisiche su riflessi di realtà, polvere di stelle vaganti nello spazio, di cui non conosciamo che qualche bagliore. Persino chi siede in sala comando agisce sulla scorta di scarsa intelligenza del mondo, sebbene ciò non gli impedisca di applicarsi con spietata coerenza nel perseguimento di potere e ricchezze.
Per chi dirige l’orchestra è sufficiente scegliere di volta in volta l’ermeneutica megafonica più consona alla tutela dei propri privilegi, il resto è un gioco da ragazzi. Attraverso la presa sui meccanismi di persuasione, occulta o palese a seconda dei casi, la coscienza di un popolo viene modellata e posta al servizio altrui. Cosicché individui potenti, cinici e privi di umana empatia si servono di tale corredo per acquisire onori, denaro, sesso, obbedienza.
Il potere non risiede in chi dispone di denaro, soldati o armamenti (tutto ciò è di risulta), ma nel controllo della narrazione. Questa modella coscienza e azione della popolazione, rendendo cruciale la presa sui nastri cursori attraverso cui l’oligarchia fabbrica la classe di servizio: quella politica, mediatica e accademica. La finta dialettica tra correnti del Partito Unificato – prodotto di una medesima selezione – è una costruzione cosmetica. La principale attività di tali correnti è l’organizzazione dello svago televisivo o cartaceo, mentre le decisioni sono nelle mani di un inaccessibile Pilota Automatico, attraverso algoritmi che finanziano l’oggettività degli accademici, deformano o fabbricano informazioni, imprigionano giornalisti insubordinati.
Sotto la superficie, tuttavia, anche i manipolatori restano confusi, assediati da instabilità mentale e fantasmi distruttivi. Sebbene vivano una vita privilegiata rispetto al popolo dominato, combattono anch’essi contro l’ineluttabilità della loro infelice esistenza. La fonte della sofferenza, infatti, si colloca nella struttura di una società distopica, prigioniera del cupo binomio assolutismo della mercificazione e ontologia dell’immutabilità. Il primo postulato mira a rendere la persona umana una mera commodity negoziabile sul mercato, il secondo a sopprimere la tensione verso l’etica della natura e del soddisfacimento dei bisogni essenziali dell’uomo. Anche la classe dominante, dunque, resta schiava di cupe patologie, immersa in un’allucinazione di realtà, nella presunzione di conoscere gli interstizi profondi della specie umana. L’ossessione di sopprimere la libertà di prendere coscienza – con qualche eccezione che non fa differenza – mira a impedire che la resistenza giunga a massa critica, a costo della sopravvivenza del pianeta, distruzione dell’ambiente di vita o annientamento nucleare.
L’essere umano resta comunque padrone del proprio destino, può scavare dentro di sé, prendere coscienza e giungere alla radice dell’abisso devalorizzato nel quale la società viene relegata. Percorrere il sentiero della consapevolezza consente di cogliere l’insostenibilità ontologica di tale scenario, di coltivare la speranza di una graduale riemersione, di tornare liberi dal dominio della voce narrante, avviandosi verso la guarigione e la libertà.
Non sappiamo se la nostra specie riuscirà a svegliarsi dal sonno della ragione, liberandosi dalle logiche manipolatorie che ne sono la fonte. Tale obiettivo resta però alla sua portata e chiunque può contribuirvi.