Federica Vasselli: "La mia arte un ponte di amicizia tra il popolo italiano e quello russo"
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
L’arte di Federica Vasselli fa breccia nel desolante scenario di asservimento culturale e intellettuale alla retorica bellicista della propaganda di guerra occidentale. Donna, comunista e romana, Federica interpreta la propria militanza politica attraverso la tela e fa parlare di sé, in un momento storico in cui è vietato criticare la NATO e il governo di Kiev.
Chi osa si espone alle minacce da parte dei “democratici” sostenitori dell’Ucraina e rischia di finire “listato” o dossierato. Con i suoi quadri racconta senza paura la resistenza del Donbass, i suoi eroi, i suoi valori, la tragedia di un popolo che resiste da nove anni. Superando mille difficoltà ha esposto in Calabria, lo scorso agosto, a Napoli e lo scorso fine settimana a Roma, organizzata da Patria Socialista, nello storico quartiere di San Lorenzo.
A l’AntiDiplomatico ha raccontato il suo progetto, la sua genesi ed il suo fine.
L'INTERVISTA
- Mentre in Ucraina e Occidente vengono cancellate l’arte e la cultura russa, gli spettacoli, le mostre e i concerti di artisti e musicisti russi, vengono messi al bando Puskin e Dostoevsky, tu porti avanti il progetto artistico Resistenza su tela, ispirato all’Unione Sovietica e alla resistenza del Donbass. Com’è nato questo progetto e cosa ti ha ispirato?
Sono proprio queste assurdità da parte dell'Occidente che hanno fatto nascere in me il bisogno di rispondere e di resistere in qualche modo. Sento sulla mia pelle i torti che la Russia sta subendo a causa nostra e ho deciso di impegnarmi nel difendere la cultura russa, la verità, la memoria e la storia di un grande popolo. Ognuno combatte con le proprie armi: le mie armi sono i pennelli. La cultura non si tocca e i tentativi di cancellare quella russa restano insensati e irragionevoli. Nel mio piccolo continuerò a rappresentare un ponte di amicizia tra il popolo italiano e quello russo.
-Chi sono i soggetti delle tue opere?
Possono essere grandi eroi conosciuti in tutto il mondo o Compagni e amici caduti in battaglia ma ciò che sicuramente li accomuna è la Resistenza. Da qui il nome "Resistenza su tela". I miei dipinti sono un omaggio a chi Resiste.
-Qual è la reazione che ha il pubblico davanti ai tuoi quadri?
Questa è una delle mie più grandi vittorie: da quando ho dipinto Mozgovoj, Edy Ongaro, Givi, Alexis Castillo, Vadim Papura, le persone incuriosite mi chiedono di raccontargli la storia di quei volti e il significato di quei simboli e bandiere. In questo modo tramite l'arte ho l'occasione di parlargli della strage di Odessa, della guerra in Donbass, della Prizrak, del nostro Partigiano Edy. Ho sempre pensato che la mia arte dovesse interessare la materia grigia ancor più che l'estetica: la reazione del pubblico mi dice che ci sono riuscita.
-Consideri le tue opere una provocazione artistica o una forma di militanza politica?
Questo dipende dall'occhio di chi guarda. Da questa parte del mondo molti mi vedono come una provocatrice: alcuni mi hanno chiesto se i colori a olio me li compra Putin. Ovviamente ciò cambia con il mio pubblico russo: loro non vedono alcuna provocazione, mi inondano di ringraziamenti e di messaggi, mi chiedono di continuare perché per loro il fatto che un'italiana soprattutto in questo momento storico gli dia un tale supporto è fondamentale.
-Parliamo di te, chi è Federica Vasselli e come sei approdata al realismo socialista?
Ho iniziato a dipingere molti anni fa ispirandomi ai poster sovietici, prima da autodidatta, poi in Accademia di Belle Arti. Il mio primo dipinto fu il famoso poster di propaganda libraria di Rodchenko dove Lilya Brik urlava "Libri!". Col passar del tempo ho iniziato a dipingere i miei ideali politici unendo la necessità di raccontare ciò che in Italia viene censurato, a quelle che sono le mie più grandi passioni: la pittura a olio e il realismo socialista. La mia arte è un atto politico.
- Alcuni tuoi dipinti sono stati realizzati con la pittrice russa Elena Begma, in una maniera singolare: avete lavorato assieme ma “a distanza”. Com’è nata questa collaborazione e quale obiettivo vi prefissate di raggiungere?
Elena è un'artista straordinaria, una delle mie pittrici contemporanee preferite. Ci siamo conosciute a gennaio di quest'anno su Telegram dove abbiamo due canali d'arte patriottica: "@Resistenzasutela" e "@HudojnikZ". Così, mentre in Occidente provano a cancellare la cultura russa, noi abbiamo realizzato il nostro progetto internazionale che ribadisce l'amicizia tra Italia e Russia. Il nostro primo dipinto è un manifesto contro l'invio di armi. È accompagnato anche da un video che ne racconta la creazione. Lo abbiamo pubblicato il 23 febbraio 2023 in occasione del primo anno dell'Operazione Speciale. Il secondo progetto nasce per il 2 maggio, per non dimenticare la strage di Odessa. Io ho dipinto Vadim Papura, la più giovane tra le vittime, ed Elena la casa dei sindacati in fiamme. Il nostro internazionalismo artistico continuerà: siamo diventate molto amiche, ci scriviamo continuamente, chiediamo consigli l'una all'altra, c'è complicità e amicizia vera tra di noi e sono stata felicissima che sia venuta in Italia in occasione della nostra mostra a Roma.
- La vostra arte può essere vista come un ponte fra due popoli in mezzo a una guerra, ma allo stesso tempo avete ricevuto contestazioni come a Napoli. Cosa pensi dia davvero fastidio?
La verità. A loro danno fastidio la verità e la solidarietà alla Russia. A Napoli ciò che più li ha turbati per esempio è stato proprio il nostro ultimo progetto: Vadim Papura e la Casa dei Sindacati in fiamme. È stato quello più preso di mira perché il 2 maggio 2014 fu l'inizio di tutto e chi conosce gli eventi di Odessa non può che essere in una posizione di opposizione rispetto al criminale governo di Kiev.
- Hai ricevuto minacce?
Ovviamente il clima è molto teso e ostile. Complice soprattutto il fatto che in Italia dall'anno scorso sono arrivati moltissimi sostenitori del governo di Kiev. La mostra di Napoli ne è stata un esempio sotto gli occhi di tutti: chiunque li ha sentiti sbraitare agitando le loro bandiere. Urlavano frasi come "Dovete morire, bruceremo i vostri quadri". Il modus operandi è sempre lo stesso: per loro bruciare libri e quadri non è una novità. Non bisogna sottovalutare né la loro violenza verbale né il loro fare aggressivo ma allo stesso tempo non dobbiamo farci intimorire. È per questo che pretendo sempre un servizio d'ordine per proteggere i visitatori delle mie mostre ma allo stesso tempo non mi fermo e continuo a raccontare la verità tramite la mia arte.
- Cosa rispondi a chi ti accusa di essere “putinista” o “propagandista”?
Che hanno ragione.